PONZA, IL GIORNO DOPO L’ESPLOSIONE

Scritto e a cura di Orazio Ruggieri

Si coglie ancora ieri, in maniera dolorosamente intensa, tra la gente,  la reazione al dramma che si è consumato il giorno prima a Ponza, dove due amici personali, uno, armatore del peschereccio sul quale si è verificato l’incidente, l’altro, lo sfortunato tecnico di elettrodomestici industriali rimasto investito dalla fiammata alta – così racconta la gente – anche venti metri, hanno rischiato di perdere la vita per una fuga di gas che ha preso fuoco per causa ancora al vaglio della Guardia Costiera che conduce le indagini.

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E mentre dall’ospedale dei grandi ustionati, il Sant’Eugenio di Roma, giungono notizie che scongiurano il rischio della vita per i due, viene pure fatto sapere che la prognosi è ancora riservata e che il periodo di guarigione sarà piuttosto lungo.

In questo clima di attesa,  amici, colleghi e conoscenti stanno scrivendo pagine di ammirevole vicinanza ai congiunti dei due, feriti in maniera intensamente diversa, ma umanamente accomunati nella sofferenza dei rispettivi parenti, tra i quali la moglie e il figlioletto di Maurizio Morlè, il tecnico che stava riattivando la funzionalità della cella frigorifera industriale del peschereccio e che è rimasto ferito in maniera più grave rispetto all’armatore dell’imbarcazione, Mattia Coppa.

E gli inquirenti non stanno tralasciando alcun minimo particolare per addivenire alla causa scatenante del rogo che solo per un puro miracolo non ha coinvolto le barche ormeggiate al fianco della “Madonna delle rupe rosse” che era collocata nella prima delle cinque file di imbarcazioni all’interno del molo. In questo triste scenario di dolore e di apprensione, ha colpito l’animo di chi è venuto a saperlo, il gesto coraggioso, quasi epico, del proprietario del peschereccio. Mentre  Morlè stava lavorando sotto coperta, Coppa se ne stava fuori dello spazio interno anche per non arrecare nocumento al lavoro dell’amico.

Al momento della deflagrazione, avendo visto Maurizio trasformarsi in una torcia umana, con grande sprezzo del rischio, si è tuffato in mezzo al fuoco, ha abbrancato il tecnico e, con lui stretto a sé, si sono gettati in acqua. La testimonianza di questo particolare di grande umanitaria si è avuta all’indomani della giornata del dramma, attestando ancora di più i sentimenti di profonda amicizia tra i due conterranei che un momento tanto sinistro stava per trasformare in vittime di un’apocalisse che ha segnato la serenità di un’isola scelta dai turisti per cercare quello svago capace di fugare i cattivi pensieri che già assillano tanto la quotidianità di ognuno di noi.

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