La piantagione da ottocento piante di canapa indiana a Sezze rimane a metà sequestrata. L’operazione è stata eseguita dalla Guardia di Finanza di Latina
Il sostituto procuratore di Latina, Daria Monsurrò, ha firmato sì un provvedimento di dissequestro ma almeno la metà delle piante sono ancora sottoposte ai sigilli eseguiti, nei giorni scorsi, dalla Guardia di Finanza di Latina sulla piantagione, coltivata a cielo aperto su un terreno agricolo di circa 1.200 metri quadri ubicato a Suso. Ieri, 27 ottobre, Latina Tu aveva riportato la notizia di un dissequestro completo che, in realtà, non è del tutto vera. Infatti, su 800 piante sequestrate nell’operazione eseguita dai Finanzieri, circa la metà, nel numero di 400, rimane sotto sequestro.
Secondo la Guardia di Finanza di Latina, la piantagione di canapa indiana non è adibita alla coltivazione di erba light, completamente legale, ma, misurandone i valori, la sostanza aveva un alto valore di Thc: in pratica sarebbe marijuana. Al contempo, era scattata la denuncia anche per il 30enne setino proprietario e gestore della piantagione ritenuta illegale, gravato da alcuni precedenti.
Secondo i militari e la Procura, l’elevato numero di piante di cannabis sottoposte a sequestro avrebbe consentito di realizzare un quantitativo stimato di circa 200 chili di marijuana essiccata, che al dettaglio avrebbe potuto fruttare più di un milione di euro.
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Peraltro, come nel caso di Aprilia, per cui era scattato persino l’arresto di un 40enne, vi sarebbe ormai un consolidato modus operandi: ossia i coltivatori, in diversi casi accertati, mischierebbero, previa mappatura per riconoscerne la differenza e la localizzazione, canapa light (di cui esistono svariate tipologie) e erba con i valori di Thc che la rendono meglio nota come marijuana.
Ad ogni modo, la piantagione di Suso rimane a metà sequestrata e il procedimento nei confronti del 30enne risulta tuttora aperto.