Non mancano le polemiche sui nuovi distintivi di qualifica della Polizia di Stato che, a detta di Stefano Paloni segretario generale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia), e del video che potete vedere di seguito, si scollerebbero per via del caldo. “È una vergogna infinita” – commenta Paoloni su alcuni quotidiani nazionali.
E anche da Latina la dose di polemica viene rincarata, in particolare da Elvio Vulcano coordinatore nazionale per la stampa e per le comunicazioni del sindacato di polizia LeS (Libertà e Sicurezza Polizia di Stato) che dichiara: “I nuovi gradi della Polizia di Stato si sciolgono come neve al sole. Sembra una barzelletta o una gag comica, invece, non c’è nulla da ridere perché è la triste realtà, come hanno dovuto constatare i nostri colleghi sin dal primo giorno che li hanno indossati“.
Critiche inaspettate se non fosse, peraltro, che tutto era stato organizzato al meglio, e nei minimi particolari, dalla Polizia di Stato la quale, venerdì 12 luglio, aveva inviato a tutti gli organi di informazione un comunicato con doppio video di presentazione annesso (a seguire).
“L’uniforme di oltre 98.000 poliziotti da domani cambierà aspetto, vestendo i nuovi distintivi di qualifica, disegnati dall’esperto di araldica professor Michele D’Andrea – scriveva nel comunicato ufficiale la Polizia di Stato – Ad accomunare passato e presente l’immagine, rivisitata stilisticamente, dell’aquila, emblema dell’Istituzione, che quest’anno compie 100 anni dalla sua prima apparizione sulle divise del Corpo della Regia Guardia di Pubblica Sicurezza risalente al 1919″ – per concludere – “Ali spiegate, zampe libere e divaricate disposte ai lati della coda folta e stilizzata come il restante piumaggio, testa rivolta a sinistra ornata dalla corona murata di cinque torri, scudo sannito con il monogramma RI in petto. L’aquila continua ad esprime il legame identitario, il coraggio e la dedizione con cui quotidianamente ciascun poliziotto difende diritti e libertà. Compaiono invece per la prima volta, a caratterizzare le diverse qualifiche: il plinto araldico, costituito da una barretta orizzontale di colore rosso che rappresenta la struttura portante di un edificio, per gli agenti ed assistenti; il rombo dorato, con il suo profilo fusiforme che ricorda la punta di una lancia simbolo del dinamismo operativo temperato dall’esperienza, per i sovrintendenti; la formella, alto esempio di architettura gotico-rinascimentale, richiamo alla bellezza ed all’eleganza proprie del patrimonio di civiltà e cultura del nostro Paese. I distintivi uguali per tutti i ruoli differenziano le funzioni tecnico-scientifiche, tecniche e le attività professionali attraverso il diverso colore delle mostreggiature”.
Tuttavia, sembra proprio, a sentire le parole del Sap e di Elvio Vulcano (Les), che le formelle gotico-rinascimentali, i plinti araldici e i rombi dorati non siano stati apprezzati dagli operatori di polizia: “Il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha disposto che tutto il personale dal 12 luglio 2019 indossasse i nuovi gradi, ma questi non hanno nemmeno superato il primo turno di servizio. Ci viene spontaneo affermare di dover sperare che i Questori abbiano presentato i nuovi distintivi in locali climatizzati. Il personale che dovrà indossarli il più delle volte lavora sotto il sole o in uffici che non hanno mai visto l’aria condizionata, per cui potrebbe trovarsi sulla divisa solo la parte munita di stretch, per intenderci, quella che dovrebbe tenere attaccati i gradi all’indumento. Nel caso di servizi esterni, quando ci si trova con colleghi che non conosciamo, l’unico elemento che ci fa riconoscere è la divisa. Però, potremmo non essere in condizioni di conoscere il grado di chi ci sta davanti, quindi non sapere chi è il più alto in grado, per esempio. La volontà di cambiare i distintivi è stata voluta solo dalla nostra Amministrazione e da qualche “grande sindacato” ma non certamente dagli operatori di polizia che non riescono a capacitarsi della necessità di effettuare una spesa di 5 milioni di euro, in un momento di ristrettezze economiche, a causa delle quali il personale non ha nemmeno le divise per poterceli attaccare. Per questo Giovanni Iacoi Segretario Nazionale di LeS, si è sempre opposto a questa folle spesa”.
Ed ha finito, Vulcano, con un cahier de doléances che ha ha tirato in ballo le più variegate vicende di spesa pubblica, spaziando dalle “scarpe nuove che, appena indossate, si aprivano a metà o si scollavano; in un’altra precedente fornitura i numeri, nella stessa scatola, erano addirittura spaiati” alle “più recenti gonne “a tubino” per le donne poliziotto, di taglie non corrispondenti a quelle italiane”, arrivando “all’enorme fornitura di divise ordinato in Polonia nel 2007 con la scritta “polizzia”; la carenza di uniformi che non permette nemmeno di vestire completamente i nuovi assunti; le nuove divise operative non ancora distribuite capillarmente”, scomodando alla fine persino Giovanni Giolitti “la legge, per i nemici si applica, per gli amici si interpreta”.
Ora Vulcano è una personalità vivace, sempre in prima linea con la vis polemica, oltremodo accesa per qualcuno, e talune volte troppo preso dalle passioni sindacal-politiche tanto da aver fatto arrabbiare anche qualche Questore del passato e, quindi, magari avrà anche esagerato. Eppure, da più parti d’Italia, tra gli operatori di polizia, questi distintivi, così ben impacchettati dal punto di vista comunicativo-pubblicitario, non sono andati giù. Al netto delle formelle richiamanti le architetture gotico-rinascimentali, e al di là delle espressioni colorite che prendono come metafora della loro difettosità le parti intime dei segugi (vedi primo video).