Proseguono con incisività i servizi di controllo del territorio posti in essere dalla Compagnia dei Carabinieri di Formia
Durante il primo weekend di agosto, nella notte tra sabato 3 agosto e domenica 5 agosto, è stato realizzato dai militari della Compagnia Carabinieri di Formia, di intesa con il Comando Provinciale di Latina, un servizio di controllo coordinato del territorio sia terrestre che marittimo, volto ad intensificare i servizi di prevenzione e contrasto alle attività illecite che più sono presenti sul territorio, soprattutto relativamente al consumo di sostanze stupefacenti ed alcoliche nei luoghi della movida estiva.
Nello specifico, i controlli capillari hanno riguardato i Comuni di Formia, Gaeta e Scauri di Minturno dove sono state elevate diverse sanzioni al codice della strada e segnalate all’autorità amministrativa 5 persone perché trovate in possesso di modiche quantità di sostanze stupefacenti di vario genere (cocaina, hashish e marijuana).
Per uno di essi è scattato anche il ritiro del documento di guida perché sorpreso in possesso di stupefacente durante la guida. Sono stati effettuati altresì controlli su 55 autoveicoli, 10 esercizi pubblici, 11 soggetti sottoposti a provvedimenti giudiziari, 117 persone identificate, di cui 15 gravate da precedenti di polizia. Elevate 5 contravvenzioni per infrazioni al codice della strada.
Nella medesima circostanza, i militari della dipendente Motovedetta CC 816 dell’Arma dei Carabinieri di Gaeta, nel perlustrare gli specchi d’acqua attigui alla costa della giurisdizione nel comune di Formia, prospicente al litorale di Gianola e a circa 0,5 miglia dalla costa, hanno portato alla luce un’attività illegale e dannosa per l’ambiente marino quale la pesca di frodo con l’utilizzo di trappole artigianali e reti da pesca immerse in modo del tutto illecito.
Il personale dell’Arma, durante il controllo svolto in mare aperto, è infatti incorso in una tanica in plastica di colore giallo da 25 litri, fungente da galleggiante e segnale, al quale era legata una cima che scendeva sul fondo e che collegava circa 900 metri di rete da posta, unita all’altra estremità da un’ulteriore tanica vuota. Quanto rinvenuto veniva salpato a bordo dell’unità navale, atteso l’imminente pericolo alla navigazione in ossequio alle violazioni al codice della navigazione e al d.p.r. nr. 1639, art. 104 e successive modifiche ed integrazioni, sottoponendo il tutto a sequestro penale.
Sul segnale ritrovato non vi era apposta alcuna indicazione circa l’imbarcazione che avrebbe potuto calar in mare la rete (codice che invero risulta obbligatorio), ed il galleggiante era altresì sprovvisto di bandierina di colore giallo e fonte luminosa (per l’individuazione notturna). La mancanza di sigle identificative è ricondotta infatti alla mancanza di idonea licenza da pesca, ove pescatori non regolari pongono in essere tali metodi per non essere identificati. Durante le fasi del recupero i militari hanno inoltre liberato in mare diversi esemplari di specie ittiche, rimaste intrappolate nella rudimentale ragna da pesca.
Queste reti, utilizzate dai pescatori di frodo nella pesca d’altura, rappresentano non solo una minaccia per la fauna marina, la cui popolazione viene resa sempre minore a causa dell’inottemperanza delle normative di settore, ma costituiscono anche un pericolo tangibile per le imbarcazioni che solcane quelle acque. Le eliche delle barche rischiano infatti di impigliarsi nelle reti attaccate alle boe, mettendo a rischio sia la sicurezza degli equipaggi che l’integrità delle imbarcazioni stesse.
L’azione della motovedetta CC816 continuerà a contrastare l’inquinamento marino e a proteggere l’ecosistema del mare, nonché impedire la pesca di frodo che oltretutto danneggia gravemente l’ambiente e mina gli sforzi di conservazione e tutela delle risorse ittiche.