Il Comitato “Basta ai presunti diritti feudali” denuncia con forte preoccupazione la Delibera n. 256 del 23 ottobre 2025 del Comune di San Felice Circeo, che approva il piano particellare d’esproprio relativo all’intervento di ingegneria naturalistica per la realizzazione di un’area di sosta in via G. Capponi.
Dall’esame del piano emerge che l’Amministrazione comunale riconosce formalmente gli eredi Aguet come titolari del “diritto del concedente”, mentre gli attuali possessori dei terreni risultano semplicemente indicati come “L – livellari” o “LP – livellari in parte”.
Tale indicazione riporta in vita rapporti feudali di diritto ormai superati, basandosi unicamente su vecchi dati catastali, senza che sia stata svolta la doverosa istruttoria giuridica sull’effettiva esistenza di tali titoli.
Il Piano deliberato si limita infatti ad affermare che “le intestazioni dei beni sono composte da più soggetti con diversi diritti reali (proprietà, usufrutto parziale, diritto del concedente, enfiteusi)”, prevedendo persino la ripartizione dell’indennità di esproprio tra i vari soggetti, compresi i presunti concedenti.
Un’amministrazione che disattende gli impegni del 2022. La scelta del Comune appare in palese contraddizione con gli impegni pubblicamente assunti, prima delle elezioni comunali del 2022, dall’allora candidata – oggi Sindaca – Monia Di Cosimo, che dichiarava di aver:
“intrapreso un’azione legale per contrastare questo gravame da noi ritenuto del tutto illegittimo, anacronistico e vessatorio nei confronti dei cittadini”,
“affidato incarico al Prof. Petronio per una ricerca giuridica puntuale e cartolare sul problema”,
e di aver avviato “una nuova fase per procedere direttamente all’eliminazione del vincolo”, fino alla “formalizzazione di una diffida nei confronti degli Aguet”.
A distanza di tre anni, l’approvazione di un Piano che riconosce i diritti degli eredi Aguet smentisce radicalmente quegli impegni e tradisce la fiducia dei cittadini.
Cittadini coinvolti senza poter intervenire. Numerose famiglie del Circeo si trovano oggi coinvolte in una procedura amministrativa che le riguarda direttamente, ma senza essere state messe in condizione di comprendere o di partecipare.
Si tratta di persone che da generazioni vivono, coltivano e pagano imposte sui terreni interessati, e che ora scoprono che sui loro beni il Comune attribuisce valore a presunti diritti feudali, risalenti a secoli fa.
Questa situazione rappresenta un grave vulnus alla trasparenza e alla partecipazione democratica e un attentato all’economia locale, che da anni attende risposte chiare e coerenti dalle istituzioni.
I precedenti della Corte di Cassazione: “i dati catastali non hanno valore giuridico”. La stessa Corte di Cassazione, con sentenze Sez. II civile, 21 febbraio 2017 n. 4431 e Sez. II civile, 6 novembre 2023 n. 30823, ha affermato in modo inequivocabile che:
“Le risultanze catastali hanno valore meramente indiziario e non probatorio, non potendo in alcun modo costituire titolo di proprietà o di altro diritto reale”.
Pertanto, basare un atto amministrativo su meri riferimenti catastali significa fondarlo su elementi privi di valore giuridico, in violazione dei principi di correttezza e buon andamento dell’azione amministrativa sanciti dall’art. 97 della Costituzione.
È grave che il Comune, ignorando tale orientamento consolidato della Cassazione, abbia recepito senza la doverosa verifica effettiva dati obsoleti, finendo per attribuire efficacia a rapporti giuridici mai accertati in sede civile.
Ciò è avvenuto a scapito dei legittimi proprietari dei beni, introducendo un pericoloso riconoscimento esplicito di presunti diritti feudali vantati da terzi soggetti, che hanno messo in ginocchio il mercato immobiliare, ridotto il valore commerciale degli immobili dei fabbricati e terreni legittimamente posseduti e costretto molte famiglie a sostenere esborsi di denaro per spese legali e illegittime affrancazioni.
Un riconoscimento esplicito di diritti feudali non verificati, che paradossalmente oggi potrebbero essere vantati dai presunti feudatari in sede giudiziaria, a scapito delle famiglie che stanno difendendo le loro proprietà in Tribunale.
Il Comitato ha avviato un’analisi giuridico-amministrativa approfondita della Delibera e sta valutando, insieme ai propri consulenti, azioni extragiudiziarie e possibili iniziative di natura amministrativa.
L’obiettivo non è soltanto difendere i singoli cittadini coinvolti, ma affermare un principio di giustizia e di legalità: nessun atto pubblico può fondarsi su presunti diritti feudali ormai privi di riconoscimento giuridico.
“È inaccettabile che i cittadini debbano apprendere da un atto di esproprio che sui loro terreni il Comune riconosce ancora, senza un corretto ed opportuno accertamento, antichi presunti diritti di concessione.
È un passo indietro nella tutela dei diritti dei residenti e della storia civile di San Felice Circeo”.
Il Comitato ritiene che questa vicenda debba servire da monito: nessuna Amministrazione può limitarsi a recepire meccanicamente dati catastali senza un’istruttoria completa, giuridicamente fondata e aggiornata.
La tutela del territorio e dei cittadini impone una verifica seria e trasparente dei titoli reali, non la riproposizione automatica di antiche diciture prive di valore legale.
Il caso di San Felice Circeo non deve diventare un precedente da imitare.
Così, in una nota, il Comitato Basta ai presunti diritti feudali.
