OMICIDIO NELLA RSA: FISSATO IL PROCESSO PER IL 76ENNE

Pestaggio e morte nell’Rsa: dopo gli arresti domiciliari per l’uomo individuato come il responsabile dell’omicidio del giudice onorario, fissato il giorno della prima udienza

La Procura ha chiesto il giudizio immediato per il 76enne Franco Zampierollo accusato dell’omicidio preterintenzionale dell’ex giudice onorario Enrico Tamburrino, avvenuto a maggior 2021 in una Rsa del capoluogo di provincia a seguito di una brutale aggressione. Il processo inizierà il prossimo 13 gennaio presso il Tribunale di Latina.

Il 27 luglio, su disposizione del sostituto procuratore di Latina Marco Giancristofaro, la Squadra Mobile di Latina e i Carabinieri del NAS di Latina avevano dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Latina, Pierpaolo Bortone, sottoponendo agli arresti domiciliari, presso idoneo luogo di cura, Franco Zampierollo, 76 anni, paziente psichiatrico, in relazione al quale emergevano gravi indizi di responsabilità per l’omicidio di Enrico Tamburrino. Zamperiollo è assistito dagli avvocati Piergiorgio Marinelli e Gianni Lauretti.

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I fatti si riferiscono a quanto accertato dagli agenti della Squadra Mobile di Latina la mattina del 14 maggio 2021, quando la vittima, ospite da pochi giorni presso una RSA in Via Faggiana, era stata aggredita con diversi pugni al volto, senza alcun motivo apparente, da un altro paziente, ospite psichiatrico della medesima struttura.

A seguito dell’aggressione, Tamburrino fu ricoverato con diverse fratture presso l’ospedale Santa Maria Goretti, dove successivamente è morto il 27 maggio 2021 per insufficienza cardiorespiratoria dovuta alle lesioni riportate. Secondo il medico legale Cristina Setacci, nominata dalla Procura, “se il trauma avesse agito su un soggetto sano non lo avrebbe condotto alla morte”. Il problema, fatale per Tamburrino, è che l’uomo aveva delle comorbilità che si sono rivelate decisive dopo l’aggressione.

Le indagini coordinate dalla Procura di Latina hanno permesso di ipotizzare che Zampierollo era capace di intendere e di volere anche al momento dei fatti. Gli ulteriori approfondimenti investigativi, almeno in termini di gravità indiziaria, hanno evidenziato che il 76enne aveva avuto un atteggiamento aggressivo fin dall’ingresso in RSA e qualche settimana prima dei fatti aveva manifestato un comportamento analogo a quello avuto con la vittima. Tamburrino si trovava nella Rsa Residenza Pontina (Gruppo Giomi) dopo il suo trasferimento da un’altra struttura a Cori.

L’indagine è stata corroborata dalla denuncia dei tre figli di Tamburrino. Successivamente nel corso della stessa, sono stati ascoltati un’infermiera e un operatore socio sanitario della Rsa che, trovandosi al primo piano, erano stati chiamati dopo l’aggressione. In loco i sanitari, la mattina del 14 maggio, avevano trovato Tamburrino che presentava segni sul viso, un’ematoma all’occhio sinistro e una lesione al labbro con perdita di sangue dalla bocca e dal naso.

Al contempo, Zampierollo, disteso a letto e cosparso di schizzi di sangue, ammetteva ai sanitari di aver colpito Tamburrino perché, a suo dire, era stato insultato, ribadendo che sarebbe stato pronto ad aggredire di nuovo: “Non c’è due senza tre”, avrebbe detto ai sanitari il 76enne. Zampierollo, sottolineano gli inquirenti, è affetto da schizofrenia paranoide ma quando ha aggredito Tamburrino “era del tutto incapace di intendere e volere”.

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