Nuova discarica di Aprilia, il Consiglio di Stato accoglie la sospensiva richiesta dall’associazione civica Verdi Ambiente e Società
Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello cautelare e, per l’effetto, in riforma dell’ordinanza impugna, accoglie l’istanza cautelare di primo grado. I giudici amministrativi – Presidente Luigi Carbone e estensore Rosario Carrano – ha disposto che a cura della segreteria l’ordinanza sia trasmessa al Tar per la fissazione dell’udienza di merito.
Il ricorso è stato proposto contro Regione Lazio e Soprintendenza, e nei confronti della società Frales srl, dall’Associazione di promozione sociale (APS) Verdi Ambiente e da Francesca Romana Tintori, in proprio e nella qualità di Presidente del Comitato informale di via Scrivia, difesi dall’avvocato Giuseppe Libutti.
Secondo Palazzo Spada, in relazione al fumus boni iuris, le questioni sollevate con l’appello necessitano di un approfondimento del Tar, sede di merito. Inoltre, deve ritenersi sussistente il periculum in mora, alla luce della irreversibile alterazione dello stato dei luoghi dedotta in appello.
Il primo effetto del provvedimento prevederebbe la sospendere della realizzazione della discarica di Sant’Apollonia, proposta dalla società Frales srl, riconducibile all’imprenditore dei rifiuti pontini Fabio Altissimi.
Il ricorso principale chiede l’annullamento del cosiddetto Paur, ossia il provvedimento autorizzatorio unico regionale, concesso dalla Direzione Ambientale della Regione Lazio. I motivi del ricorso evidenziano il possibile pregiudizio ambientale e archeologico dato dalla realizzazione dell’impianto a Sant’Apollonia.
Il gruppo di Fabio Altissimi, patron di Rida Ambiente, stava ottenendo vittorie nei tribunali che gli avevano permesso di continuare la realizzazione di quella che dovrebbe rappresentare la discarica che accoglierà i rifiuti di tutta la provincia pontina. L’impianto dovrebbe sorgere in via Scrivia, nella periferia apriliana tra Fossignano, via Riserva Nuova e La Gogna.
La pronuncia del Consiglio di Stato è di fatto la prima vittoria dei ricorrenti, tenuto conto che pende al Tar anche il ricorso della tenuta Calissoni Bulgari.
Il progetto presentato dalla società Frales prevede la realizzazione di una discarica di rifiuti, con il proposito di garantire l’autosufficienza dell’Ato di Latina per una capacità utile di abbancamento di circa 940.000 metri cubi di rifiuti per la durata di 10 anni. Il costo totale dell’intervento calcolato è di circa 28 milioni di euro, di cui 22 milioni per la costruzione. L’obiettivo del progetto è ambizioso: realizzare un deposito di rifiuti, ossia una discarica, atta a garantire l’autosufficienza dell’Ato di Latina, al momento, come noto, sprovvista di discarica, nonostante giureconsulti tra sindaci, appelli dalla Regione Lazio e grandi propositi da parte della Provincia di Latina.
Sulla base dell’ordinanza odierna del Consiglio di Stato, Frales dovrebbe bloccare i lavori. Al massimo, la società potrebbe provare a chiedere il riesame o revoca dell’ordinanza.
“A seguito del nostro appello cautelare al Consiglio di Stato contro Regione Lazio, Ministero Cultura, Soprintendenza FR-LT e contro il provvedimento PAUR della Regione Lazio (già presentato al TAR di Roma e respinto il mese scorso), difesi dallo Studio legale Libutti-Trotta di Roma, – dichiarano Francesca Romana Tintori (Comitato spontaneo di Via Scrivia) e Katia Mantovani (Aprilia Libera odv) – il Consiglio di Stato Sez. Quarta, a seguito della discussione in Camera di Consiglio del 16 ottobre 2025, ha emesso, in data 17/10/2025, Ordinanza n. 3760/2025, con cui ha sospeso il cantiere della discarica a Sant’Apollonia, autorizzato dalla Regione Lazio con PAUR a giugno 2025, avendo rilevato necessità di approfondimenti in relazione al fumus boni iuris e ritenendo sussistente il periculum in mora relativo alla alterazione permanente dello stato dei luoghi. E ha sollecitato al TAR la fissazione dell’udienza di merito. Esprimiamo sincera soddisfazione e invitiamo la cittadinanza al sit-in di martedì 21 ottobre dalle 16:30 davanti al Comune, per ribadire, come cittadini profondamente esposti, il nostro diritto alla salute e ad un ambiente salubre”.