PONTE MORANDI, ANCHE UN FURGONE CON 900 CHILI DI HASHISH. “ERA FERMO A LATINA, LA ‘NDRANGHETA TENTÒ DI RECUPERARLO”

Ponte Morandi
Ponte Morandi

C’è anche Latina in un risvolto clamoroso nella maxi operazione anti-ndrangheta che ieri ha portato a decine di arresti in tutta Italia

Nel crollo del Ponte Morandi di Genova, avvenuto il 14 agosto 2018, c’era anche un camion con quasi una tonnellata di hashish: 900 chili di droga che la ‘ndrangheta dei Bellocco cercò di recuperare dal momento che il contenuto poteva fruttare oltre 3 milioni di euro.

La circostanza choc, connessa alla tragedia del Polcevera, emerge da un dialogo fra malavitosi intercettato dai Carabinieri Ros di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione antimafia “Blu Notte” che ieri, 14 dicembre, ha fatto scattare scattare 48 arresti di personaggi di vertice o comunque legati ai clan di ‘ndrangheta e persino al clan rom Spada di Ostia.

È Francesco Benito Palaia, 49 anni, boss del clan Bellocco di Rosarno, a dare conto della situazione che si era creata mentre parla con Rosario Caminiti, un suo uomo di fiducia.

“Nel discutere dei futuri traffici di stupefacente Palaia faceva riferimento a un cargo frigo imbottito di hashish e rimasto coinvolto nel triste evento del crollo del ponte Morandi. Una partita destinata a dei malavitosi campani”, scrive il Giudice per le indagini preliminari Vincenza Bellini.

Ed è sempre in tale circostanza che viene citata la città di Latina. Palaia, infatti, si era messo in testa con il suo clan di recuperare il carico di droga in realtà destinato a personaggi della malavita campana.

“Allora, quando è crollato il ponte Morandi – spiega Palaia a Caminiti intercettati dai Ros -, se tu vai al primo video, è caduto un furgone. È un euro cargo giallo, lo vedi benissimo perché è giallo, con una cella frigorifera. Hanno detto che l’avevano confiscato ma ora lo hanno spostato da Latina a Frosinone e c’è la possibilità di andarlo a prendere. Ci vuole un carrellone e lo porto direttamente in Calabria”. Il furgone, a quanto si apprende, sarebbe stato in una rimessa dell’Aci a Latina.

Sarebbero stati, a quanto dice Palaia, i clan di camorra tra Scampia e Secondigliano a proporgli di recuperare il carico contenuto nel furgone, pensando che i destinatari l’avessero ormai data per persa considerato la tragedia di più di quattro anni fa. In cambio del recupero, una spartizione al 50% della sostanza stupefacente.

Palaia, infatti, affiliato ai Bellocco, sarebbe stato utile in quanto aveva conoscenze nel settore del recupero dei rottami. “Ora sto aspettando solo la telefonata per dirmi quando si deve ritirare”, dice Palaia intercettato.

E l’uomo stava già architettando il recupero della droga, così come si legge in alcune intercettazioni riportate da “Il Fatto Quotidiano” e altri giornali. “Ora io che sto facendo, siccome c’è un amico mio là dei Castelli Romani, che ha i pullman lui che fa le scuole, e ha un carrellone quello con la buca”. La cella-frigo, spiega Palaia, è “deformata” e Caminiti puntualizza: “Che non si apre durante il trasporto…”. Perché a quel punto, sottolinea, “ti sei giocato tutto e ti hanno arrestato”. Palaia quindi racconta di aver pensato a un possibile piano, cioè “fasciare” il camion e rafforzare l’imbragatura ogni 200-250 chilometri così da essere certi che la cella rimanga chiusa. “Ora sto aspettando solo la telefonata per dirmi quando si deve ritirare e arriva tutto questo”. Se il carico di droga sia stato recuperato o meno rimane un mistero.

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