PONTE MASCARELLO, LA PROTESTA: “VERGOGNA PER ANNI DI PROMESSE TRADITE. SOGIN CHIEDA SCUSA”

L’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ha organizzato la manifestazione per protestare contro la chiusura del Ponte Mascarello

Buona partecipazione per la manifestazione organizzata dall’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada che ha invitato tutti i cittadini a partecipare alla manifestazione pubblica che si è tenuto ieri, sabato 13 dicembre 2025, alle ore 10:00. Si è partiti da Piazza dei Navigatori (Foce Verde) lungo Via Valmontorio verso il Ponte Mascarello. Corteo a piedi con occupazione di una sola corsia stradale.

Il Ponte Mascarello è chiuso da 7 anni, causando gravi disagi quotidiani per i cittadini. Danni economici alle attività locali e isolamento del territorio costiero. L’Accordo del 2021 tra Regione Lazio, Comune di Latina e SOGIN per il recupero del ponte è rimasto lettera morta.

I partecipanti, tra cui cittadini e commercianti dell’area, hanno puntato l’attenzione sulle ricadute economiche che ha avuto la chiusura del ponte sull’area. Diversi gli striscioni che sono stati apposti nel corso della manifestazione. Voce autorevole è stata quella di Giovanni Delle Cave, presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, nonché ristoratore del lido di Latina.

“È una vergogna non solo a livello locale, ma nazionale. Questa è una zona turistica completamente abbandonata da 16 anni. L’amministrazione comunale eve intervenire subito nei confronti di Sogin che ha sottoscritto un patto e non lo ha rispettato. Non è più tollerabile”.

Presenti alla manifestazione diversi politici, tra cui l’assessore alla Marina, Gianluca Di Cocco, che ha annunciato che la Sogin tra una settimana presenterà il progetto di riqualificazione del ponte, l’ex sindaco Damiano Coletta e il consigliere comunale di maggioranza, Renzo Scalco.

Scalco ha puntato il dito contro Sogin: “La città attende scuse formali”, mentre Coletta ha spiegato cosa fece la sua amministrazione: “Nel 2022 l’accordo tra Comune, Regione e Sogin venne confermato e si avviò la progettazione, poi bloccata dal cambio di management e amministrazione. Nostro compito è tutelare l’interesse pubblico e far rispettare gli impegni presi”.

Coletta, su Facebook, ha poi aggiunto: “Ieri mattina ho partecipato alla manifestazione sul Ponte Mascarello, organizzata dal Presidente dell’Associazione Vittime della Strada, Giovanni Delle Cave e dal coordinamento CAMP. Sono intervenuto per ricostruire i fatti e gli atti amministrativi. Su una vicenda così delicata, infatti, parlano prima di tutto i documenti.

Nel febbraio 2021, in piena emergenza Covid, viene sottoscritto un accordo ufficiale tra il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il sottoscritto – allora Sindaco di Latina – e l’Amministratore delegato di SOGIN, Emanuele Fontani. L’accordo richiamava una norma precisa: il 2% delle risorse destinate alla bonifica del sito nucleare deve essere utilizzato per opere compensative sul territorio. In quel contesto proposi di destinare tali risorse alla messa in sicurezza del Ponte Mascarello, da anni un punto critico, con evidenti problemi strutturali e di sicurezza. SOGIN presentò tre ipotesi progettuali, con livelli crescenti di complessità e di costo: da un intervento minimo fino alla soluzione più radicale, ovvero la demolizione e ricostruzione del ponte su tre campate.

La scelta non fu calata dall’alto. La proposta venne discussa in Consiglio Comunale e nel 2022 il Consiglio votò all’unanimità l’intervento più strutturale. L’impegno economico previsto – il cosiddetto 2% – era di circa 2 milioni di euro. Successivamente, pur non essendo più alla guida della città, all’inizio del 2023 il Commissario del Comune di Latina e il Commissario di SOGIN (anch’essa nel frattempo commissariata) firmarono un ulteriore atto, che richiamava l’accordo originario e avviava la fase del progetto esecutivo. Poi qualcosa si è fermato. Con il cambio dell’amministrazione comunale e del management di SOGIN, l’intero percorso si blocca. La motivazione addotta è l’aumento dei costi, passati da circa 2 a 10 milioni di euro. Su questo va fatta chiarezza: gli accordi sottoscritti e gli atti amministrativi fanno fede. Se un impegno viene assunto e poi disatteso unilateralmente, esistono certamente le vie legali, ma sappiamo tutti che sono lunghe e, nel frattempo, la città resta ferma. È qui che deve intervenire la politica. Se i costi sono realmente aumentati – come è accaduto ovunque in questi anni, dai lavori pubblici alle utenze – si individua una soluzione, anche transattiva, nell’interesse della comunità. L’aumento dei costi non può diventare un alibi per non decidere. Il Ponte Mascarello non è una bandiera politica: è sicurezza, mobilità e rispetto degli impegni presi.

E su questo continuerò a dire la mia, da cittadino e da amministratore che su quella firma ci ha messo la faccia. I fatti sono questi. E sono scritti nero su bianco. Perché l’amministrazione Celentano non esercita fino in fondo il proprio ruolo nei confronti di SOGIN? Il silenzio e l’inerzia non sono una posizione neutra: sono una scelta. Di chi?”.

Era stata l’associazione Vittime della Strada, organizzatrice della protesta, insieme ai volontari del coordinamento Camp, a chiare cosa non è funzionato in questi anni. “L’8 febbraio 2021 veniva sottoscritto l’Accordo per il recupero strutturale del ponte sul Canale Mascarello quale misura compensativa per la dismissione dell’impianto nucleare di Borgo Sabotino. Oggi, a distanza di quasi quattro anni da quella firma solenne, il ponte rimane ancora chiuso al traffico, in uno stato di totale abbandono che rappresenta una vergogna per tutte le istituzioni coinvolte. Ma la vergogna è ancora più profonda se consideriamo che il ponte è interdetto al transito da oltre 10 anni, trasformando quella che doveva essere una misura compensativa in una beffa ai danni dei cittadini di Borgo Sabotino e dell’intera comunità pontina”.

UN ACCORDO TRADITO E CITTADINI TRADITI. “L’Accordo del 2021 prevedeva chiaramente che SOGIN S.p.A. si impegnasse a realizzare il recupero strutturale del ponte con un investimento di 1,6 milioni di euro, mentre Regione Lazio e Comune di Latina assumevano l’impegno di convocare una conferenza dei servizi per il rilascio delle autorizzazioni necessarie. Dove sono finiti questi impegni solenni? Dove sono finite le promesse fatte ai cittadini?

La normativa italiana è chiara: l’articolo 2-bis della legge n. 241 del 1990 stabilisce che “le pubbliche amministrazioni sono tenute al risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell’inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento”. La giurisprudenza di legittimità ha chiarito che costituisce inadempimento grave dell’amministrazione committente la prolungata impossibilità di dare avvio ai lavori nonostante la stipula di accordi e l’assunzione di impegni formali”.

I DANNI SUBITI DALLA COLLETTIVITÀ. “Questo immobilismo criminale ha causato danni incalcolabili. isolamento territoriale: i cittadini di Borgo Sabotino sono costretti a percorsi alternativi lunghi e disagevoli per raggiungere le proprie abitazioni e attività. Danno economico: le attività commerciali e turistiche della zona hanno subito perdite enormi per la mancanza di collegamento diretto. Danno ambientale: l’aumento del traffico su percorsi alternativi ha incrementato l’inquinamento e il consumo di carburante. Danno sociale: intere famiglie sono state private del diritto fondamentale alla mobilità e all’accessibilità del proprio territorio. Perdita di fiducia nelle istituzioni: i cittadini hanno perso ogni fiducia in amministrazioni che promettono e non mantengono”.

La misura è colma. Come rappresentante di un’associazione che si batte quotidianamente per la sicurezza stradale e i diritti dei cittadini, non posso più tollerare questa situazione di totale abbandono. I cittadini di Borgo Sabotino e dell’intera provincia di Latina sono esasperati da quindici anni di promesse vuote e immobilismo istituzionale. La giurisprudenza consolidata ha stabilito che “il lunghissimo tempo trascorso, non solo dopo la stipulazione del contratto di appalto ma anche dopo la consegna dei lavori, senza che fosse consentito l’inizio effettivo dei lavori, e pure dopo l’espressa diffida, nonché la mancanza di qualsiasi valida giustificazione di tale inerzia costituiscono elementi idonei per ritenere la sussistenza di un grave inadempimento dell’Amministrazione committente”.

“È necessaria immediata convocazione della conferenza dei servizi prevista dall’Accordo del 2021, con termine perentorio di 30 giorni dalla ricezione della presente; cronoprogramma dettagliato dei lavori con date certe e non più prorogabili; nomina di un commissario straordinario ai sensi della normativa vigente per superare ogni forma di inerzia amministrativa; risarcimento dei danni subiti dalla collettività per il prolungato immobilismo; relazione pubblica sulle cause che hanno determinato questo inaccettabile ritardo di quindici anni”.

“Qualora le amministrazioni persistessero nell’inerzia, mi riservo – aveva dichiarato Delle Cave – di: promuovere azione legale per accertamento dell’obbligo di provvedere e risarcimento danni; segnalare la situazione alla Corte dei Conti per danno erariale; coinvolgere la stampa nazionale per denunciare pubblicamente questo scandalo; organizzare manifestazioni di protesta per sensibilizzare l’opinione pubblica; richiedere l’intervento del Prefetto per l’esercizio dei poteri sostitutivi. I cittadini non possono più aspettare. Le istituzioni che hanno sottoscritto quell’accordo nel 2021 hanno il dovere morale e giuridico di rispettare gli impegni assunti. Il ponte Mascarello deve essere riaperto e deve esserlo subito. La pazienza dei cittadini è finita. La credibilità delle istituzioni è azzerata”.

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