PIANO TERRITORIALE DEL LAZIO: CONSULTA BOCCIA REGIONE

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corte costituzionale

La Corte costituzionale dichiara che non spettava alla Regione Lazio e, per essa, al Consiglio regionale approvare la deliberazione 2 agosto 2019, n. 5 (Piano territoriale paesistico regionale – PTPR), e annulla, per l’effetto, la suddetta deliberazione e la nota della Direzione regionale per le politiche abitative e la pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica della Regione Lazio del 20 febbraio 2020

La Consulta ha accolto il ricorso del Governo – Ministero dei Beni Culturali e del Turismo – annullando il piano paesistico del 2 agosto 2019 e tutti gli atti consequenziali perché “nella pianificazione paesaggistica, le Regioni non possono fare da sole ma devono coinvolgere il ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo”.
Nella sentenza n. 240 depositata oggi, si legge che “nel procedimento di formazione del piano regionale, è necessario un confronto costante, paritario e leale tra Regione e Stato in funzione di un’intesa di carattere generale che assicuri una tutela unitaria del paesaggio”.

A stretto giro, è arrivata la nota della Regione Lazio, la grande sconfitta della giornata.

Prendiamo atto della pronuncia della Consulta sul Piano paesaggistico del Lazio, anche se lascia perplessi il fatto che il Consiglio regionale venga considerato un organo di ratifica di un’intesa fra la Giunta e il Mibact. Nel frattempo, comunque, la Giunta regionale e il Ministero hanno già raggiunto un nuovo accordo sul Ptpr, che è stato sottoscritto lo scorso luglio ed è già stato inviato all’esame del Consiglio. La Regione, quindi, è pronta a completare la procedura di approvazione di un Piano paesaggistico territoriale atteso nel Lazio da oltre 20 anni“.

Sono intervenute, a commento della pronuncia della Corte, anche le consigliere regionali Gaia Pernarella e Valentina Corrado, tra le più critiche sin dall’inizio nei confronti del Regione Lazio e del Ptpr.
 “La notizia che la Corte Costituzionale si sia espressa contro il Piano Territoriale Paesistico Regionale del Lazio, non ci giunge inaspettata. Abbiamo fin dal principio sostenuto l’inopportunità da parte della maggioranza presente in Consiglio regionale di esporsi a contenziosi con l’Organo di garanzia Costituzionale, quando era evidente, e lo abbiamo ribadito in più occasioni, che sarebbe bastato il recepimento dell’accordo con il Mibact per ridurre il tenore della controversia e restituire il proprio senso sostanziale al PTPR, vale a dire un atto a tutela del paesaggio e dei beni archeologici. Purtroppo la Maggioranza consiliare ha preferito continuare il procedimento, a spregio di ogni responsabilità istituzionale, esponendo la Regione al contenzioso e al dispendio di denaro pubblico per una difesa che ha subito una vera e propria debacle viste le motivazioni della Corte, col risultato che ora si torna indietro di tredici anni al piano territoriale paesistico del 2007 co-pianificato con il Ministero ma soltanto adottato e non ratificato dal Consiglio, attraverso il quale sicuramente il territorio riceverà maggior tutela”. 

Nessuna risposta è mai giunta dalla Giunta Zingaretti alla domanda più volte fatta, sul perché si sia proceduto alla pubblicazione dei vincoli dopo e non prima della pubblicazione del PTPR, in violazione a quanto deciso nel mese di agosto 2019 dal Consiglio regionale e disattendendo i contenuti del successivo accordo con il Mibact – ha affermato la consigliera Gaia Pernarellae viene da sé che la sentenza della Corte Costituzionale parli di violazione del principio di collaborazione e di co-pianificazione obbligatoria dei beni paesaggistici previsto dalle norme vigenti”. 

Prima di avviare la discussione in Aula – chiarisce la Consigliera Valentina Corradopresentammo una richiesta di sospensione e di rinvio della discussione sul PTPR successivamente all’avvenuta pubblicità del piano oggetto dell’intesa con il Mibact sostenendo che l’interruzione di un procedimento di formazione legislativo concordato con lo Stato può essere giustificato e compatibile con il dettato costituzionale esclusivamente se orientato ad assicurare una tutela maggiore e più stringente per il paesaggio, altrimenti saremmo in presenza di un comportamento elusivo delle norme poste a presidio del valore primario e supremo di tutela dell’art. 9 della Costituzione ma la nostra richiesta fu bocciata e oggi viene ripresa dalla Consulta“.

Oltre gli aspetti di natura procedimentale, preme sottolineare – riprende Pernarella –, che secondo la Consulta il PTPR della Regione Lazio sarebbe “improntato a un generale abbassamento del livello della tutela dei valori paesaggistici”, con la conseguente “lesione di interessi costituzionali primari” che si traducono “anche in una lesione diretta dei valori paesaggistici tutelati, determinando immediatamente una grave diminuzione del livello di tutela, sia rispetto al piano adottato nel 2007 dalla Regione e vigente sin dal 2008 in regime di salvaguardia sia rispetto ai contenuti convenuti con il MiBACT nel Verbale del 2015 e nell’accordo del 2020”.

Questo è ancora più grave – ha concluso Pernarellaperché dimostra come la Regione, non solo ha privato lo Stato di un effettivo ruolo decisionale sulla sorte dei beni tutelati, ma ha stralciato buona parte delle garanzie maggiormente stringenti per il paesaggio che erano state inserite a tutela del territorio proprio nell’accordo di co-pianificazione fatto con il Mibact. Bene ha fatto la Corte Costituzionale a ricordare alla Regione Lazio che il paesaggio è tutelato costituzionalmente: il rilancio dell’economia deve essere ecosostenibile e ecocompatibile e non può passare attraverso una riduzione delle tutele”.

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