“Un potentissimo sistema di potere composto da politici, tecnici e imprenditori che gestivano gli appalti a proprio uso e consumo”. Così gli inquirenti definiscono le risultanze investigative relative all’operazione “Tiberio 2″, divenuta nota nel settembre 2018, e successiva al filone inizialmente ribattezzato “Tiberio”, e che infatti sono tutt’altro che secondarie perchè potenzialmente capaci invece di creare un vero e proprio terremoto politico e istituzionale sul territorio della Provincia di Latina. I protagonisti sono sempre gli stessi, anzitutto il 70enne Pietro Ruggieri ed il figlio Francesco, 38enne, che sono i soli attori principali della seconda fase degli avanzamenti di “Tiberio”, e il cui arresto arriva dopo la maxi operazione del comando provinciale dei carabinieri che ha portato in manette dieci persone nel gennaio del 2017, tra cui il più celebre è senz’altro l’ex presidente della Provincia di Latina e sindaco di Sperlonga Armando Cusani. Insieme a lui anche Mauro Ferrazzano, 46 anni, imprenditore di Nettuno, Isodoro Masi, 56 anni, responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Sperlonga e impiegato della Provincia, e Nicola Volpe, 46 anni, imprenditore di Priverno e allora consigliere comunale di Prossedi.
Nell’associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti ed alla corruzione ci sono anche Antonio Avellino, 47 anni, originario di Napoli, dipendente della ditta di Nettuno; Alessandra Bianchi, imprenditrice romana di 58 anni, residente ad Anzio; Domenico D’Achille, ingegnere di 60 anni, originario di Priverno, capo dell’ufficio tecnico del settore Lavori Pubblici del Comune di Priverno; Andrea Fabrizio, 48enne imprenditore di Fondi; Gianpietro De Biaggio 52 anni, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Prossedi; Massimo Pacini, 54 anni, ex dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Sperlonga.
Ma sono come detto i Ruggieri a svelare i legami con la politica e le istituzioni, buoni per comprendere tutte le ramificazioni di quello che pare l’ennesimo sistema di potere e di spartizioni di milioni di euro sul territorio pontino. Le rivelazioni delle indagini dei carabinieri che fanno parte del fascicolo della Procura di Cassino hanno già raccontato, come letto nelle scorse ore, del coinvolgimento del consigliere comunale della Lega di Formia, Antonio di Rocco, che sarebbe protagonista della corruzione da parte di Francesco Ruggieri. Secondo le intercettazioni telefoniche infatti l’imprenditore formiano avrebbe eseguito gratuitamente dei lavori edili a casa di Di Rocco per avere in cambio l’assegnazione di lavori pubblici che lo stesso Di Rocco poteva ottenere usufruendo del proprio ruolo per fare pressioni sulle stazioni appaltanti in favore delle ditte dei Ruggeri, la Dr Costruzioni e la 2 R Costruzioni. In particolare durante un’altra telefonata Ruggieri riferisce al padre di aver incontrato il sindaco di Spigno per poter ottenere quanto concordato con Di Rocco.
Allo stesso modo emergono anche due nomi eccellenti e di successo della politica pontina, ovvero quello del potentissimo senatore di Forza Italia Claudio Fazzone e quello del suo sodale e amatissimo sindaco di Gaeta Cosimino Mitrano. I quali sarebbero entrambi parte di un circuito potentissimo composto da politici, tecnici e imprenditori nella gestione degli appalti pubblici. Sarebbe questo l’inquietante scenario che viene disegnato a seguito di un colloquio tra due dei principali protagonisti di Tiberio finiti in manette, ovvero Volpe e Masi. Volpe racconta a Masi che proprio Francesco Ruggieri si sarebbe recato da “Cosimino” (Mitrano sindaco di Gaeta) chiedendo di essere “sponsorizzato” per acquisire una gara d’appalto e il sindaco di Gaeta gli avrebbe detto che la gara “era gestita direttamente da Fazzone”. E Volpe comprende bene cosa significhi quella affermazione perché la gara in questione dice Volpe: “Quella Claudio l’ha promessa a me, devo essere sincero”. E poi prosegue Volpe, riferendosi ai Ruggieri: “sono gente che si intrufola da per tutto…non sono educati”. Le parole di Volpe sono ritenute credibili e perciò gli inquirenti la definiscono una situazione “emblematica“, la stessa parola usata pure per la vicenda Di Rocco, emblematica di un sistema di raccomandazioni e promesse di affidamenti, dove ogni cosa veniva decisa dalla politica.
D’altra parte, vale la pena ricordare, che proprio a Gaeta era stato assegnato ai Ruggieri uno degli appalti finiti nel mirino degli inquirenti, dal valore di quasi 300mila euro, ovvero quello relativo alla realizzazione della palestra del liceo scientifico “Fermi” nel quartiere di Calegna. Oltre alla nuova porzione del polo scolastico “Alfredo Aspri” di Sperlonga (900mila euro), eppoi il complesso archeologico Villa Prato di Sperlonga (700mila euro), la ristrutturazione del Comune di Prossedi (230mila euro), l’affidamento del Servizio di spazzamento delle strade extraurbane del comune di Priverno (40mila euro) e il restauro dell’istituto scolastico Don Andrea Santoro di Priverno (35mila euro).