Chiesta la condanna per l’assistente capo scout nell’udienza preliminare che si celebra a Roma. Il giovane, originario di Terracina, è accusato di aver abusato di alcuni minorenni
Il pubblico ministero Vittoria Bonfanti, al termine della sua requisitoria, ha chiesto la condanna a 8 anni di reclusione, più 60mila euro di multa, per il 19enne di Terracina, Simone Di Pinto, l’assistente capo scout di Terracina accusato di pedopornografia e arrestato lo scorso 2 agosto. Il giovane, difeso dagli avvocati Ippolita Naso e Carmela Massaro, si trova al momento agli arresti domiciliari. I reati che riguardano vittime di minore età sono di competenza del Tribunale di Roma, nonostante che i fatti contestati siano accaduti a Terracina.
A discutere dopo la richiesta di condanna del pubblico ministero, anche le parti civili, assistite dall’avvocato Pasquale Lattari. Si tratta dei quattro minorenni che vanno dai 10 ai 16 anni, tutti rappresentati dai genitori. Parte civile anche il gruppo Scouts Agesci Terracina 3, all’interno del quale operava l’imputato quale educatore, “profittando – si legge nel capo d’imputazione – del rapporto di fiducia con il bambino derivante dallo svolgere la funzione di aiuto capo nella branca dei lupetti”, e la Garante Infanzia e Adolescenza della Regione Lazio, Monica Sansoni la quale, con il centro antiviolenza per minori vittime di violenza, aveva accolto, ascoltato ed orientato le famiglie alla denuncia.
A sottolineare la gravità ed i plurimi reati delle condotte contenute nei capi di imputazione si sono anche costituite la associazioni di tutela dei minori “Insieme a Marianna” Aps, per la promozione e il contrasto della violenza su donne e minori, e “No Child Abuse”, costituita da ragazzi e loro famiglie vittime di abusi.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Angela Gerardi, ha rinviato al prossimo 11 luglio quando la parola passerà alla difesa di Di Pinto, dopodiché sarà pronunciata la sentenza col rito abbreviato.
Gli avvocati difensori hanno chiesto un rito abbreviato condizionato all’acquisizione di una consulenza di uno psicologo, così da analizzare il profilo psicologico e personale dell’imputato, pur non contestando la capacità di intendere e volere.
Leggi anche:
SCOUT PEDOFILO, LA CONTROVERSA PERIZIA PSICOLOGICA: “FINGERSI RAGAZZA ERA SOPRAVVIVENZA EMOTIVA”
Tra il materiale per la decisione del giudice, come noto, ci saranno anche gli incidenti probatori di 3 ragazzi, oltreché alle chat con l’imputato, le foto acquisite dallo stesso e l’ingente materiale pedopornografico costituito da 292 filmati.
A luglio 2024, l’assistente capo scout di Terracina è stato iscritto nel registro degli indagati, accusato di gravi reati legati a presunti abusi su minori. L’associazione coinvolta conta circa 140 bambini tra i suoi frequentatori abituali. Le attività estive dell’organizzazione furono interrotte dalla decisione dell’Agesci, generando preoccupazione tra le famiglie coinvolte. “Cari genitori, il parroco e la comunità Capi comunicano – aveva scritto l’Agesci ai genitori – che per motivi imprevisti e imprevedibili tutte le attività e i campi estivi sono sospesi”.
La Procura di Roma considera, come detto, quattro le persone offese dai reati che avrebbe commesso Di Pinto: si tratta di due ragazzi di 16 anni, un ragazzo di 12 anni e un bambino di 10 anni.
Si va dalla pornografia minorile agli atti persecutori fino al reato di estorsione ai danni di un sedicenne. L’accusa più grave è quella della violenza sessuale aggravata ai danni del bambino di dieci anni, all’epoca degli abusi di appena 9 anni. I fatti ricadono giugno 2024. Di Pinto, che svolgeva il ruolo di aiuto capo dei lupetti del gruppo scout a Terracina, avrebbe invitato il bambino a fermarsi con lui nei locali della parrocchia. Rimasti da soli, con la scusa di aggiustargli i pantaloni, il 19enne avrebbe infilato le mani negli slip del bambino palpeggiandogli i genitali. Una circostanza resa ancora più grave, secondo la Procura, perché Di Pinto l’avrebbe commessa esercitando la sua autorità.
L’intera vicenda ha origine da un ricatto tramite social media, che ha coinvolto i due minorenni di 12 e 16 anni manipolati attraverso un profilo fasullo su Instagram. Il 19enne assistente capo scout, secondo l’accusa, ha agito dietro le quinte, utilizzando il profilo falso, spacciandosi per una certa “Aurora” di 17 anni e chiedendo immagini compromettenti ai giovani, per poi minacciarli di diffonderle se non avessero pagato una somma in denaro. L’intervento della Polizia Postale di Latina ha portato, a luglio, al sequestro dei dispositivi e all’avvio di un’approfondita inchiesta.
In un caso Di Pinto chiedeva al sedicenne di mostrargli il pene nelle immagini, poi lo contattava tramite Whastapp chiedendogli un video che lo ritraesse mentre si masturbava. Non solo: intimava al ragazzo, minacciando di rovinarlo nel caso contrario, di chiedere ai suoi amici altre immagini dello stesso tipo, come se fosse interessato a produrre materiale pedopornografico. Tra i reati contestati a Di Pinto, infatti, c’è quello di detenzione o accesso a materiale pornografico: sul suo cellulare sono stati trovati dalla Polizia Postale ben 292 filmati a carattere pedopornografico. Uno spaccato che può far pensare a una rete pedofila e al bisogno impellente non solo di detenere sempre più materiale.
Il ragazzo di sedici anni a cui Di Pinto chiedeva le immagini e i video pedopornografici veniva minacciato: se non avesse prodotto il materiale, l’aiuto capo scout, con le false sembianze di “Aurora”, avrebbe fatto vedere i video e le immagini già inviate, che lo ritravano mentre si masturbava, a genitori, parenti e amici. Episodi di stalking andati avanti per quasi un anno dal 2023 fino al giugno 2024. E in una circostanza, sempre lo stesso sedicenne fu costretto a pagare “Aurora” 55 euro che furono consegnati materialmente a Di Pinto.
Non solo ambienti di Chiesa e dell’area scout. In un caso, Di Pinto avrebbe contattato, tramite Instagram, sempre attraverso il falso nome di “Aurora”, anche un altro ragazzo di sedici anni, ora parte offesa, che non ha nulla a che vedere con quell’area di frequentazione. Al giovane le stesse richieste di materiale pedopornografico, con il 16enne nudo e in pose erotiche. Il ricatto era il medesimo: o produci altro materiale, o mostro quello che già ho a parenti e amici. Una volta arrestato ad agosto, Di Pinto si è avvalso della facoltà di non rispondere.
La parrocchia frequentata dal giovane indagato è quella della Chiesa San Domenico Savio di Terracina, la stessa frequentata in passato da Alessandro Frateschi, l’ex insegnante di religione condannato per violenza sessuale su cinque minori. L’indagine è partita dalla denuncia di due genitori che hanno sentito piangere il loro ragazzo adolescente, vittima del ricatto dell’assistente capo scout.