Impianto biometano in località Mesa di Pontinia: in corso la valutazione di impatto ambientale da parte della Regione Lazio, la società risponde al Comune
Come noto, il progetto è stato presentato lo scorso novembre 2021 dalla società portoghese Pan-Eco Iberica-Energias Renovaveis, il cui titolare rappresentate è un uomo originario della provincia di Cuneo. Si parla di un Impianto per il recupero della frazione organica dei rifiuti e dei liquami bufalini finalizzato alla produzione di biometano, con una capacità superiore a lavorare 100 tonnellate al giorno tramite incenerimento o diverso trattamento. Sorgerà per l’esattezza in viaAppia, Km 86,150. Nel momento storico che si vive, con la crisi delle importazioni del gas russo, gli impianti di questo tipo vengono sponsorizzati persino sul primo Tg nazionale.
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Ecco perché il dibattito sugli impianti biogas/biometano è ancora più di attualità.
In merito al progetto della Paneco, sono arrivate le osservazioni, con i conseguenti botta e risposta sulla bontà o meno della realizzazione dell’impianto sul sito dismesso dell’ex Mira Lanza in località Mesa sull’Appia. Alta è l’attenzione tanto è che è già nato un comitato spontaneo di cittadini, insieme al con il comitato Salute e Ambiente di Pontinia, che hanno svolto un incontro pubblico per informare sul progetto della società portoghese.
Lo scorso 25 marzo – come ricorda il tecnico esperto in temi ambientali Giorgio Libralato – la società ha risposto alle osservazioni del comune di Pontinia presentate entro il 2 marzo, la data di scadenza per inviare osservazioni in merito alla valutazione di impatto ambientale. La società proponente ha depositato una relazione integrativa sulle disposizioni urbanistiche e sui quantitativi di produzione da FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano), proprio in ragione delle richieste di integrazione trasmesse alla medesima Paneco Iberica Lda dal Comune di Pontinia Settore Urbanistica.
Uno dei punti sollevati dal Comune di Pontinia è che nella zona dell’ex Mira Lanza è consentito lo svolgimento di un’altra attività industriale purché essa sia strettamente funzionale all’attività preesistente. È ammessa – spiegava il Comune – la riconversione delle attività attualmente esistenti purché essa avvenga con attività aventi le stesse caratteristiche per quanto riguarda i fattori dell’inquinamento.
La società portoghese ha risposto in merito sostenendo che l’attività di valorizzazione energetica di FORSU e Liquami/Letami bufalini sarà realizzata su area in cui era operante la società Mira Lanza dismessa alla fine degli anni ’80. Considerato quindi – si legge nella risposta della società – che l’area è dismessa da circa 32 anni, e che il potenziale inquinamento di un’azienda che utilizza miscele di sostanze chimiche per la produzione di saponi è nettamente maggiore rispetto ad un impianto per il trattamento della FORSU il cui impatto più significativo è l’odore, si ritiene compatibile l’intervento con le indicazioni delle NTA comunali.
Sul lato urbanistico, il Comune di Pontina aveva avanzato l’obiezione che nell’area di realizzazione (zona D, sottozona D3) devono essere rispettati i parametri edilizi (superficie massima copribile, cubatura massima, altezza degli edifici, ecc.) riportati nelle norme tecniche d’attuazione del Piano Regolatore vigente. “Si ritiene necessario – scriveva il Comune di Pontinia – acquisire documentazione progettuale in cui sia evidenziato il rispetto di quanto stabilito”.
Al che la società ha risposto elencando i parametri urbanistici edilizi che normano la sottozona D3 e che riguardano lo sviluppo del progetto pensato dal Dottor Claudio Orsi. Tanto per cominciare, secondo quanto riportato dal privato, la superficie totale del sito corrisponde a 99.819,66 mq mentre le superfici coperte dall’impianto corrispondono a 18.738,31 mq. L’indice di 1/3 viene quindi rispettato, in quanto la superficie massima coperta non deve essere superiore a quel rapporto in relazione all’intero lotto.
Parametri che, secondo la società, vengono rispettati anche per quanto riguarda le volumetrie. La superficie massima consentita non deve superare l’indice 3,5 mc/mq, comprendendo anche i volumi esistenti. Nel caso del progetto, la volumetria totale degli edifici corrisponde a 251.007,8 mc mentre la superficie del sito corrisponde
a 99.819,66 mq. L’indice dei 3,5 mc/mq verrebbe rispettato.
Stessa musica anche sulla questione delle altezze degli edifici realizzandi. I capannoni di ricezione Forsu – sostiene la società – di altezza pari a 14,3 metri rientrerebbero nella realizzazione di magazzini e depositi necessari per lo svolgimento dell’attività; per tale ragione si ritiene rispetta. I Digestori di altezza pari a 15 metri rientrerebbero anch’essi nell’esclusione di silos serbatoi, ecc. Per quanto riguarda gli Uffici Direzionali, si tratta di un recupero restaurativo di edifici esistenti e abbandonati della Ex Mira Lanza, realizzati precedentemente all’approvazione del Piano Regolatore di riferimento. Si rimette la decisione al Comune – conclude la società – se portare questi edifici ad altezza consentita oppure avvantaggiare il restauro conservativo.
Per quanto riguarda il bacino di utenza, la società spiega che “sono stati verificati i dati relativi alla raccolta rifiuti organici con la potenzialità/reale trattamento degli impianti esistenti e riportati a scenari ipotizzabili all’entrata in funzione dell’impianto”. Nel 2020, secondo al ricostruzione fornita dalla società, a fronte di una produzione di Forsu di 530.000 tonnellate circa, gli impianti presenti e operativi nelle tre province di Frosinone, Roma e Latina sono stati in grado di trattare solo il 18,8% della produzione di rifiuti. Nell’ipotesi che nei prossimi tre anni si raggiunga l’obiettivo previsto dal Piano Regionale dei Rifiuti di raggiungere quota 70% di raccolta differenziata, restando invariata la popolazione residente, viene stimata una produzione di Forsu pro-capite di circa 139,88 chili per abitante, che significa un incremento di circa 210.000 tonnellate.
Il surplus, secondo la Paneco, rispetto all’attuale situazione sarebbe già sufficiente a coprire il fabbisogno dell’impianto, anche nel caso in cui entrassero a piena potenza sia gli impianti attualmente operativi che quelli in progetto.
Infine, per i liquami/letami bufalini, il quantitativo del territorio risulta alla società ampiamente superiore alla capacità ricettiva degli otto impianti a biogas presenti nell’area pontina (dati estrapolati dal registro del Ministero della Sanità “Sanco”), pur ammettendo che la consistenza di allevamento intensivo è diminuita e sostenendo che risulta aumentata la quota “non indicata”.
La Paneco – conclude la relazione integrativa – accoglierà i quantitativi di liquami e letami che per cause di forza maggiore non potranno essere destinati agli impianti esistenti (fermi impianto per manutenzione, ecc.) oppure non potranno essere utilizzati direttamente in agricoltura a scopo ammendante (periodi di divieto spandimento, forti piogge, ecc.) fungendo così da polmone di emergenza per gli allevamenti.
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