L’omicidio di Fabrizio Moretto rimane per ora un rompicapo: eseguiti dai Carabinieri perquisizioni ed esami stub per vedere chi ha sparato
Il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Latina, coordinati dal maggiori Andrea De Lise, stanno passando al setaccio molti dei soggetti gravitanti nel mondo che comprendeva Moretto ed Erik D’Arienzo il cui omicidio, risalente a quattro mesi fa, non è stato ancora risolto.
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A Moretto, 50enne di Bella Farnia, gravato da piccoli precedenti, gliela avevano giurata dopo la morte di Erik. Nessuno credeva alla sua versione dei fatti: il giovane D’Arienzo ferito in seguito a una caduta dal T-Max di Moretto (poi sequestrato dalla magistratura) e deceduto all’Ospedale per la gravità delle contusioni riportate. Troppo evidenti le ferite, alla testa e sul braccio, che non potevano essere provocate se non che da un pestaggio, al netto dell’esame necroscopico. E quella bugia a Moretto qualcuno o più di qualcuno non gliel’ha perdonata, o forse no.
Eppure Pipistrello (questo il suo soprannome) all’inizio, anche dopo la morte di quello che definiva come un “fratellino”, un amico vero, era spavaldo sui social: raccontava il suo dolore, spiegava a tutti di non aver mentito, riferiva persino delle 4 ore in cui era stato spremuto dalla Procura che indagava sulla morte del figlio di Ermanno “Topolino” D’Arienzo, personaggio di un certo peso nella Latina criminale tra gli ottanta e i novanta, fino agli anni zero, trasferitosi a Sabaudia (dove ha subito la confisca di un villino intestato alla moglie): è da lui, come racconta il pentito Agostino Riccardo, che vanno Riccardo medesimo e l’ancora vivo Massimiliano Moro per fare pace e chiarirsi. Ed Erik inoltre era legato alla famiglia Travali, di cui Angelo era il fratellastro avuto dall’unione tra “Topolino” e Maria Grazia Di Silvio.
Eppure, nonostante siano circolate da subito le ipotesi di vendetta per la morte di Erik, l’omicidio di Moretto potrebbe provenire da ambienti diversi. Un regolamento di conti tra clan? O semplicemente qualcuno che voleva metterlo a tacere, considerato che era stato a parlare dai magistrati per la morte di Erik?
Fatto sta che Pipistrello, colpito alle spalle “come un infame” (anche se in realtà pare ad un fianco), un’ora prima fa il vitellone a un bar di Sacramento e un’ora dopo non c’è più: finito, a mo’ di esecuzione, con una calibro 7,65, in Via della Tartaruga tra Bella Farnia e Borgo San Donato, che gli ha perforato un polmone e lo ha lasciato sul ciglio della strada, proprio come Erik D’Arienzo, recuperato dai soccorsi la notte del 30 agosto 2020 in fin di vita nei pressi dell’incrocio della Migliara 47 a Borgo San Donato.
Tanti gli interrogatori effettuati dai Carabinieri, anche nei confronti di Ermanno D’Arienzo (che sarebbe stato sottoposto all’esame stub), ma per ora nulla porta all’ipotesi più suggestiva della vendetta consumata dal padre nei confronti di chi ha mentito sulla morte del figlio. I sostituti procuratori che hanno in carico l’indagine, Andrea D’Angeli e Martina Taglione, intanto, affideranno l’incarico per l’esame autoptico sul cadavere di Moretto al medico legale Alessandro Mariani.