OMICIDIO MARIOTTINI, APPELLO DEPOSITA LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA BIS

Desirée Mariottini
Desirée Mariottini

Omicidio Mariottini: depositate le motivazioni della sentenza con cui i giudici hanno inflitto le condanne nell’Appello bis

Lo scorso fine maggio, il processo di Appello bis a Roma per l’uccisione della 16enne di Cisterma, Desiree Mariottini, aveva portato alla riduzione delle condanne per gli imputati. Il dispositivo della sentenza era stato emesso il 29 maggio.

A distanza di meno di un mese, la Corte d’Appello ha depositato le motivazioni. Secondo i giudici del secondo grado, gli imputati, “a fronte della ormai gravissima condizione di debilitazione psico-fisica in cui versava la minore, che a quel punto già appariva in stato di incoscienza, non solo non prestavano il soccorso dovuto alla persona offesa, mostrando un’assoluta indifferenza verso la vita della giovane vittima, ma si opponevano fermamente e minacciavano chi suggeriva l’intervento di un’ambulanza che avrebbe impedito la morte della ragazza”.

“era prevedibile, nel caso concreto, il rischio di overdose (e di conseguente morte) per Desireè, rischio da ritenersi tanto più sostanziale e tuttavia colposamente ignorato” dall’imputato, “interessato esclusivamente ad abusare sessualmente della ragazza in ragione del progressivo e ingravescente stato di malessere dalla minore palesato in evidente stato di minorata difesa”.

Gara approfittò inizialmente delle condizioni di Desireè e poi si allontanò dal tugurio a San Lorenzo, “biasimevolmente trascurando, per incuria, ignavia, trascuratezza, insipienza o, più semplicemente, indifferenza, quei segnali, disinteressandosi completamente della ragazza e neppure allertando i presenti nella “sala del crack” (sottovalutando o neppure soppesando lo stato di salute Desireè), ponendo così in essere una condotta che era da lui da attendersi in base alle norme cautelari cui ci si doveva attenere”.

Inoltre, “risulta ormai definitivamente ed irrevocabilmente accertato che Gara ebbe a concorrere, con Salia e con Alinno, nella cessione reiterata di sostanze stupefacenti e psicotrope a Desirèe, la quale, quella mattina, si presentava nello stabile in conclamato stato di astinenza, alla disperata ricerca di droghe”.

L’accusa, nell’appello bis, aveva chiesto l’ergastolo, con isolamento diurno per un anno, per Mamadou Gara, e le condanne a 24 e 27 anni per Brian Minthe e Alinno Chima. Tutti e tre erano accusati, a vario titolo, di omicidio, violenza sessuale e spaccio. Il nuovo processo di appello era stato disposto dalla Cassazione nell’ottobre scorso ed era iniziato ad aprile.

Per Mamadou Gara, la condanna è stata a 22 anni di reclusione, mentre per Brian Minthe e Alinno Chima le pene sono state ridotte rispettivamente a 18 e 26 anni di carcere.

Il Procuratore Generale aveva chiesto che i tre imputati fossero condannati nell’ambito del secondo processo per l’omicidio di Desiree Mariottini, l’adolescente violentata e uccisa il 19 ottobre del 2018 in un tugurio abbandonato nel quartiere romano di San Lorenzo, in via dei Lucani.

Il bis del giudizio di secondo grado era stato disposto dalla prima sezione della Cassazione lo scorso ottobre. Lo scorso 20 ottobre 2023, la prima sezione penale della Suprema Corte, presieduta dal giudice Giuseppe Santalucia, aveva, infatti, stabilito di non confermare le condanne dei quattro imputati e la prima sentenza di Corte di Appello. Gli ermellini avevano disposto l’appello bis per Mamadou Gara, condannato all’ergastolo, in relazione all’accusa di omicidio. Appello bis anche per Brian Minthe in relazione all’accusa di cessione di stupefacenti, per il quale è caduta anche un’aggravante come per il coimputato Alinno Chima: i due erano stati condannati in appello a 27 anni e a 24 anni e mezzo di reclusione. Infine, la Suprema Corte aveva annullato la condanna di violenza sessuale Yousef Salia, condannato all’ergastolo nei giudizi di merito, confermando la sua responsabilità per gli altri capi di imputazione. Il reato di violenza sessuale per Salia è stato stato assorbito in quello di omicidio.

Le parti civili, ossia i famigliari di Desy, erano assistite dagli avvocati Maria Belli, Oreste Palmieri, Maria Teresa Ciotti e Claudia Sorrenti.

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