OMICIDIO MAGRINO: DIETRO IL DELITTO, UNA FATTURA E UNA TRUFFA

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Luigi Magrino

Omicidio di Luigi Magrino: emergono altri dettagli nella vicenda che ha portato all’uccisione del campano trapiantato a Formia

Si è avvalso della facoltà di non rispondere, l’imprenditore 67enne Giancarlo Pagliaro, fermato dai Carabinieri con l’accusa di avere ucciso con due colpi di pistola il 41enne campano, ma residente a Formia, Luigi Magrino. L’uomo, difeso dagli avvocati Antonio Miraglia e Alfonso Quarto, ha, però, rilasciato dichiarazioni spontanee al giudice per le indagini preliminari Rosaria Dello Stritto. “Ho temuto per la mia vita e per quella dei miei familiari, sono stato minacciato da lì è partita la colluttazione e ho fatto fuoco”, ha detto Pagliaro, 67enne titolare del mobilificio “Franchino Home Design”, nel corso dell’interrogatorio di convalida dell’arresto.

Il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha convalidato la custodia cautelare in carcere, escludendo però le aggravanti contestate al killer il quale, ora, deve rispondere di omicidio volontario d’impeto e non volontario.

Un gesto, quindi, dettato dalla concitazione del momento che cela altri dettagli finora non emersi. Uno di essi, che potrebbe essere più di una traccia, è quello recuperato dai Carabinieri di Mondragone i quali hanno trovato una fattura nel corso di una perquisizione al veicolo utilizzato da Pagliari il giorno in cui si è visto al distributore di benzina a Mondragone.

La fattura si trovava in una busta trasparente, emessa dalla società Franchino Mario & Co. a favore di Magrino. La somma è rilevante: 743mila euro. Non è da escludere che possa c’entrare con il presunto movente dell’omicidio riferito da alcuni conoscenti di Pagliaro.

I soldi in questo omicidio c’entrano eccome. C’è, infatti, la testimonianza di un amico dell’imprenditore che ha spiegato di come Giancarlo Pagliaro avesse problemi di natura economica. La difficoltà avrebbe indotto Pagliaro a contattare Magrino il quale lo avrebbe tranquillizzato, dicendogli che avrebbe recuperato i soldi per pagare i debiti, in tutto circa 600mila euro tramite una polizza assicurativa da attivare. Ad ogni modo, le promesse di Magrino si sarebbero rivelate solo una truffa, tanto che Pagliaro avrebbe iniziato a dare soldi a Magrino senza avere nessuna corrispondenza. Una truffa che aveva portato all’incontro “chiarificatore” poi sfociato nel sangue.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i due si trovavano nell’abitacolo del Suv di proprietà di Magrino dove è iniziata una discussione degenerata nei colpi d’arma da fuoco. Il colpo che ha ucciso Magrino ha preso l’uomo al collo per uscire dalla nuca. Dopo l’omicidio, i Carabinieri del reparto territoriale hanno trovato due bossoli e il caricatore della pistola con un colpo inesploso. La pistola, però, è scomparsa, né Pagliaro ha voluto o saputo fornire dettagli per il ritrovamento.

In sostanza, Pagliaro ha spiegato che la pistola non era sua, ma di Magrino, il quale avrebbe tentato di aggredirlo. Lui, Pagliaro, si sarebbe solo difeso, per poi sparare due colpi di pistola e uccidere l’uomo.

Magrino, come noto, è stato ucciso lunedì 28 aprile, in una stazione di rifornimento di benzina Agip, a Mondragone, in provincia di Caserta. Tutto è successo dopo le ore 10: il commerciante di auto, residente a Formia dal 2021 (in precedenza residente a Minturno) si trovava in auto e Giancarlo Pagliaro, lo ha ucciso sparandogli con una pistola per poi allontanarsi.

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