OPERAZIONE CRAZY CARS: OLTRE 2 MILIONI DI EURO SEQUESTRATI AL 34ENNE GIÀ CONDANNATO PER ESTORSIONE

Ferrari

Operazione Crazy Cars: auto rubate e rivendute a Latina e un’ingente intestazione fittizia di beni. L’operazione della Squadra Mobile di Latina e del Commissariato di Cisterna scava dietro il lusso apparente che nasconde affari illeciti

Sono due le figure su cui ruota l’indagine denominata Crazy Cars e coordinata dal sostituto procuratore di Latina Giuseppe Miliano. L’operazione ha portato all’arresto di 9 persone.

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I due soggetti, ritenuti principali negli snodi della vicenda che si dipana tra il 2019 e il 2020, sono Michele Vitale, 59 anni, originario di Salerno, ma residente a Latina, e Alessandro Agresti, 34 anni, proprietario effettivo e di fatto di diverse società che gestiscono la rivendita di auto. Vitale è l’organizzatore del trasporto di auto per lo più ricettate, mentre il 34enne, destinatario dell’ingente sequestro preventivo, è il padrone assoluto dell’autosalone da cui partirà l’indagine sulla spinta di una denuncia da parte di un uomo originario della Romania.

Alessandro Agresti

Agresti, originario del napoletano (Torre del Greco), ma latinense, è una vecchia conoscenza delle cronache giudiziarie. Una condanna per estorsione passata in giudicato, con tanto di ricatto hard, per fatti commessi tra il 2011 e il 2012 afferenti sempre a un prestito per iniziare un’attività di rivendita d’auto, oltreché a diversi procedimenti penali che lo coinvolgono in truffe, riciclaggio, ricettazione e minacce. Il 34enne sembra spregiudicato nell’intestare a moglie e padre (Mery De Paolis e Maurizio Agresti, entrambi agli arresti domiciliari), le società che detengono l’autosalone (dal 2011, anno dell’inizio della sua escalation patrimoniale, Agresti costituisce, intestandole a terzi, circa otto società); la rivendita d’auto è, infatti, l’attività principale di Agresti. Solo che, secondo inquirenti e investigatori, l‘ammontare di beni immobili e mobili, tra cui una lussuosa villa in Via Cerreto Alto e un altro immobile in Via Sirio a Latina, sono sproporzionati rispetto ai redditi – in 14 anni presi a riferimento dagli inquirenti, il suo reddito è appena sopra la soglia di povertà -, tanto è che il sequestro nei suoi confronti, oltreché alla custodia cautelare in carcere, ammonta a oltre due milioni e 200mila euro. Centro dei suoi presunti traffici l’autosalone di rivendita auto su Strada Acque Alte a Borgo Podgora (Luxury srl semplificata) e l’altra rivendita d’auto con sede legale in Via Magra (California Garage srl), sempre a Latina. Entrambi le srl sequestrate dall’ordinanza odierna.

Di Agresti, inoltre, si ricorda una frequentazione giovanile con Renato Pugliese, ad oggi collaboratore di giustizia, figlio, come noto, di Costantino “Cha Cha” Di Silvio.

Il suo modus operandi, secondo la Procura di Latina, è quello di intestare fittiziamente i beni e investire in immobili i proventi illecitamente ottenuti.

L’intestazione fittizia delle quote societarie – scrive il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare – la riscossione dei canoni di locazione oltre che degli interessi che maturano sui conti correnti comporta, di volta in volta, l’intestazione fittizia anche dei ricavi che conseguono, sicché la condotta deve considerarsi perdurante nel tempo e va interrotta“.

Pur non figurando, secondo il Gip, è molto esplicito l’episodio nel corso del quale Agresti tiene a precisare alla moglie il suo ruolo dì effettivo titolare della società, preannunciando la decurtazione in busta paga a una dipendente, per una somma di 150 euro, che ha ottenuto a sua insaputa caricando il prezzo di un passaggio di proprietà: “Vabbe’ rispodigli va’ – dice Agresti alla moglie, Mary De Paolis -…digli ….”Il capo è Alessandro, è tutto di Alessandro la’, l’hai capito o non l’ hai capito?! Quindi vedi de statte zitta se no te manda pure a casa se gli vai sul cazzo…, a quello gli puoi stare tanto simpatica, ma con un’ora gli puoi andare tanto sul cazzo e fidate non gli anda’ mai sul cazzo…scrivigli così“.

Esemplificativo un altro episodio che riguarda Agresti quando il 34enne, secondo la Procura di Latina, cerca di svuotare i conti di una sua società, formalmente amministrata da un altro soggetto non indagato.
Il cosiddetto svuotamento dei conti da parte di Alessandro Agresti trova un ostacolo presso una banca a causa della mancata comunicazione della sostituzione alla carica di amministratore della società del soggetto non indagato con il padre Maurizio Agresti.

Agresti, per concretizzare l’azione di svuotamento, si avvale della collaborazione di professionisti dei vari ambiti giuridici interessati: un commercialista, un non meglio precisato avvocato e un notaio già noto alle cronache giudiziarie e condannato per peculato. La volontà di Agresti è quella di restare formalmente estraneo alle vicende della società tanto è che pretende che, per sbloccare la situazione dei conti della società, non vuole una delega dal soggetto non indagato ma è quest’ultimo che deve recarsi in banca per apporre le firme personalmente: “No no non voglio la delega…deve venire in banca“, dice al notaio. In tutte le maniere, pur avendo lui gli interessi, Agresti non vuole figurare.

Una carriera sulla cresta delle auto di lusso, quella di Agresti, bloccata dopo anni di investimenti patrimoniali che, secondo gli inquirenti, non possono trovare giustificazione. Ecco perché vengono sequestrate auto, conti bancari, quote societarie e natanti.

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