PROCESSO “ASSEDIO”, I PENTITI: “SE NON VOLEVA FORNITI, AD APRILIA NON SI MUOVEVA UNA MOSCA”

Renato Pugliese e Agostino Riccardo
Renato Pugliese e Agostino Riccardo, i collaboratori di giustizia, ex affiliati del clan Di Silvio: le loro dichiarazioni sono state dirimenti per l'operazione eseguita dalla Squadra Mobile di Latina e coordinata dalla DDA di Roma "Alba Pontina" (poi scaturita nel processo omonimo). L'indagine è stata condotta dai pm Spinelli, De Lazzaro e Zuin

Mafia apriliana, prosegue il processo presso il Tribunale di Latina riguardante il sodalizio criminale di Forniti e le infiltrazioni mafiose nel Comune

È ripreso il processo, dinanzi al secondo collegio del Tribunale di Latina, composto dalla terna di giudici Nadile-Zani-Trapuzzano Molinaro, derivante dall’imponente operazione di DDA, DIA, Carabinieri e Polizia di Stato denominata “Assedio” che ha portato al commissariamento per infiltrazione mafiosa del Comune di Aprilia. Parti civili, oltreché all’ente comunale, difeso dall’avvocato Massimo Sesselego, l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”, difesa dall’avvocato Benedetta Manasseri, l’associazione “Rete di Giustizia. Il Sociale contro le mafie”, assistita dall’avvocato Fabio Federici e, infine, Libera, difesa dagli avvocati Vincenza Rando e Demetrio Villani. A rappresentare l’accusa il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Alessandro Picchi. Oggi, 21 ottobre, per la prima volta dall’inizio del processo, era presenta anche l’ex sndaco di Aprilia, imputato, Lanfranco Principi.

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Sono 19 gli imputati – mancando Patrizio Forniti e la moglie Monica Montenero ancora latitanti dal luglio 2024 quando scattarono gli arresti – che devono affrontare il processo, a cominciare dall’ex sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi. Tra di loro anche Luca De Luca, considerato una figura perno della malavita pontina e, dalla DDA, braccio destro di Patrizio Forniti per il quale, essendo latitante, si procede separatamente così come per la moglie Monica Montenero e Luigi Morra.

Tra gli imputati anche l’imprenditore di Latina, Antonio Fusco, a cui viene contestata l’usura ma anche l’associazione mafiosa, e Sergio Gangemi, l’uomo vicino alla ‘ndrangheta di Reggio Calabria e molto attivo, da anni, in diversi campi di interesse, tra Aprilia, Latina e Roma. Quest’ultimo, però, insieme ai co-imputati Gianluca Vinci e Gianluca Mangiapelo, sarà giudicato col rito abbreviato.

A giudizio anche l’imprenditore apriliano Marco Antolini, Ivan Casentini (nipote del boss Forniti), Antonino Ziino, Nabil Salami, Yesenia Forniti, Riccardo detto Roberto Venditti (del bar la Primula), Sergio Gangemi, Simone Amarilli, Sergio Caddeo, Massimo Picone, Matteo Aitoro, Gianluca Micheli, Gianluca Ambrosini e Giulia De Rosa. Accusati di associazione mafiosa Luca De Luca, Marco Antolini, Invan Casentini, Antonino Ziino, Nabil Salami, Yesenia Forniti, Riccardo Venditti, oltreché a Patrizio Forniti, Monica Montenero e Maurizio Dei Giudici. Dovrà rispondere del reato del 416bis, anche l’ex primo cittadino Lanfranco Principi. Nel decreto di giudizio immediato, il Gip Patrone ricorda perché, specificando che i fatti a lui contestati vanno dal 2018 fino al luglio 2024 quando è stato arrestato.

Oggi, 21 ottobre, era stato chiamato a testimoniare anche l’ex dirigente del Latina Calcio (in epoca Maietta), Davide Lemma il quale – secondo quanto confermato anche dall’investigatrice della Dia ascoltata lo scorso 3 ottobre in aula -, minacciato dal clan Travali, si rivolse a Sergio Gangemi che, a sua volta lo mise in contatto con Patrizio Forniti. Alla fine ci sarebbe stato un accordo: non più minacce a Lemma e, al contempo, Forniti diventò fornitore di droga del clan di origine rom Travali/Di Silvio. Lemma, però, ha giustificato e non è stato presente in aula.

Dei fatti inerenti a Lemma sono stati i due collaboratori di giustizia Agostino Riccardo e Renato Pugliese a riferire agli investigatori. Entrambi, ex affiliati ai clan Travali e Di Silvio (sponda retta da Armando detto “Lallà), processati, condannati e ritenuti attendibili dalla giustizia italiana, sono stati esaminati oggi dal pubblico ministero della DDA di Roma, Alessandro Picchi, e contro-esaminati dal nutrito collegio difensivo nutrito collegio difensivo composto dagli avvocati Giuseppe Cincioni, Massimo Biffa, Francesco Mercadante, Oreste Palmieri, Donato Felline, Pietro Pomanti, Gianluca La Penna, Fabrizio D’Amico, Gianluca Tognozzi, Andrea Barbesin, Emilio Siviero, Gianluca Agostini, Pierpaolo Dell’Anno e Francesco Vasaturo.

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A parlare per primo è Renato Pugliese, collegato dal sito riservato, pur eccependo le difese la mancanza delle trascrizioni dei verbali sia del medesimo Pugliese che di Riccardo. Dopo aver ripercorso brevemente il suo vissuto criminale tra estorsioni e droga (anche un arresto per omicidio), il figlio di Costantino “Cha Cha” Di Silvio, già testimone in svariati processi per mafia in cui è stato riconosciuto attendibile, ha spiegato gli affari criminali di Aprilia dal suo punto di vista. Il primo ad essere citato è Cristian Battello, pusher legato ad Angelo Travali, processato nel maxi procedimento antimafia “Reset”.

Pugliese ammette di non aver mai partecipato ad affari criminali ad Aprilia (“non era il mio ambito”), sebbene abbia conosciuto diversi personaggi. “Ricordo che Fabio Ficaccio (nda: figlio del proprietario dell’azienda Innova, società appaltatrice per auto pubbliche), un ragazzo di Latina, avendo un debito di 20mila euro con Alessandro Agresti, si rivolse a Sergio Gangemi che lo estinse. Si trattava di un assegno scoperto. La cosa mi sembrava strana perché era ricco, ma seppi che era finito in mano a persone che lo avevano messo in difficoltà. Come detto, si rivolse a Gangemi che sapevo essere di caratura criminale. Andammo io e Agresti alla Speed 2.0 di Gangemi che ci saldò il debito con un’auto Audi A1 e una differenza in soldi. Ci fece capire che Ficaccio era sotto la sua tutela”.

Pugliese parla anche di Davide Lemma: “Me lo presentò mio padre. Avevo un bel rapporto, fece entrare la mia ragazza a lavorare nel supermercato. Mi faceva entrare allo stadio perché era dirigente al Latina Calcio. So tramite Agostino Riccardo che era stata fatta una richiesta estorsiva di 50mila euro a lui da parte di Angelo Travali e Francesco Viola. Tramite Antonio Fusco, Lemma si rivolse a Sergio Gangemi e si rivolsero a Patrizio Forniti. Lo conoscevo per fama. Forniti chiamò Travali e gli disse di lasciare stare Lemma. All’inizio però ci fu una discussione e Forniti era disposto a uccidere Angelo Travali (mancò di rispetto dicendo che di Forniti “non gliene fregava un cazzo”), tramite alcuni albanesi pronti a partire con il T-Max e sparargli: quel giorno Travali doveva morire. Angelo spesso sottovalutava il peso criminale delle persone e Forniti era un boss che se lo metteva in tasca”.

“Fu necessario l’intervento del padre biologico dello stesso Travali, Ermanno D’Arienzo (nda: noto criminale di Latina) che riuscì a stoppare tutto. Solo grazie al suo intervento, Angelo Travali si salvò. Alla fine Forniti divenne fornitore di droga di Angelo Travali, dopo la pace agevolata da D’Arienzo, criminale di peso degli anni Novanta che godeva del rispetto degli ambienti criminali pontini. Ci fu una riunione e un’alleanza tra di Forniti e Travali in cui sancirono il patto di rifornimento di droga per il clan di Angelo. Gli affari andarono avanti fino all’arresto di Angelo Travali che dava migliaia di euro a settimana a Formini, dopodiché so che si era accumulato un debito di droga verso Forniti di 200mila euro”.

Non solo Forniti, che Pugliese ammette di non aver mai visto di persona. “Io conoscevo bene Antonio Fusco (nda: imputato nel processo) e lo chiamavo Marcello. Aveva un bar, lo 0773, e mi dava soldi sia per me che per mio padre che stava in carcere. Fusco aveva rapporti con Forniti e mi diceva: “Comportati bene e un giorno di presenterò Forniti così prenderai la droga da lui”. La cosa più importate era di tenere un profilo basso perché non voleva esporsi”.

Il pentito ha spiegato di aver conosciuto Alessandro Carboni detto “Berlusconi” che si trovava spesso con Gangemi ed era un venditore di auto: “Angelo Travali gli chiedeva dei favori. Carboni conosceva anche Gianluca Ciprina, il narcotrafficante internazionale”.

Dopo l’escussione di Pugliese, è il turno di Agostino Riccardo che, per prassi, ha descritto in breve la sua storia criminale. Riccardo, come suo solito, è netto: “Ad Aprilia, comandavano Patrizio Forniti, Maurizio Del Giudice detto “Cocomero”, Ivan Casentini e Sergio Gangemi. Ricordo anche Nino Montenero, era parente di Patrizio Forniti che, però, si muoveva su livelli più alti. Gangemi, che era compare con Forniti tipo “pappa e ciccia”, è un pezzo da novanta legato alla ‘ndrangheta, è specializzato nel narcotraffico e nel riciclaggio. Io l’ho conosciuto mentre stava commettendo usure ed estorsioni ai danni di imprenditori di Torvajanica, alcuni costruttori sotto strozzi. Io e Angelo Travali ci prendemmo una valigia di Rolex recuperata da questi imprenditori. Gangemi era amico di Simone Di Marcantonio suo prestanome, di Alessandro Carboni detto “Berlusconi” e ci fece conoscere anche Tony Nicoletti, il figlio del cassiere della Banda della Magliana”. Anche Agostino Riccardo conferma la vicenda di Ficaccio: “Intervenimmo perché aveva preso un Porsche Carrera e doveva una cifra importante, circa 100mila euro a Gangemi”.

Per quanto riguarda l’estorsione contro Lemma da parte di Angelo Travali e Francesco Viola, Agostino Riccardo ricorda che l’imprenditore si rivolse ad Antonio Fusco: “Lemma fu nascosto ad Aprilia tramite Fusco e Gangemi. Fusco lo conosco bene e so quello che fa: l’ho conosciuto perché frequentava il bar Cifra ed era amico di molti criminali, oltreché a dire di essere amico di un membro dei servizi segreti. Posso dire tutto di lui”.

“Quando Lemma passò sotto protezione da Forniti, quest’ultimo si recò da Ermanno D’Arienzo per placare Angelo Travali. Ci fissò un appuntamento al ristorante di Latina, Il Focarile, controllato da Gangemi e Forniti, e noi andammo lì sulla Bentley di Fusco. In quel ristorante ci furono consegnati 10mila euro per lil disturbo e Forniti disse a Travali che poteva entrare nel mercato della droga. Da lì, alla fine del 2014, iniziammo ad acquistare decine e decine di chili da Forniti che era uscito dal carcere in Francia da poco: ci incontravamo a Borgo Montello dove ci portava la droga il nipote di Nicola Foschino o ad Aprilia. Prendevamo cocaina. Lui era un mammasantissima. Fu lo stesso D’Arienzo a dirmi che Forniti era un criminale spietato, ultra-milionario che ci sapeva fare, con carisma”.

Il pubblico ministero gli chiede di entrare nel dettaglio degli affari della droga: “Forniti riforniva Alessandro Radicioli e Tiziano Marchionne. Dopo l’omicidio di questi due, Gianluca Ciprian e Fabio Nalin presero il controllo del narcotraffico. Noi però sapevamo che il capo dei capi, legato alla ndrangheta, era Patrizio Forniti. Noi sapevamo chi era e quando nel 2014 abbiamo preso il contatto con lui, avevamo la fornitura con quello più importante. Prendevamo circa 10-15 chili di droga al mese”.

Agostino Riccardo spiega di aver conosciuto anche il nipote di Patrizio Forniti, Ivan Casentini: “L’ho conosciuto in un bar situato a circa 200 metri da Aprila, dove ci recavamo con Travali per portare i soldi e pagare la droga a Forniti. C’erano criminali pontini e romani. Noi davamo i soldi e Casentini stava sempre lì con lo zio. Il denaro lo contavano con le macchine contasoldi. Il proprietario del bar ci mandava in questa stanza dove non ci vedeva nessuno, c’erano delle porte scorrevoli. Era tipo un Mcdrive”. Il pentito ricorda anche di Luca De Luca: “Non lo conosco personalmente, ma so che è legato a queste persone di Aprilia. So anche chi è Nabil Salami, sta insieme alla figlia di Forniti. Si occupava di spaccio con il suocero”.

Di particolare interesse per il pubblico ministero è ricordare la vicenda in cui il figlio di Nino Montenero diede la droga ad un affiliato di Travali: “Dimitri Montenero detto Pannocchia cedette la droga a chi non doveva cederla. Se qualcuno cedeva droga a un uomo del clan Travali di Latina si creavano problemi. Angelo Travali minacciò Pannocchia quando andammo armati a casa di quest’ultimo. Si sarebbe dovuto sparare, poi le conoscenze tra Nino Montenero e Ermanno D’Arienzo placarono la vicenda”. Anche Forniti intervenne: “Patrizio Forniti intervenne e diede uno schiaffo a Montenero. Quando interveniva lui, bisognava fare un passo indietro”. Secondo il collaboratore: “Se non voleva Forniti, ad Aprilia non si muoveva una mosca. Aveva contatti con la politica e se voleva decideva tutto lui. Come a Latina con il clan Di Silvio: decidevamo tutto noi”. Il processo riprende il prossimo 7 novembre con altri testimoni dell’accusa, tra cui il militare dell’Arma firmatario dell’informativa finale.

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IL PROCESSO – A febbraio 2025, è stato stabilito il giudizio immediato per tutti colori i quali sono stati raggiunti, lo scorso luglio 2024, dalle misure restrittive più gravi: carcere e domiciliari. È stata questa la decisione del giudice per le indagini preliminari Francesco Patrone che ha accolto la richiesta presentata alla fine dello scorso anno dai sostituti procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Luigia Spinelli e Francesco Cascini. Come noto, si tratta del processo che scaturisce dall’operazione denominata “Assedio” che, nella provincia di Latina, ha terremotato l’amministrazione comunale di Aprilia, arrivando a contestare l’associazione mafiosa al gruppo autoctono retto dal boss Patrizio Forniti e interessando l’ex sindaco Principi, accusato di reati aggravati dal 416bis.

“Nella sua qualità di Vicesindaco del comune di Aprilia, con deleghe al Bilancio, Finanza e Tributi, Rapporti con le aziende e gli enti derivati, Affari Generali ed Amministrativi, Personale, Servizi demografici, inforrnato del pervenimento di una richiesta di costituzione di parte civile del Comune di Aprilia presentata dalle associazioni “Reti di Giustizia” e “La frusta politica” – scrive il Gip Patrone – nel procedimento nr. 23829/’17 RGNR che vedeva imputati davanti al Tribunale di Velletri i fratelli Gangemi Sergio e Giampiero nonché Forniti Patrizio, contribuiva al rafforzamento dell’associazione di stampo mafioso capeggiata da Patrizio Forniti inducendo il Sindaco Antonio Terra a rinunciare alla richiesta di costituzione di parte civile con le frasi “noi non ci costituiamo per un cazzo, questa è una vicenda privata che a noi non ci riguarda”; “ehi, fermati…”, gli ho detto “stai buono, non ti inventare un cazzo”, ho detto “è ii Capo dei Capi gli ho detto io” ed altresì intervenendo presso Omar Ruberti, consigliere comunale di Aprilia e presidente della Commissione Bilancio, Tributi e Affari Generali, che doveva pronunciarsi sull’istanza, con le seguenti frasi “l’ultimo che ti ho delta è il “Capo dei Capi”, ma è cattivo, cattivo per dire cattivo, e facendo riferimento a possibili vendette o rappresaglie da parte loro: “Ma questi personaggi già sanno che questi hanno fatto queste cose che è…no? E stanno aspettando che facciamo qualche mossa, allora dico”. E infine con argomenti di analogo tenore nei confronti di singoli consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione così che la predetta commissione comunale respingeva la richiesta avanzata dalle associazioni di costituzione di parte civile. Contributo al sodalizio del quale informava, in corso d’opera, il capo clan Patrizio Forniti ed i sodali Luca De Luca, Luigi Morra, Ivan Casentini e Maurizio Dei Giudici, direttamente o per il tramite di Luigino Benvenuti”.

Principi, inoltre, “contribuiva al rafforzamento e al consolidamento dell’associazione di stampo mafioso, anche in adempimento del patto di scambio politico mafioso tramite: l’affidamento diretto il 13 novembre 2018 alla ditta SI.CO di Ivan Casentini, partecipe al sodalizio, del “servizio di pulizia caditoie stradali del comune di Aprilia” per l’importo di 48.678 euro; permettendo il tempestivo pagamento da parte del Comune di Aprilia delle fatture emesse dalla predetta società e dalla V&GA di Marco Antolini , partecipe al sodalizio, riguardo ai “lavori di manutenzione per interventi edili da eseguirsi su immobili comunali” per un importi a base d’asta part a 187.138,93 euro aggiudicato dalla precedente Amministrazione; assicurando il proprio sostegno per ogni bisogno e pretesa da parte dei membri della consorteria quali: l’assunzione del figlio di Marco Antolini, partecipe al sodalizio, l’autorizzazione alla installazione di video wall pubblicitari e di dispencer di acqua presso edifici pubblici da parte di ditta riconducibile a Antonino Ziino, partecipe al sodalizio, la sanatoria edilizia della casa abusiva di Luigi Morra, partecipe al sodalizio, la destinazione di un immobile in agro di Campoverde di Aprilia denominato ex farmaceutica acquisito da Antonio Fusco, Fabrizio e Marco Antolini, quest’ultimo partecipe al sodalizio, la partecipazione ai lavori per la costruzione dei parcheggi pubblici di Aprilia ed altri lavori edili appaltati dal comune di Aprilia alle ditte facenti capo a Marco Antolini, Ivan Casentini, tutti partecipi al sodalizio, sebbene accadimenti non verificatisi ad Aprilia dal mese di marzo 2018 e in data antecedente e prossima sino at mese di luglio 2024″.

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