PESTATA DAL COMPAGNO A LATINA: ASSOLUZIONE DEFINITIVA PER L’UOMO CHE EVASA DAL CARCERE

Evaso dal carcere di Latina a giugno 2023, a dicembre dello stesso era arrivata una condanna per il giovane accusato di maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale.

La sentenza emessa a settembre 2024 dalla Corte d’Appello che aveva assolto il 24enne, di nazionalità egiziana, Dahy Ehab Mahrous Abouelela, non è stata impugnata dalla Procura, motivo per cui l’assoluzione diventa definitiva. Assistito dall’avvocato Massimo Ferretti, il 24enne doveva rispondere dei reati di lesioni, maltrattamenti e rapina per cui, a Latina, in primo grado era stato condannato, mentre era già stato assolto per il reato di violenza sessuale.

A dicembre 2023, infatti, il collegio del Tribunale di Latina, composto dai giudici Soana-Velardi-Coculo, si erano pronunciati sulla posizione dell’imputato. Il Pubblico Ministero Andrea D’Angeli aveva chiesto la condanna per tutti i capi d’imputazione per una pena di 12 anni di reclusione, mentre il giovane, assistito dall’avvocato Ferretti, era stato assolto dall’accusa di violenza sessuale perché il fatto non sussiste, rimediando una condanna a 6 anni di reclusione per lesioni personali e rapina, più una multa da 1200 euro e l’interdizione dai pubblici uffici.

LA Corte d’Appello, invece, nonostante la Procura Generale avesse chiesto la conferma della condanna, aveva accolto le tesi difensive e aveva mandato assolto il giovane.

Dahy Ehab Mahrous Abouelela era diventato noto per essere fuggito dal carcere di Latina a giugno 2023 e catturato da Squadra Mobille e Polizia Penitenziaria un paio di giorni dopo alla fermata del Colosseo sulla Metro B capitolina. All’epoca dell’evasione dal carcere, il 24enne si trovava ristretto proprio perché era stato arrestato per questa circostanza (su di lui, per inciso, gravano precedenti anche per rapina e spaccio).

In una udienza del processo in cui gli venivano contestati i reati contro la compagna, erano stati ascoltati diversi testimoni della difesa e uno dell’accusa, ossia la ragazza ucraina che ospitò la compagna di Abouelela nel giorno in cui questo avrebbe picchiato e violentato la ex compagna e madre di suo figlio.

Era stata ascoltata anche la ex dell’imputato, 26 anni, originaria di Roma, che aveva negato di essere stata violentata da Dahy Abouelela, ammettendo però le percosse e i pugni ricevuti in testa, in viso e su altre parti del corpo, al culmine dell’ennesimo litigio in un appartamento in Corso Matteotti, a Latina, avvenuto per la gelosia dell’allora 22enne. La giovane, inoltre, aveva anche dichiarato di ritirare la sua denuncia querela contro l’egiziano per il bene del figlio che hanno avuto insieme, un bambino di 4 anni.

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Gli altri testimoni della difesa, tra cui due giovani presenti nella casa alla Galleria Pennacchi, avevano confermato gli schiaffi dati dall’imputato alla ex ragazza, mentre la madre di quest’ultima, con la sua testimonianza, aveva fatto capire che i rapporti con la figlia erano minimi, tanto che non aveva mai visto la figlia con un occhio tumefatto, né si era interessata sul perché la giovane fosse andata a farsi medicare a Roma. Anche quando le erano state mostrate le foto della figlia con un occhio nero, la donna diceva di non averla mai vista in quelle condizioni e che comunque chiederle spiegazioni sarebbe stato inutile: “È sempre evasiva”.

Ad essere ascoltato, nel corso del processo, anche Dahy Abouelela, che aveva ammesso di aver picchiato la sua ex compagna, ma aveva negato di averla violentata, aggiungendo di non avere avuto rapporti sessuali con lei in quel giorno né nei giorni immediatamente precedenti.

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