Omicidio di Borgo Montello: con i tre arresti eseguiti dalla Squadra Mobili tra ieri e oggi si stringe il cerchio intorno al commando
La sera del 30 Ottobre – si legge in una nota della Polizia che riassume le fasi delle indagini – l’ufficio Volanti della Questura di Latina interveniva alla periferia di Latina, in località Borgo Montello, in strada Monfalcone 334, a seguito la segnalazione di un’aggressione. Sul posto, gli agenti collaboravano con il personale del 118 per il trasporto in ospedale delle persone rimaste ferite, circa 10 e tutte di nazionalità indiana, una delle quali apparsa subito in gravissime condizioni.
Dalle prime informazioni assunte, si apprendeva che le vittime si erano ritrovate a casa di Sumal Jagsheer (anche noto come Singh Jaseer) per festeggiare la nascita del proprio figlio, allorquando poco dopo le ore 23.00, circa 10/15 persone, a volto parzialmente travisato, tutte di nazionalità indiana, facevano irruzione all’interno dell’appartamento ed iniziavano a pestare selvaggiamente i connazionali rimasti sul posto, esplodendo alcuni colpi d’arma da fuoco che non attingevano alcuno dei presenti.
Per il prosieguo delle indagini interveniva personale della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica che procedeva al sequestro di 3 cartucce esplose di pistola ed al sequestro di tubi innocenti di ferro, rinvenuti nei pressi dell’abitazione in argomento e verosimilmente utilizzati dagli aggressori.
Sumal Jagsheer veniva ricoverato presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, dove decedeva poco più tardi a seguito del trauma cranico riportato nel corso dell’aggressione; venivano inoltre identificati altri cittadini indiani rimasti vittima di tale spedizione punitiva, ma nessuno di questi in pericolo di vita.
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Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dal sostituto Procuratore della Repubblica di Latina Marco Giancristofaro permettevano di identificare il mandante di tale spedizione punitiva, individuato in Singh Jwan, nato in India nel 1983, il quale partecipava personalmente a questa vera e propria mattanza, impugnando una pistola ed esplodendo secondo le testimonianze assunte alcuni colpi d’arma da fuoco. L’uomo è riconosciuto dalla comunità indiana come personaggio temuto come persona dedita all’organizzazione di spedizioni punitive.
Per questi motivi, lo scorso 1 novembre, lo stesso veniva sottoposto a fermo dagli agenti della Squadra Mobile e, dopo l’udienza di convalida, il Gip di Latina Giuseppe Cario condividendo le risultanze investigative della Polizia Giudiziaria e della Procura della Repubblica confermava la misura precautelare, emettendo a suo carico un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La sera della mattanza, Jiwan è stato accompagnato dalla moglie all’Ospedale di Velletri (nel nosocomio più lontano probabilmente per non essere identificato) per la frattura scomposta del radio braccio sinistro. L’uomo era intenzionato a far perdere le sue tracce abbandonando l’Italia e per tale ragione è stato arrestato.
L’ulteriore attività di riscontro condotta dagli investigatori della Questura di Latina, su delega dei magistrati di Latina, permetteva di individuare altri responsabili di tale azione delittuosa che nella serata di ieri sono risultati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Latina Cario su richiesta della Procura della Repubblica di Latina.
Nello specifico, Singh Devender nato in India nel 1982; Singh Ranjit detto “Mika” nato in India nel 1981 e Sohal Gurvinder Singh detto “Harry” nato in India nel 1989 sono indagati a vario titolo dei reati di violazione di domicilio, porto abusivo d’armi e lesioni gravi: gli indagati, insieme a Singh Jwan, già indagato per l’omicidio Sumal Jagsheer, si introducevano a casa di quest’ultimo, dove si stava svolgendo una festa per la nascita del proprio figlio, ed attraverso armi, in particolare pistole e mazze di ferro, minacciavano i presenti, danneggiando le suppellettili, gli arredamenti e le porte dell’abitazione in questione.
Altri due cittadini di nazionalità indiana, per gli stessi fatti, sono stati individuati, identificati e denunciati in stato di libertà all’autorità giudiziaria per i soli reati di violazione di domicilio e porto abusivo d’armi.
In tale contesto, Singh Jiwan, con in capo un casco semi integrale, incitava gli indagati a prendere ed uccidere tutti i presenti, fornendo indicazioni sui soggetti da aggredire ed alcuni degli odierni destinatari di misura cautelare mediante colpi, anche con spranghe di ferro, procuravano ad un cittadino indiano, in quel momento lì presente, lesioni e fratture multiple, giudicate guaribili in 90 giorni salvo complicazioni. Tramite le testimonianze, è emerso che Singh Jiwan gridava quella notte: “Prendete questa gente e ammazzateli tutti“. Altri chiedevano a Jiwan: “Chi dobbiamo ammazzare ora?“.
Un’altra testimonianza evidenzia che un altro presente alla feste ha telefonato al Presidente della Comunità indiana dicendo: “È arrivato Jiwan con i suoi ragazzi e stanno menando tutti“.
Pertanto, tra la scorsa notte ed all’alba di questa mattina tre persone Singh Devender, Singh Ranjit e Soahl Gurvinder Singh, nei cui confronti il Tribunale di Latina ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere, sono state rintracciate a Latina ed Aprilia e tratte in arresto perché “possono commettere ulteriori reati della stessa specie”, mentre altri due soggetti di nazionalità indiana, Singh Parampal detto “Bhuryal” (31 anni) e Singh Gurpinder detto “Binda” (36 anni) risultano al momento irreperibili e per questo ricercati. Sia quest’ultimo, Gurpinder, che Jiwan, il capo della banda, sono stati sottoposti al prelievo residui dello sparo tramite tamponi in quanto indiziati di aver sparato i colpi di arma da fuoco.
Tutti gli indagati, sia arrestati che ricercati, sono stati denunciati negli scorsi mesi e anni per reati di lesioni personali, rapina e violazione di domicilio.
È presumibile, da ciò che riportano le testimonianze, che Sumal Jagsheer sia stato obiettivo della spedizione punitiva poiché si era da poco distaccato dal gruppo violento di Singh Jiwan. Anche un altro uomo era particolarmente ricercato dal commando, come evidenziano altre testimonianze.
La sera della mattanza, la moglie di Jiwan ha telefonato al 113 denunciando un furto subito in abitazione e un’aggressione al marito. Un chiaro tentativo di depistare le indagini sul marito tese a giustificare il braccio rotto con alibi che si sono confermati contraddittori, visto che Jiwan si era fratturato il braccio in seguito alla colluttazione con il 29enne ucciso.