La Regione Lazio, accogliendo le numerose proposte per realizzare un nuovo ospedale a Latina, ha previsto un finanziamento di 300 milioni
Scritto e a cura di Franco Brugnola (Responsabile della Programmazione sanitaria della Regione Lazio nella seconda metà degli anni ’90 e Presidente del Comitato di Sabaudia)
Con deliberazione 10 dicembre 2020, n. 1384, la direzione generale dell’Azienda USL Latina ha indetto una selezione per la redazione di uno Studio di fattibilità per il nuovo ospedale di Latina ai sensi dell’art. 14, comma 1 del DPR 207 del 2010.
Successivamente con deliberazione del 28 dicembre 2020, n. 1511, il direttore generale dell’Azienda USL Latina ha accettato dall’Associazione Nazionale Costruttori edili di Latina la donazione del progetto per la costruzione del “Nuovo Ospedale Pontino” che, da quanto risulta dai comunicati stampa relativi alla presentazione dell’evento, dovrebbe avere la disponibilità di 700 posti letto.
Ma di recente, con la deliberazione 10 febbraio 2021, n. 266, il direttore generale facente funzioni dell’Azienda USL Latina ha inteso affidare un incarico esterno al fine di rimodulare il predetto progetto così da ricondurlo al numero di 524 posti letto deliberato dalla regione (DCA 257 del 2017).
Fare un nuovo ospedale deve essere realizzato per adeguare i posti letto presenti – in totale rispettando lo standard di 3 posti letto ogni mille abitanti nella provincia, fissato dal DM 70 del 2015 – porterebbe ad avere 1.728, mentre ora tra p.l. pubblici e privati accreditati sono solamente 1.239 (relazione sulla performance della ASL Latina 2019), di cui 433 all’ospedale di Latina anziché 524.
A questo si deve aggiungere che l’ospedale di Latina è stato dichiarato dalla regione sede di DEA di II livello e che da anni lo stesso è sede della facoltà di medicina della “Sapienza” il che comporta obbligatoriamente una lunga serie di reparti e servizi con adeguata dotazione di posti letto.
Nella relazione tecnico-amministrativa allegata agli atti della ASL non si rinvengono dati epidemiologici o del Registro Nazionale delle Cause di Morte (RENCAM) a sostegno della proposta.
Nonostante l’importanza dell’argomento, l’ex direttore generale dell’azienda USL Latina non ha sentito la necessità di organizzare un dibattito pubblico (art.22 del D.lgs 50/2016); né ci sono indicazioni sulla futura destinazione dell’immobile che attualmente è sede dell’ospedale.
La carenza di posti letto di specialità in provincia di Latina è fonte di lunghe liste di attesa per i ricoveri di elezione con conseguente fuga dei pazienti verso altre aziende del Lazio, ma soprattutto di altre regioni con conseguente danno a causa dei costi della mobilità passiva per non parlare dei costi out of pocket o dell’abbandono delle cure da parte di chi non può permettersi di andare altrove.
A ciò dobbiamo aggiungere anche l’allungamento dei tempi di accesso e di attesa ai Pronto Soccorso prima che si liberi un posto letto, con immagini che hanno occupato più volte le prime pagine della stampa negli ultimi anni. Inoltre, come dimostrato dall’epidemia una dotazione adeguata di posti letto è necessaria.
Il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza, in corso di approvazione da parte del Governo italiano, consentirà di disporre di ulteriori fondi europei parte dei quali destinati proprio alle infrastrutture sanitarie.
Infine la delocalizzazione del Pronto Soccorso renderà più difficile il rispetto dei tempi per raggiungerlo da molti Comuni dell’hinterland, il che potrà essere fonte di problemi anche per le “reti tempo dipendenti”, per cui dovrà essere rivisto il Sistema dell’emergenza sanitaria territoriale.
In merito a quanto sopra, nei giorni scorsi ho richiesto alla Regione e alla nuova direttrice generale dell’Azienda USL Latina di voler intervenire al fine di riesaminare la questione e di mantenere una dotazione di n. 700 posti letto per il nuovo presidio ospedaliero.