Ancora un arresto alle “case Arlecchino”. Padre e figlio si affrontarono con una sciabola e una pistola
Non ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Laura Morselli, il 27enne di Latina, Simone Mario Furno, difeso dall’avvocato Maria Antonietta Cestra, arrestato per ricettazione e porto in luogo pubblico di arma clandestina. Il giovane delle “Arlecchino” ha scelto di rimanere in silenzio nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia svoltosi nel carcere di Latina.
La Polizia di Stato di Latina, ieri, 20 ottobre, aveva eseguito l’ordinanza di custodia cautelare, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Valentina Giammaria, a carico del 27enne con precedenti in materia di armi e stupefacenti.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile pontina, erano state avviate a seguito dell’intervento effettuato l’11 giugno 2025 nei pressi delle cosiddette case Arlecchino, dove era stato segnalato al numero di emergenza 112, da parte di una donna testimone oculare dei fatti, che un giovane, munito di arma da fuoco, era in lite animata con suo padre, a sua volta armato di sciabola. La casa della lite si trova tra Via Bachelet e Via Galvaligi, dall’altra parte rispetto a Via Guido Rossa, dove tre mesi dopo, a settembre, scoppiò alle “Arlecchino” la prima bomba che diede seguito alla serie di attentati in città. Il quartiere era già militarizzato dal gruppo di pusher emergenti che fa il bello e il cattivo tempo inondando il mercato di cocaina e crack e che ha provocato la reazione di altri personaggi della malavita locale.
I poliziotti, giunti immediatamente sul posto, avevano rinvenuto, durante la perquisizione domiciliare presso l’abitazione del giovane, in uno stabile delle Arlecchino, tra i panni sporchi contenuti nella lavatrice del bagno, una pistola semiautomatica a salve, che tuttavia presentava la canna modificata. Il giovane era stato denunciato a piede libero, in attesa degli esiti della consulenza balistica disposta dalla Procura della Repubblica, all’esito della quale l’arma si è rivelata perfettamente funzionante ed idonea a sparare cartucce comuni da sparo calibro 7,65 mm.
La pistola, illegalmente fabbricata e priva della matricola, era quindi da considerarsi arma clandestina; alla luce di ciò, il G.I.P. ha ritenuto i gravi indizi dei reati di ricettazione e porto in luogo pubblico di arma clandestina ed applicato la misura cautelare carceraria. Un’arma che potrebbe essere stata custodita e messa a disposizione della banda emergente.
Durante la perquisizione, effettuata nella prima mattinata, sono stati anche rinvenuti e sequestrati un proiettile verosimilmente per arma da guerra, alcuni grammi di marijuana e hashish, oltreché a un bilancino di precisione. In relazione a tali condotte, il giovane è stato deferito per la violazione della normativa in materia di armi e segnalato alla locale Prefettura per detenzione di stupefacenti per uso personale. Anche il padre del giovani, ad ogni modo, non è passato inosservato in quanto qualche settimana fa aveva nella sua disponibilità una Audi A3 noleggiata da una delle attività a cui si riferiscono i giovani del gruppo emergente criminale delle “Arlecchino”. Insomma, alcune assonanze che sono vagliate accuratamente da chi investiga.