Più intervento degli enti con nuovi impianti nel settore per impedire la creazione di un “oligopolio” “come quello che governa la Provincia Di Roma”.
Al mercato dei rifiuti mancano i controlli, ciò che non mancano sono le spese delle società a partecipazione Comunale o Regionale.
Intanto A2A il colosso dei termovalorizzatori mette gli occhi su Tarquinia per un nuovo impianto e in molti sospettano che a Roma si stia preparando il banchetto per qualche multinazionale. Ma la P.A. è da sempre un attore potentissimo nel settore, questo non ha impedito il levitare dei costi negli ultimi vent’anni.
Perché dovrebbe funzionare ora?
GLI OBBIETTIVI DEL PIANO
Verbo della proposta di Nuovo Piano Rifiuti della Regione Lazio; “versetto” a pagina 117, terzo degli 8 obbiettivi dichiarati del piano. Così leggiamo:
“Fornire sostegno e finanziamenti agli impianti pubblici moderni e ben gestiti anche al fine di riequilibrare il mercato ed evitare che gli operatori privati possano operare in regime di oligopolio con evidenti rischi di distorsione del mercato ed aumenti ingiustificati a danno degli enti locali”.
L’obbiettivo, quindi, è quello di metterci al riparo da elementi oligopolistici distorsivi per il mercato dei rifiuti che vadano a detrimento delle già contrite casse pubbliche. Proposito avvincente, in effetti, soprattutto se si considera che il cosiddetto mercato è regolato, in sostanza, da una tariffa sancita (in base ad un principio matematico adottato nel 2005, in pieno periodo commissariale dei rifiuti) proprio dalla Regione. In sostanza il costo del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti è deciso dalla Regione, prese in considerazione le istanze dei privati. Quindi, fin dall’origine del nuovo corso per la gestione dei rifiuti nel Lazio, è sempre stata la Regione ad avere il compito di gestire i flussi e a doversi prendere la responsabilità di decidere a che prezzi tali flussi dovessero percorrere il loro corso.
Nonostante la supervisione del pubblico, si sarebbe venuto comunque a creare un “cartello”, almeno a sentire il verbo dello stesso piano che infatti così prosegue:
MA IN PROVINCIA NON HA GOVERNATO ANCHE ZINGARETTI?
Ora, qui è importante non perdersi nel testo, così come è stato espresso. Non bisogna confondere i due piani di proposta su cui si sta muovendo l’intendimento della Regione. Perché i due piani fanno un raffronto con il passato, affermando come, nella provincia di Roma, si sarebbe formato di fatto un monopolio nel settore rifiuti, non solo per quanto riguarda lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti, ma anche per quello che riguarda la raccolta differenziata.
Ma sentiamo come la Regione si propone di affrontare l’annosa questione dei privati che “rischiano” di invadere il mercato in maniera quasi totalitaria, in regime di controllo completo della domanda:
La maggiore presenza di impianti pubblici rappresenterebbe un impedimento al verificarsi di aumenti immotivati delle tariffe di trattamento delle frazioni differenziate da parte degli impianti privati esistenti, effetto di eventuali future distorsioni di natura oligopolistica.
L’AZIENDA DI RIFIUTI PIÙ GRANDE… È PUBBLICA
E allora, forse, vale la pena ricordare (per chi non lo sapesse, ma immaginiamo siano pochi) che proprio a Roma si trova la prestigiosa sede (in via Calderon de la Barca, civico 87) di una società fondata nel 1985 il cui capitale è interamente detenuto dalla città di Roma.
Una società che (dati 2017) conta la bellezza di 7.560 dipendenti (costo solo della voce dipendenti a bilancio nel 2016 è di 360 milioni di euro) che possiede fra le proprie infrastrutture operative (con alterne fortune) nel campo del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti il seguente elenco ripreso per comodità da Wikipedia, quindi potrebbe non essere del tutto esaustivo, ma è solo un modo per farsi un’idea di quali sono le forze in campo di Ama nel settore:
- Il Termovalorizzatore per Rifiuti Speciali Ospedalieri di Ponte Malnome (via Benedetto Luigi Montel; Fontignani), che può trattare 60 tonnellate di rifiuti ospedalieri (come farmaci scaduti) e può produrre 3 MW di energia elettrica.
- L’Impianto di Selezione Multimateriale (via Laurentina, Km 24,500; Pomezia), tratta circa 70 tonnellate di plastica, vetro, alluminio e banda stagna, che vengono poi indirizzati ai consorzi di filiera per il riciclaggio.
- La Piattaforma Intermodale (Stazione Ostiense; Ostiense), trasporta su rotaia circa 300 tonnellate di rifiuti al giorno, che raggiungono la Stazione di Ponte Galeria per essere smaltiti negli impianti di Colari.
- Il Polo Impiantistico (via di Rocca Cencia; Rocca Cencia), entrato in funzione nel 2006, è suddiviso in due impianti: il primo, con funzione di selezione e smistamento di rifiuti differenziati (plastica, vetro, alluminio e banda stagna), da indirizzare poi per il riciclaggio, può trattare 100 tonnellate al giorno di rifiuti, e il secondo, che invece si occupa della separazione della frazione secca (destinata a diventare CDR) da quella umida (destinata a diventare FOS), può trattare 750 tonnellate al giorno di rifiuti. Nel 2019 l’impianto è stato vittima di un incendio che ne ha ridotto il funzionamento.
- L’Impianto di Compostaggio (via dell’Olmazzeto; Maccarese), si occupa della frazione organica trasformata poi in compost e rivenduta dall’azienda, tratta 33 tonnellate al giorno.
- L’Impianto di Trattamento Meccanico Biologico (via Salaria, 981; Villa Spada), conosciuto anche come TMB Salario, tratta i rifiuti indifferenziati che vengono divisi in frazione secca (CDR) e frazione organica (FOS). Nel 2018 l’impianto è stato vittima di un incendio, che ne ha provocato la successiva chiusura.
OLIGOPOLISTI ALLA CARBONARA, AMA CON GLI IMPIANTI COMPRATI AI PRIVATI E LAZIO AMBIENTE…
Se la memoria non ci fa difetto, alcuni di questi “fiori all’occhiello della tecnologia” tra l’altro, sono stati acquistati (si spera a prezzi modici, ma c’è poco da sperare in realtà) proprio da alcuni di quei operatori privati, additati oggi al pubblico ludibrio, proprio perché “oligopolisti”.
Sempre per sfidare la malferma memoria dello scrivente, risulta che, attualmente, a bilanciere di tutta l’operazione del Piano Rifiuti ci sia la Lazio Ambiente, che oltre a possedere una delle poche buche di discarica ancora operative della Regione (a Collefagiolara), possiede anche un buco di 4 milioni di euro nei bilanci (2018) che la società affronta con self control invidiabile, parlando di netta risalita con la nuova gestione.
Tale società è la stessa che ha dismesso il termovalorizzatore di Colle Sughero (sempre a Colleferro), non prima di aver speso qualche milioncino per comprare le caldaie nuove (salvo poi non utilizzarle) e sulla quale oggi pendono praticamente tutte le speranze di questo nuovo piano rifiuti.
E già, perché è proprio a Colleferro che dovrebbe nascere la nuova, ultramoderna fabbrica di materiali che dovrebbe lavorare 500 mila tonnellate di rifiuti l’anno e sarebbe da sola capace di contribuire a ridurre drasticamente l’utilizzo delle odiate discariche e gli esecrati termovalorizzatori (di cui, comunque, risulta esserci carenza).
La domanda sul come faranno a compiere questo prodigio su terreni inquinati per il momento resta senza risposta. Insomma, alcuni appunti per concludere.
SAREBBE ULTRALIBERISMO PENSARE CHE IL PUBBLICO DEBBA CONTROLLARE E IL PRIVATO LAVORARE?
Per permettere il sano sviluppo di un mercato capace di garantire la minore pressione di costi sul cittadino il pubblico afferma di voler (ulteriormente) scendere in campo, diventando esso stesso di fatto un monopolista e al tempo stesso essere controllore del mercato che lui stesso intende plasmare a propria immagine e somiglianza. Non occorre essere ultraliberisti per provare un certo brivido per questo azzardo semantico insito nel cuore della proposta regionale.
E non bisogna essere Andreotti (“A pensar male si fa peccato, etc etc”) per guardare con sospetto l’operazione. Ma vuoi vedere che la Regione vuole prima apparecchiare la tavola per poi far scendere in campo oligopolisti dotati di vere e proprie corazzate, in grado di gestire questo marasma che si viene a generare?
Perché il mercato dei rifiuti nel Lazio non è indifferente alle grandissime compagnie, da sempre tenute lontane non tanto, forse, dagli oligoplisti locali quanto dai cospicui e spesso fallimentari interventi del pubblico.
A2A E ACEA
Mentre la Regione fa i piani, A2A (colosso lombardo dei termovalorizzatori) si è fatto avanti per costruire un impianto a Tarquinia. E sia Lazio Ambiente che Ama (in particolare Ama) navigano in acque complesse con gli scafi tutti bucati.
Il secondo bilancio in rosso per Ama, dopo quello presentato (con dovute correzioni postume agli scontri interni al Campidoglio) significherebbe per un privato (di proporzioni colossali) di entrare nell’azionariato della società, con tutti i suoi dipendenti, i suoi impianti ancora fumanti di incendi e di fatica e i suoi faraonici progetti di rivalsa.
Del resto, se si vuole avere notizia dell’ultimo appalto privato per la raccolta e la gestione dei rifiuti a Roma si deve fare un salto indietro nell’86, del 1800 però.
Infatti, a maggio del 1886 si rivolveva l’ultimo appalto privato (stipulato con un certo signor Domenico Fascia) e si dava vita alla gestione pubblica dei netturbini a Roma.
I PRIVATI NON SONO ASSOLTI, MA IL MERCATO NON È MAI STATO LIBERO.
I privati vengono assolti per questo? Assolutamente no.
Ma per risolvere il problema degli oligopoli si deve intervenire investendo maggiori risorse per entrare ancora più profondamente nel mercato o forse sarebbe l’ora che l’ente controllore e gli altri enti pubblici facessero quello che forse non hanno fatto fino ad oggi, ovvero controllare? A voi l’ ardua sentenza.
IL PIANO APPROVATO DURANTE LE FERIE
Il Piano Rifiuti, nel frattempo, attende (nella sostanziale indifferenza del periodo agostano) di essere approvato con le osservazioni di quei pochi che avranno la cortesia di accorgersi, tra una mattinata in spiaggia e una cena con gli amici, che il pubblico sta nuovamente legando i cittadini a costose pianificazioni per il loro prossimo decennio.
Buone ferie a tutti.