OSPEDALE DI COMUNITÀ A CORI, LA LETTERA DELL’EX SINDACO A ROCCA

Francesco Rocca
Francesco Rocca

Ospedale di Comunità di Cori, la lettera aperta dell’ex Sindaco Tommaso Bianchi al candidato Presidente della Regione Rocca

“Mi permetto di inoltrarle, nel pieno di questa campagna elettorale nella quale è candidato alla Presidenza della Regione Lazio dott. Rocca, questa mia breve nota riguardante l’Ospedale di Comunità di Cori in provincia di Latina.

 La scelta di riconversione dell’allora piccolo “Ospedale Santa Maria della Salute” venne pensata nel 2000 e realizzata con l’inaugurazione del 23 Aprile del 2002 al momento della presidenza regionale di Francesco Storace e con la fattiva partecipazione al progetto della ASL di Latina ma, soprattutto con l’idea guida dell’Amministrazione Comunale di Cori del tempo che ebbi modo di presiedere in qualità di Sindaco, fino al 2006.

Tale soluzione per il nosocomio, dotato all’epoca anche di un vero e proprio Pronto Soccorso in l’Ospedale di Comunità, venne peraltro ufficialmente istituita dal Ministero della Sanità nel Piano Sanitario Nazionale 2006/2008, gestito dai medici di assistenza primaria, quale struttura dedicata all’attuazione di cure domiciliari in ambiente protetto, unico e mai più replicato esempio di questo tipo nella Regione Lazio.

Quindi da semplice “ospedaletto” destinato alla chiusura per le direttive nazionali a Country Hospital, secondo le esperienze delle zone interne del Galles e in Italia, dell’appennino tosco-emiliano che vedeva principalmente gli esempi di Premilcuore e di Modigliana entrambe in Provincia di Forlì.

Cos’è un “Ospedale di Comunità”? È una struttura Ospedaliera che viene utilizzata in alternativa all’assistenza domiciliare integrata, sia laddove questa non è stata organizzata, sia nei casi in cui non esiste una famiglia dell’utente che possa supportarlo, sia nei casi che si renda necessario un intervento più continuativo nella fase acuta della malattia troppo oneroso per la famiglia. Il modello a cui si ispira  è quello del patient oriented attraverso un’organizzazione funzionale degli spazi simile a quello domiciliare: camere con due posti letto con bagno, sale di soggiorno, apertura della struttura a parenti e conoscenti con orari flessibili e adeguati alle esigenze, ma ecco qui l’aspetto più importante, il paziente è ricoverato e curato dal proprio medico di famiglia per un problema sanitario specifico, per un bisogno di assistenza, quindi, momentaneo, e il piano terapeutico, infine, è condiviso dal paziente, al quale viene assicurato un sostegno psicologico. 

La struttura funzionale era dotata di un Punto di Primo Intervento, ospitava 24 posti letto (ad oggi ne sono occupati soltanto otto) per patologie croniche (cardiocircolatorie, diabete, vascolari e oncologiche) e malattie infettive, dove l’assistenza non è specialistica ma continuativa, mentre l’assistenza infermieristica è garantita tutt’ora 24 ore su 24. 

Cosa rimane a tutt’oggi di questa struttura a distanza di venti anni ed a seguito delle politiche sanitarie perseguite nell’ultimo periodo dal duo Zingaretti-D’Amato ? Un Ospedale di Comunità del quale si preferisce cambiare il nome in una fantomatica “Casa della Salute”, sottoutilizzato e poco più di un modesto cronicario mentre il PPI è divenuto un PAT ad ore 12 (non è assicurata la presenza medica nella notte) con un ambulatorio che ha strumentazioni diagnostiche, compresa la tele medicina, ancora imballate a mai messe in funzione dalla dirigenza della ASL locale.

Veniamo però alla proposta che mi onoro di proporle in caso di auspicabile sua elezione alla Presidenza. 

Un rilancio ed un impiego totale dell’Ospedale di Comunità a far da catalizzatore di un territorio più vasto, almeno la frazione di Giulianello, Rocca Massima e Norma è perché no, trovare forme d’intesa con la vicina Cisterna di Latina per assicurare anche un filtro alle lunghe attese dei nostri pazienti, perlopiù anziani presso l’inaccessibile Pronto Soccorso del Santa Maria Goretti. In questo modo sarebbe quindi gioco forza far funzionare gli ambulatori annessi già dotati della strumentazione necessaria ed infine, importantissimo sarebbe l’abbandono dell’infausta esperienza del PAT che così verrebbe trasformato in un vero e proprio Punto di Primo Intervento funzionante 24 ore al giorno con presidio medico di supporto all’Ospedale di Comunità e più in generale al servizio della popolazione del bacino di utenza.    

Spero che questa mia idea trovi almeno l’attenzione della sua competente persona al fine di valutare la possibile applicazione che sarebbe una qualificante ed originale esperimento effettivo di Politica Sanitaria Territoriale.

Restando a disposizione per ogni eventuale ulteriore indicazione in merito, le porgo il migliore augurio di significativa vittoria elettorale affinché “cambi verso” la Sanità di tutto il Lazio e ci sia una inversione di tendenza nella riproposizione di una cultura ospedalocentrica a tutto svantaggio di quella territoriale”.

A scrivere l’ex Sindaco di Cori, Tommaso Bianchi.

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