PIANO UTILIZZAZIONE ARENILI A TERRACINA, LEGAMBIENTE CONTRARIA ALLA PRE-ADOZIONE

Anna Giannetti

Legambiente Terracina, di concerto con Legambiente Lazio e Legambiente nazionale e con il supporto legale e tecnico del Centro di Azione Giuridica CEAG e della Associazione Mare Libero, si occupa da anni del demanio pubblico terracinese, anche alla luce dell’incremento significativo sul demanio terracinese di violazioni di tutte le norme poste a tutela del paesaggio e dell’ambiente marino e costiero e in violazione degli strumenti urbanistici ed edilizi generali, e ha effettuato negli anni numerose richieste di accessi agli atti concessori e alle numerose licenze suppletive, nonché sulle 4 concessioni demaniali in capo al Comune, oggi decadute, spesso oggetto di controversie con i privati affidatari. Inoltre ha aperto e condotto, negli ultimi anni, vertenze importanti in Regione Lazio relativamente al mancato rispetto delle disposizioni della Legge Regionale n. 8/2015 e del successivo Regolamento n. 19/2016 ovvero il non rispetto del 50% dell’arenile dedicato alla libera fruizione (per il 20% in ciascun ambito omogeneo), sulle carenze dei parcheggi e dei varchi di accesso ogni 300 m. e degli accessi e servizi per i disabili e gli animali di affezione, con diverse iniziative e campagne, riportate pubblicamente su stampa e Tv locali e nazionali, e con segnalazioni e denunce alla Guardia Costiera e alla Guardia di Finanza di abusi costieri, spesso finiti in sequestri e poi in processi presso il Tribunale di Latina, processi nei quali Legambiente è stata riconosciuta parte offesa dalla Procura e si è costituita parte civile.

Alla luce di quanto sopra, con una azione forte e con pochi precedenti a livello nazionale, già a febbraio 2022 Legambiente nazionale e il Circolo locale chiedeva alla Regione Lazio l’esercizio dei poteri sostitutivi e la nomina di un commissario ad acta in modo da evitare che il  Piano Utilizzazioni Arenili (PUA), strumento con il quale le Amministrazioni dei Comuni, con subdelega delle Regioni, regolano le attività turistico-ricreative sulle spiagge, che sono “pubblico demanio marittimo”, potesse diventare, in previsione delle evidenze pubbliche, una sorta di sanatoria per la vecchia e discutibile gestione del demanio marittimo, inviando una articolata e motivata lettera in Regione Lazio https://www.lanuovaecologia.it/terracina-legambiente…/ . Oggi possiamo dire che avevamo solo anticipato i tempi visto che solo pochi mesi dopo, a luglio 2022, con l’operazione “free beach”, l’Amministrazione cadeva per via giudiziaria e arrivava il Commissario Prefettizio. 

L’attuale proposta di “nuovo” PUA, adottato in via preliminare nella seduta di Consiglio Consiglio del 30 settembre 2024 con contestuale revoca del PUA precedemente pre-adottato con Delibera commissariale n.34 del 13/12/2022, è avvenuta a valle della “scellerata” presentazione e conseguente approvazione (anche da parte di alcune forze di minoranza come il PD e la lista Progetto Terracina) nel Consiglio Comunale del 27 ottobre 2023 della mozione avente per oggetto l’annullamento o revoca in autotutela del piano di utilizzazione degli arenili (PUA) preliminarmente adottato, con un unico voto contrario, ampiamente e documentatamente motivato, del Consigliere di Europa Verde Terracina, mozione poi integrata nella Deliberazione di Giunta Comunale n. 73 del 13/11/2023 e nelle successive delibere di indirizzo politico- amministrativo. Risulta evidente un potenziale rischio speculativo quando si afferma testualmente in atto pubblico:“…la gestione dell’arenile non sia limitata a una mera fruizione delle spiagge da parte degli utenti, ma coinvolga una serie articolata di servizi, che vanno dalla ristorazione (godendo appieno del pescato e dell’agricoltura locale), all’intrattenimento, all’inclusione della disabilità, all’attività sportiva, in un’ottica di sviluppo turistico e sociale della città a 360 gradi…”.

Pochi giorni prima della presentazione della mozione, il 5 ottobre 2023, eravamo stati chiamati come Legambiente Terracina in audizione in Commissione Consiliare III Demanio e successivamente avevamo fornito i nostri pareri scritti e consultabili, acquisiti a protocollo comunale, essendo stata Legambiente – nella sua articolazione regionale –  già audita in Regione Lazio sul tema, ed avendo già espresso parere positivo sul nuovo PUA regionale, approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n.9 del 26 Maggio 2021.

Questo nuovo PUA adottato in via preliminare nella seduta di Consiglio Consiglio del 30 settembre 2024 e presentato in Commissione III Demanio il 24 settembre scorso non è stato oggetto di un processo partecipativo, non essendo stata organizzata una presentazione pubblica per raccogliere idee, osservazioni, suggerimenti (a differenza del PUA predisposto in epoca commissariale che era stato presentato il  23 novembre 2022 a tutti i cittadini, le categorie e le associazioni (alla quale Legambiente aveva partecipato e contribuito)). Questo fatto per noi rappresenta un vulnus democratico che verrà sicuramente segnalato in tutte le sedi competenti. 

Nel merito, nonostante registriamo alcuni passi avanti per la gestione dell’accessibilità per i disabili motori e sensoriali e degli animali di affezione, che finalmente avranno i loro spazi (ovviamente solo se gestiti dal privato, anche se su questo si è tornati indietro nella lunga seduta di Commissione e si prevede anche la gestione da parte delle associazioni) si ravvisano diverse gravi criticità nelle prescrizioni del PUA, anche grazie alla lacunosa normativa regionale e ad un PUAR che detta solo linee di indirizzo lasciando ampia discrezionalità amministrativa ai Comuni e di conseguenza alle maggioranze elette, che gestiscono le loro locali clientele elettorali, e in particolare:

–  una distribuzione di stabilimenti, esercizi di ristorazione, spiagge libere e spiagge libere con servizi poco rispondente al principio di “equa ripartizione” contenuto nella normativa regionale e la dislocazione che continua ad essere penalizzante delle spiagge libere, erose, per lo più lontane dal centro abitato, collocate nelle zone più inaccessibili e impervie, e sacrificate a fare da divisorio degli stabilimenti, con la funzione principale di aprire dei “corridoi” di accesso alla battigia. Le spiagge libere e le spiagge libere con servizi (dove è possibile invece affittare le attrezzature e accedere al punto ristoro) occuperebbero, considerando l’erosione, una lunghezza del litorale molto inferiore al 50% fissato dalla legge e dal Regolamento, e la situazione sarebbe ancora peggiore se andassimo a a valutare non il fronte mare ma la superficie effettiva di arenile assegnata alla libera fruizione. 

– l’aumento indiscriminato (e non previsto dagli indirizzi pubblicati in delibera) delle spiagge libere con servizi (SLS), posizionate strategicamente proprio davanti ad alcuni preesistenti campeggi, hotel, resort o nelle zone centralissime e servitissime del Lungomare Circe e sulla riviera di Levante, con la più grande di di 150 metri di fronte mare posizionata laddove un tempo c’era la più estesa delle 4 convenzioni in capo al Comune (ex Lido) data in affidamento per anni ad una società esterna, poi coinvolta in una vicenda amministrativa dai risvolti ancora poco chiari e il cui amministratore risulta tra quelli per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio dalla procura per l’operazione“freebeach”.

– la confusione che si introduce sulla tipologia e sul dimensionamento delle strutture per gli Stabilimenti Balneari, mancando di progetti specifici e di un disciplinare tecnico, o la mancanza di ripartizione precisa tra componente coperta e ombreggiatura esterna degli stabilimenti, come invece proposto dal PUA commissariale, proprio per evitare ogni ambiguità che possa essere utilizzata per favorire indirettamente ampliamenti o ricollocazioni; 

– una carente integrazione – visti i mesi dedicati alla revisione del PUA commissariale e visti gli indirizzi assegnati ai pianificatori-  tra le diverse pianificazioni (soprattutto mobilità PUMS, disabilità PEBA e urbanistica PRG e PTPR) e la totale assenza di attenzione per rendere effettivo l’abbattimento delle barriere architettoniche su tutto il litorale (nonostante le recenti sentenze che vedono soccombente il Comune e a rischio addirittura la assegnazione della bandiera Blu) ed effettivi gli accessi al litorale e utilizzabili– e non illusori – i varchi previsti , gli accessi ciclopedonali e i parcheggi di servizio agli accessi a mare. Come nessun passo in avanti si è fatto in merito alla rideterminazione della dividente demaniale non più aderente alla realtà che rischia di rendere incoerenti  o sbagliate molte prescrizioni del Piano.

– un indirizzo politico-amministrativo tutto asservito al profitto dei privati, parzialmente mitigato con gli emendamenti presentati in Commissione da Europa Verde, che è quello di garantire al massimo i concessionari attuali, mantenendo tutte le rendite di posizione accumulate negli anni, e individuare nuove pregiatissime aree di spiaggia libera da dare in convenzione con servizi assimilabili in tutto e per tutto a stabilimenti balneari, (e quindi sottraendole magicamente anche alla mannaia delle gare a seguito del recepimento della direttiva Bolkestein),  lasciando poi ai singoli cittadini l’onere di controllare il rispetto del divieto di pre-posizionamento delle attrezzature magari litigando per la loro porzione di arenile libero, lasciando solo aree molto frammentate e erose, con scogli e sassi e  difficilmente raggiungibili come spiagge libere, dove sia possibile portare le proprie attrezzature e un proprio panino e che addirittura prevedeva un chiosco-bar sulle spiagge libere (poi fortunatamente emendato nella discussione in Commissione).

– la scarsa o nulla rilevanza data all’impatto sulla costa del fenomeno dell’erosione costiera, dei sassi e della ghiaia che devasta i tre quarti del litorale e dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla costa, che continua ad essere gravata da manufatti rigidi in cemento armato che dovrebbero essere soltanto demoliti per fare spazio a strutture leggere, funzionali e resistenti o a progetti di rinaturalizzazione della duna costiera, unico vero baluardo contro l’erosione costiera; così come stigmatizziamo la poca rilevanza data alla presenza delle tartarughe marine “caretta caretta” sul nostro litorale e le numerose ovodeposizioni, nonostante le chiare e univoche prescrizioni del PUA regionale (al netto di un emendamento per fortuna accettato in Commissione sulle metodiche di pulizia degli arenili) e la poca rilevanza data alla preziosità degli arenili demaniali in prossimità di beni storici, archeologici e naturalistici protetti dalla Rete Natura 2000 europea, insistenti in Parchi, Zone speciali di conservazione e aree protette e ora Patrimonio Mondiale UNESCO (in particolare a Levante). 

– la “magica” scomparsa, con un emendamento della maggioranza dell’ultima ora in Commissione III Demanio, di una intera porzione di spiaggia libera, talmente profonda e ampia (nella parte retrostante) da poter ospitare eventi anche internazionali e che avrebbe dovuto rimanere di proprietà pubblica e che invece viene data al limitrofo concessionario privato, che dovrà garantire, bontà sua, la disponibilità per detti eventi.

– la non chiarezza relativamente al tratto di competenza Statale (come riportato nel PUA regionale) che va dall’”Albergo l’Approdo” al Camping “Costazzurra”, un prezioso tratto di spiaggia fine e di scogliera intatta risalente ad antiche ere geologiche (“Pisco Montano”, “Scoglio e Grotta delle Sirene” e “Cappello del Prete” le emergenze più significative) da proteggere e “ridemanializzare” (un tratto di costa oggi non solo parte del Parco Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi, con Zone Speciali di Conservazione come fondali marini per la Posidonia Oceanica, ma da luglio scorso anche Patrimonio Mondiale UNESCO), un tratto ricco di sorgenti minerali sottomarine e posidonia oceanica con acque cristalline, che secondo il nostro parere avrebbe dovuto essere ben evidenziato e nel caso stralciato dal PUA comunale, in quanto non concessionabile/convenzionabile ai fini dei servizi di balneazione (e non privatizzabile come oggi purtroppo in parte è stato) e sul quale abbiamo già aperto, in occasione di un primo anch’esso “scellerato” progetto di campo di ormeggio, una vertenza in Regione Lazio.

“Siamo fortemente contrari – nel merito e nel metodo- alla “nuova” proposta di PUA e alla delibera approvata in Consiglio Comunale – con le uniche eccezioni dei voti contrari di Europa Verde Terracina e Terracina Città del Possibile – che favorisce in modo indiscriminato il privato, che non rispetta il principio di equa ripartizione tra spiagge libere e spiagge libere con servizi, che individua i tratti di spiaggia libera tra i tratti più devastati da fallimentari ripascimenti e da erosione costiera, che addirittura prevedeva un chiosco-bar perfino sulle spiagge libere, poi sventato, e che non garantisce i varchi e i parcheggi di accesso al mare, che non individua una rete ciclo-pedonale sicura per raggiungere il mare, che non garantisce accessi aperti tutto l’anno anche per le concessioni e che risolve solo in parte la garanzia di accesso e permanenza dei disabili e degli animali di affezione (con il rischio di farli diventare nuovi business invece che veri servizi), che non protegge i tratti di costa più preziosi e oggi addirittura inclusi come Patrimonio Mondiale UNESCO. Ci opponiamo fermamente alla revoca del Piano formulato da un Ufficio appositamente dedicato “Unità di Sviluppo Economico e Costiero” e sotto il diretto controllo di un Commissario Prefettizio, una garanzia assoluta di imparzialità per il rispetto della legge e dei regolamenti, e anche una risposta al commissariamento ad acta da noi richiesto in Regione Lazio a febbraio del 2022 paventando un piano che potesse sanare i multipli abusi costieri, e una ferma risposta della Legge alla corposa indagine “Free Beach”, ormai chiusa da tempo e con decine di rinvii a giudizio disposti dalla Procura e di cui attendiamo a breve la data della prima udienza, e ai numerosi sequestri di stabilimenti, violazioni per occupazione abusiva di demanio pubblico, violazione del divieto di pre-posizionamento delle attrezzatura balneari, revoche e decadenze di concessioni, alle quali abbiamo assistito in questi ultimi anni, alcune frutto anche di segnalazioni e denunce del nostro Circolo.

Annunciamo fin da ora che continueremo e rafforzeremo le nostre azioni vertenziali in Regione Lazio, predisporremo puntuali osservazioni durante tutta la procedura successiva all’invio in Regione Lazio, e ci riserviamo fin da ora, insieme alla Associazione Mare Libero,  Legambiente Lazio e Legambiente nazionale, tutte le iniziative consentite dalla legge per ripristinare il rispetto della libera e gratuita e sicura e pulita fruizione del litorale, ribadendo che non accetteremo nessuna modifica delle NTA del PRG per modificare l’art.9. e rendere meno stringenti i vincoli di edificabilità e paesaggistici e favorire la “destagionalizzazione”, ovvero la costruzione “camuffata” di esercizi di ristorazione lungo tutto il litorale, estate e inverno anzi ci impegneremo per pretendere determinazioni precise in merito alla permanenza delle strutture in muratura e cemento armato legittimate con incameramento tra le pertinenze dello Stato, delle quali chiederemo la demolizione,  ai sensi dell’articolo 49, primo comma, del codice della navigazione, visto che è “facoltà dell’autorità concedente ordinare la demolizione per restituire il bene demaniale nel pristino stato”, importante anche al fine di contrastare l’erosione costiera” dichiara Anna Giannetti, Presidente del Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano”, Consigliere Nazionale dell’Associazione.

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