Cultura e giovani a Latina: il Comune recuperi il Palazzo della Cultura e destini la Banca d’Italia all’università
“Da quasi sei anni il Comune di Latina sta ancora provvedendo a mettere in sicurezza il Teatro D’Annunzio. Tuttavia, pur frequentando quotidianamente il cantiere, nessuno tra i tecnici, i dirigenti e i politici del Comune sembra essersi accorto che il resto della struttura è inagibile, compreso il Teatro Cafaro e la Sala Conferenze.
L’attuale amministrazione dovrebbe spiegare alla cittadinanza che senso ha intervenire solo sul D’Annunzio, senza rendere agibile anche la restante parte dell’immobile. Latina, seconda città del Lazio dopo Roma, merita una struttura che sia completamente funzionale al suo scopo: solo mettendo in sicurezza l’intero edificio, dunque, quest’ultimo potrebbe tornare ad essere un luogo di aggregazione culturale per i giovani – così come lo è stato in passato.
Quando alla guida della Fondazione Palazzo della Cultura vi era Luca Barbareschi, infatti, il D’Annunzio era diventato un teatro di produzione: ogni primo giorno della settimana si teneva il “Lunedì letterario”, durante il quale gli scrittori presentavano i propri libri agli studenti della città. Un incubatore culturale e sociale, dunque, il quale rappresentava un vanto per tutta la città di Latina e dintorni.
L’attuale amministrazione, invece, attraverso una mozione approvata qualche giorno fa, vuole destinare al medesimo scopo l’ex Banca d’Italia, rendendo vano l’acquisto dell’immobile e stravolgendo il disegno d’insieme del Nucleo di Fondazione quale sede naturale della cittadella universitaria: l’ennesima dimostrazione di una totale mancanza di programmazione e di una visione complessiva sul centro storico.
La Banca d’Italia deve essere destinata a sede universitaria, mentre il Palazzo della Cultura deve tornare un luogo di aggregazione e di cultura per i ragazzi, una valvola di sfogo che faccia cessare la situazione di disagio giovanile registrata negli ultimi tempi”.
Lo dichiarano i Consiglieri Comunali di Latina nel Cuore Dino Iavarone, Renzo Scalco e Mario Faticoni.