Lavori al cantiere del Parco “Falcone e Borsellino”: fissato al Consiglio di Stato il nuovo ricorso presentato dal raggruppamento perdente
Si discuterà il prossimo 23 maggio davanti al Consiglio di Stato, il ricorso presentato dal raggruppamento di imprese formato Ldf Appalti Srl, Effebi srl e Gecos srl, assistite dall’avvocato Carlo Tack, che impugna il pronunciamento del Tar di Latina che aveva respinto il primo ricorso proposto dalle imprese a fine febbraio.
A febbraio, infatti, la prima sezione del Tar di Latina – Presidente Riccardo Savoia – si è pronunciata sul ricorso proposto dal raggruppamento di imprese formato da Ldf Appalti Srl, Effebi srl e Gecos srl, che puntava all’annullamento dell’aggiudicazione dei lavori con fondi Pnrr effettuata dal Comune di Latina, in merito all’intervento di rigenerazione urbana del Parco Urbano “Falcone Borsellino”. Lavori che erano iniziati nel mese di febbraio con la recinzione del perimetro del parco e la rimozione dell’asfalto nelle vie dei cosiddetti Giardinetti di Latina.
Il ricorso al Tar era stato presentato contro tre Ministeri – Interno, Economia e Infrastrutture -, la Presidenza del Consiglio e il Comune di Latina, difeso dall’avvocato dell’Ente, Cinzia Mentullo. Ora, il nuovo ricorso che chiede la sospensiva del provvedimento del Tar vedrà di nuovo il Comune di Latina, assistito dall’avvocato dell’Ente, Alessandra Muccitelli, dover far fronte a una richiesta che può essere spinosa e bloccare i lavori, già a rilento e realizzati per appena il 2,5%.
Il ricorrente chiedeva al Tar di Latina la dichiarazione di invalidità e comunque di inefficacia del contratto di appalto, con la conseguente condanna al risarcimento, in considerazione dell’esclusione effettuata dal Comune ai danni delle tre imprese.
La questione si presentava spinosa per il Comune di Latina, in quanto, tra i motivi di opposizione, c’era la circostanza per cui una delle società, Effebi, facenti parte il raggruppamento d’impresa, aveva fatto presente che la sua irregolarità nei pagamenti dei contributi ai dipendenti (Durc), potrebbe essere ribaltata da una commissione tributaria nell’ambito del quale la società ha impugnato le cartelle esattoriali recapitate dall’Agenzia delle Entrate. Il motivo di esclusione, infatti, ricadeva proprio per l’irregolarità contrbutiva.
La data di fine lavori per il parco Falcone e Borsellino è stata fissata per il 17 febbraio 2025, per lavori inaugurati in pompa magna dall’amministrazione comunale nella data simbolica del Natale di Latina, lo scorso 18 dicembre 2023.
Prima di Natale, i lavori avrebbero dovuto già essere iniziati per un cantiere che dovrà trasformare e riqualificare i Giardinetti di Latina, intitolati alla memoria dei giudici antimafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi tra la primavera e l’estate del 1992. A tagliare il nastro il sindaco di Latina Matilde Celentano, il vice-sindaco Massimiliano Carnevale e una esponente dell’opposizione, Floriana Coletta (Lbc).
Il problema è che il 6 dicembre scorso, il Comune aveva acquisito il ricorso al Tar presentato dalla società che faceva parte dell’associazione temporanea d’impresa, vincitore della gara predisposta dal Comune di Latina ed esclusa dallo stesso ente di Piazza del Popolo. A vincere, invece, fu il Conscoop, ossia il consorzio arrivato secondo nella gara predisposta dal Comune di Latina e costituito da ATS Monte Maggiore Soc. Coop. (della provincia di Foggia) e S.C.A.F. Società Cooperativa Appaltatori Foggia, più CLER Soc. Coop. – Cooperativa Lavoratori Elettrici Romani di Ariccia. Come noto, nelle ultime settimane una delle ditte consorziate è stata sostituita e il Comune ha avviato un sollecito affinché i lavori riprendessero spediti, anche se al momento, come facilmente dimostrabile, non c’è ancora un ritmo che lasci presagire un cambio di rotta.
Tornando alla storia di questo tormentato appalto con fondi Pnrr, la cui realizzazione non deve avere intoppi, pena la revoca dei fondi europei, lo scorso 29 settembre, sull’albo pretorio del Comune di Latina, fu pubblicata la determinazione dirigenziale del servizio Decoro e manutenzioni, firmata dall’architetto Micol Ayuso, con impegno di spesa da oltre sei milioni di euro per l’intervento, con la quale risultavano affidati i lavori ad un raggruppamento temporaneo di imprese composto da tre aziende. Ad aggiudicarsi i lavori l’associazione temporanea d’impresa che vedeva come capogruppo la L.D.F. Appalti S.r.l. con sede ad Ardea, insieme ad altre due società: la Effebi S.r.l., con sede a Partinico (Palermo) e GE.CO.S. S.r.l., con sede a Pomezia.
Tutto bene se non fosse che, successivamente, il servizio del Comune di Latina “Appalti e contratti” ha trasmesso l’esito delle verifiche sulle dichiarazioni rese dalle tre società, facenti parte del raggruppamento d’impresa. Dai controlli effettuati – spiegava una determina del servizio “Decoro” del Comune di Latina, risalente al 3 novembre – sull’anagrafe tributaria erano presenti violazioni definitivamente accertate e non, nei confronti dell’impresa EFFEBI S.r.l., per un importo complessivo superiore a ciò che è stabilito dall’articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602.
Un decreto che parla chiaro: “Prima di effettuare, a qualunque titolo, il pagamento di un importo superiore a diecimila euro”, le amministrazioni “verificano, anche in via telematica, se il beneficiario è inadempiente all’obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento per un ammontare complessivo pari almeno a tale importo e, in caso affermativo, non procedono al pagamento e segnalano la circostanza all’agente della riscossione competente per territorio, ai fini dell’esercizio dell’attività di riscossione delle somme iscritte a ruolo”. Insomma alla Effebi erano contestate irregolarità contributive tanto che il Servizio Decoro ha inviato richiesta di spiegazioni alla stessa impresa, la quale ha confermato l’esistenza delle violazioni definitivamente accertate, di cui era a conoscenza prima della presentazione dell’offerta, adducendo spiegazioni ritenute insufficienti.
È così che la L.D.F. Appalti S.r.l. “capogruppo mandataria” dell’ATI, comunicava alla associata mandante EFFEBI S.r.l., di essere venuti a conoscenza della mancanza in capo a quest’ultima, del requisito fondamentale ai fini della partecipazione alla gara, e dichiarava l’intenzione di sostituirla con altra impresa.
Una soluzione, quella della sostituzione, che non ha trovato accoglimento da parte dell’ente di Piazza del Popolo, in quanto, nonostante la flessibilità maggiore del nuovo codice degli appalti, “nel caso specifico, si tratta di un raggruppamento in fase di costituzione, che prima della presentazione dell’offerta, si trovava nelle chiare condizioni di poter e dover prioritariamente comporre una compagine di partecipazione dotata di tutti i requisiti di ordine generale e speciale”.
“Le misure adottate dal raggruppamento – spiegava la determina firmata dalla dirigente Mcol Aysuo – sono ritenute intempestive, in quanto si posizionano a valle della presentazione dell’offerta e denunciano un mancato riguardo rispetto alla veridicità delle dichiarazione rese in sede di offerta”.
Senza contare che per il Comune, seppure avesse dovuto accettare la sostituzione della EFFEBI, considera le altre due società non in possesso dei requisiti di qualificazione adeguati ai lavori da eseguire”. In sostanza, al Comune non risultava veritiera in riferimento alle violazioni fiscali della Effebi la documentazione presentata in sede di gara. Per il Comune, che cita il DLgs 36/2023, le violazioni afferiscono ad obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse o dei contributi previdenziali.
Ecco perché il Comune, in autotuela, ha escluso le tre società e affidato i lavori al secondo classificato: per l’appunto la Conscoop. Da qui, il primo ricorso al Tar, dichiarato improcedibile, e il secondo ricorso che si discuterà tra due giorni.