Omicidio a Sermoneta, prosegue il processo per il 36enne di origine nigeriana accusato dell’omicidio di un connazionale
Il primo testimone di giornata è un Carabiniere del Nucleo Investigativo che ha lavorato sulle utenze in uso al nigeriano David Ojo che, intercettate, hanno tracciato tutti i movimenti dell’imputato, il quale deve rispondere dell’omicidio del connazionale 31enne John Eric avvenuto nella notte del 13 novembre 2023 in un caseggiato di Via Dormigliosa, nel Comune di Sermoneta. Movimenti che vengono seguiti dal 12 novembre 2023 fino alla mattina del 13 novembre quando l’uomo ritorna da Sermoneta a Priverno.
Dopodiché le parti, concordemente, hanno chiesto l’acquisizione della consulenza del tecnico Marco Zonaro, avente ad oggetto l’estrazione dei dati sui cellulari divenuti oggetto di indagine. La collocazione delle celle del cellulare di David Ojo è dirimente, nel quadro investigativo, per supportare le accuse di un processo che è arrivato alla terza udienza e procede a passi svelti verso la fine dell’istruttoria. La prossima data è quella del 3 giugno quando verranno ascoltati gli ultimi quattro testimoni del pubblico ministero Martina Taglione, che rappresenta l’accusa.
Ad essere ascoltato, nell’udienza odierna, anche il dottor Enrico Maria Pagnotta, specializzato in genetica forense, che ha analizzato molteplici reperti presenti sulla scena del delitto: una maglietta, tre tamponi intrisi di sangue (riconducibili al cadavere e alla bicicletta trovata in Via Dormigliosa), un guanto di gomma e frammenti trovati su mano destra e sinistra di Eric. Alcuni reperti sono riferibili agli indumenti, altri rimandano alle tracce rinvenute sul luogo del delitto (come chiazze di sangue) e, infine, ci sono reperti derivanti dall’esame autoptico.
Il dottor Pagnotta ha estratto il profilo genetico di John Eric, effettuando una comparazione tra gli indumenti della vittima e le tracce di sangue ritrovate. Anche il sangue rinvenuto sulla bicicletta nelle adiacenze dell’abitazione apparteneva al 31enne nigeriano, così come la traccia ematica sul guanto di gomma. L’unica traccia di sangue riferibile al 36enne David Ojo, presente in aula e supportato dall’interprete (dall’inglese all’italiano), è stata trovata su una canottiera analizzata dal genetista. Un indumento rinvenuto a casa dell’imputato. In sostanza il sangue di Eric è stato trovato su una T-shirt che è stata sequestrata a casa della vittima, mentre il vestito con una piccola traccia di sangue di Ojo è stato invece trovato nell’abitazione di quest’ultimo. Nessuna traccia di sangue di Ojo è stata rinvenuta a casa della vittima.
Ad esaminare i testimoni, , come detto, è il pubblico ministero Martina Taglione, dinanzi alla Corte d’Assise composto dai giudici Soana e La Rosa, oltreché alla giuria popolare. John Eric dopo una festa a cui aveva partecipato anche Ojo. L’imputato è difeso dall’avvocato Alfredo Frateschi, mentre i famigliari della vittima, costituitisi parti civili, sono assistiti dall’avvocato Bianchi.
A parlare nel corso dell’udienza anche una donna, di origine rumena, che abita in Via Dormigliosa, in una delle abitazioni del caseggiato dove è avvenuto il delitto. Il 12 novembre 2023, la donna torna a casa, vedendo che c’era tanta gente e che era in corso la festa. Riconosce i vicini di casa, non ricordando i nomi. “Erano una quarantina di persone, c’erano tante auto e c’era musica. Tutti stavano con le bottiglie in mano, bevevano. Era la prima volta che vedevo una festa così grande”.
La donna, dopo essere tornata a casa, invia un messaggio al padrone di casa, nonché abitante del complesso, per lamentarsi del frastuono: “Poi sono rimasta dentro casa mia e non ho visto più niente. Almeno fino alle 22,30 ho sentito la musica alta”.
La mattina dopo, quando la donna si alza per portare il bambino a scuola, si rende conto di quello che era successo: “Un vicino di casa mi ha detto che un ragazzo era morto, ma non l’ho visto perché il cadavere stava dietro un albero. Dissi solo ai padroni della casa dove c’era stata la festa che facevano troppo casino”.
A testimoniare anche il suddetto proprietario della casa in cui è avvenuto l’omicidio. L’uomo esclude che vi fosse qualche pericolo in corso: “Stavano facendo una festa nel cortile. C’erano una decina di macchine, diverse persone”. Solo quando la moglie, nel corso della serata, si lamenta del rumore, l’uomo spiega di essersi affacciato dal balcone e di aver rimproverato “Aja”, uno dei nigeriani e abitante dell’appartamento in cui si teneva la festa: “Fu mia moglie a invitarmi a rimproverare e fare presente che il tono della musica era troppo alto. Glielo dissi tre volte. Quando minacciai di chiamare i Carabinieri, la festa proseguì per un po’ e poi hanno smesso”. Il testimone dichiara che all’indomani, dopo l’omicidio, viene chiamato dal fratello dell’imputato. Lo conosceva perché gli aveva dato in affitto l’abitazione in Via Dormigliosa: “È un bravo ragazzo”. Il fratello di John Eric gli spiega che il fratello è morto: “Chiamai il 112, all’inizio pensavo fosse uno scherzo”.
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Ultima testimone di giornata è la compagna del proprietario di casa, vale a dire la donna che si lamenta del baccano provocato dai partecipanti alla festa. La loro casa si trova su un piano superiore rispetto alle case date in affitto, per lo più ad immigrati. “Nel monolocale dove è stata fatta, abitava un ragazzo africano (nda: “Aja”) con la moglie. Avevano preso la casa in affitto dal mio compagno”. La donna conferma di essersi lamentata per la musica troppo alta e di aver sollecitato il marito affinché facesse abbassare il volume: “Il ragazzo africano mi sembrava un po’ brillo. Dopo un po’ hanno abbassato la musica”. A sommarie informazioni, quando fu interrogata dai Carabinieri, la donna aveva spiegato che i partecipanti alla festa stavano litigando: “Sentivo il tono della voce molto altra – conferma oggi, in udienza, la donna – Quando la musica calava, sentivo che parlavano a voce alta. Nessuno strillo, però. La confusione c’è stata fino a mezzanotte e mezza”. Un orario che non combacia con quanto dichiarato ai Carabinieri a dicembre 2023: in quell’occasione la donna aveva parlato delle due di notte.
Dopodiché, la donna, rimasta sveglia per stirare, racconta di aver sentito fuori il rumore di una bottiglia che si rompe: “Chiamai il mio compagno che dormiva e gli dissi di andare a parlare con i ragazzi. Lui disse ai ragazzi che dovevano finirla, ma era assonnato”. La donna spiega di aver udito anche alcune voci: “Mi spostai in casa e mi affacciai dalla finestra nel bagno e vidi quattro persone nel buio, uno di loro aveva una felpa gialla e l’altra una felpa verde. Erano in fila indiana e guardavano la casa del ragazzo che aveva ospitato la festa”. L’uomo dalla felpa gialla era John Erico, trovato morto la mattina seguente.
La sequenza dei fatti raccontata dalla donna restituisce a fatica un quadro finora non ancora chiaro. Prima sente “la bottiglia suonare” (la donna, peruviana e in leggera difficoltà con l’italiano, internde il rumore di bottiglie che si rompono), si spaventa, sveglia il marito che, assonnato, rimprovera i ragazzi per il baccano della festa, poi si affaccia a un’altra finestra del bagno e vede quattro soggetti – tra cui quello vestito con la felpa gialla – in fila indiana: “Parlavano verso la casa di “Aja”, dove si stava tenendo la festa”.
L’imputato, va ricordato, nel corso dell’interrogatorio di convalida dell’arresto un anno e mezzo fa, si era dichiarato completamente estraneo all’omicidio, così come aveva fatto quando era stato interrogato dai militari dell’Arma. Il 36enne aveva respinto ogni addebito, fornendo la sua versione dei fatti e spiegando di non essere stato presente al momento dell’aggressione di John Eric.
I FATTI – Una vicenda terribile, nata nell’ambito di una festa finita male, condita da eccesso di alcol, che ha portato all’aggressione della vittima morta per dissanguamento e con qualche segno di assideramento.
Il giorno dopo l’omicidio, i Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, tramite una indagine lampo, hanno proceduto, sotto la direzione del sostituto procuratore di Latina, Martina Taglione, al fermo di indiziato di delitto di iniziativa della polizia giudiziaria a carico di David Ojo. Secondo la ricostruzione delle fasi che hanno portato all’omicidio, il 36enne sarebbe stato preso in giro dal 31enne e persino colpito con uno schiaffo. Successivamente, complice il tasso alcolemico alto, il 36enne avrebbe lavato col sangue l’affronto e si sarebbe vendicato colpendo con il vetro rotto di una bottiglia il 31enne John Eric.
Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, diretti dal tenente colonnello Antonio De Lise, coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Latina, e dai Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia e della Stazione di Sermoneta, l’omicidio di Eric è avvenuto all’esterno dell’abitazione dove i protagonisti si erano incontrati per partecipare ad una festa privata. A emettere il decreto di fermo per il 35enne nigeriano è stato direttamente il sostituto procuratore di Latina, Martina Taglione.
Il ritrovamento del cadavere è avvenuto intorno a mezzogiorno di lunedì 13 novembre quando i Carabinieri, insieme a personale sanitario del 118, sono intervenuti per la segnalazione di una persona straniera deceduta, dell’età di circa 30 anni. Ad accorgersi del corpo dell’uomo è stato il proprietario 80enne del terreno dove sorge il casolare, diviso in mini appartamenti affittati a diversi immigrati, in cui si è consumata la festa tragica.
Il luogo dove è stato rinvenuto il cadavere è stato isolato da parte dei militari. Ciò che è certo è che l’uomo, John Eric, residente a Roccagorga e in attesa di permesso di soggiorno, si trovava in un casolare in Via Dormigliosa (la strada che arriva a Doganella di Ninfa) dove era in corso l’incontro con gli altri connazionali.
L’uomo è stato colpito vicino alla gola: presentava la ferita più grave all’altezza della giugulare ed è stato trovato già cadavere da Carabinieri e personale sanitario. Ad ogni modo, non è l’unica ferita: l’uomo aveva altri tagli più lievi sempre tra viso e collo.
I militari dell’Arma, sin da subito, lavorando senza soluzione di continuità per 24 ore, hanno iniziato gli interrogatori, in primis con gli abitanti della casa nei pressi della quale è stato ritrovato morto il nigeriano. Ascoltato anche il fratello di Eric. La convinzione degli investigatori è che si è trattato di una lite degenerata nel peggiore dei modi, nell’ambito di una festa domenicale (usuale nella comunità degli immigrati).
Un’area diventata difficile quella di Via Dormigliosa, dove c’è una folta comunità di immigrati: non solo nigeriani, ma anche rumeni e persone del nord Africa. Nel 2022, a primavera, un altro giovane nigeriano, di circa 25 anni, era stato aggredito sempre sulla stessa via, mentre, durante una festa, si era allontanato per strada.
Il giovane fu accoltellato e picchiato, ma, seppur riconoscendo dalle immagini mostrategli dagli inquirenti alcuni dei suoi aggressori, decise di non denunciare. Un regolamento dei conti che non ha mai trovato la sua spiegazione, anche in ragione dell’assenza di una denuncia da parte della vittima, miracolosamente salvata dai sanitari dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina.