Pedopornografia e violenza sessuale su minore, uno degli indagati fa ricorso al Riesame. Si tratta del caso della caposala del Goretti
Il geometra e tecnico che lavorava all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina con una ditta esterna e che è stato coinvolto nell’inchiesta choc sulla caposala infermiera ha impugnato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal giudice per le indagini preliminari. L’uomo, originario di Velletri, tramite la sua difesa, ha ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento o la sostituzione della misura del carcere, luogo dove si trova dallo scorso 9 giugno.
Come noto, l’agghiacciante vicenda ha coinvolto la caposala/infermiera di un reparto sanitario del Santa Maria Goretti di Latina, il suo amante (ossia il geometra che ha impugnato l’ordinanza di arresto) e la moglie di lui. Vittima degli abusi sessuali, oltreché al materiale pedopornografico è un ragazzo di 14 anni.
La Squadra Mobile di Latina, con l’ausilio del Commissariato di Velletri, aveva eseguito la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti delle tre persone gravemente indiziate, a vario titolo, di aver compiuto atti sessuali in danno del minore. In alcuni casi gli atti sessuali sono stati registrati attraverso video, al fine di essere scambiati tra i tre indagati
Le indagini, avviate nel mese di marzo scorso, sono state coordinate dal Procuratore Capo di Latina, Luigia Spinelli e dal sostituto procuratore Marina Marra che, sulla scorta degli espliciti elementi di prova rilevati nei device degli indagati, hanno richiesto tempestivamente, al fine di interrompere al più presto l’attività criminosa, l’emissione di ordinanza di custodia cautelare al giudice per le indagini preliminari Laura Morselli.
I tre indagati, in attesa degli ulteriori sviluppi derivanti anche dalle perquisizioni eseguite, sono stati associati presso le case circondariali di Velletri e Rebibbia di Roma, dove sono stati effettuati gli interrogatori di garanzia, all’esito dei quali è stata confermata la misura cautelare in carcere. Le indagini sono in corso di svolgimento al fine di acquisire ulteriori elementi di prova ed analizzare compiutamente il contenuto del materiale in sequestro.
La storia sarebbe iniziata come una vicenda di maltrattamenti subiti dall’infermiera che avrebbe riportato anche in una occasione alcune lesioni e lividi. L’indagine, una volta avviata, avrebbe portato alla luce la detenzione di materiale pedopornografico da parte della infermiera e del compagno-amante, anche lui impiegato nell’ospedale nel settore delle pulizie. Ad essere coinvolta, in un secondo momento, anche la moglie dell’impiegato, indagata e arrestata anche lei per reati afferenti alla pedopornografia. Il materiale pedopornografico è stato trovato sui dispositivi cellulari e computer dei tre arrestati.
Una vicenda orribile tanto che la caposala, stimata da tutti nel reparto, sarebbe cambiata nell’ultimo periodo: non più lucida, tanto che sarebbe stato l’ospedale a segnalare la vicenda all’autorità inquirente, ma solo per un caso di maltrattamenti. Negli ambienti dell’ospedale la vicenda ha destato un vero e proprio choc. La donna coinvolta, nell’ultimo periodo, aveva cambiato atteggiamento e condotte sul lavoro: dimenticanze, cambi d’umore, assenza, dimagrimento e soprattutto segni di sofferenza sul viso. Tutti elementi che hanno fatto capire a chi la circondava che qualcosa di grave nella sua vita fosse accaduto.
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