Discarica di Sant’Apollonia ad Aprilia proposta dalla società Frales: abbattuto un casale storico nell’area
Non è passata inosservata la demolizione di un casale storico nell’area dove sta sorgendo la discarica nella zona di Sant’Apollonia, proposta da una società, la Frales srl, riconducibile all’imprenditore dei rifiuti apriliani, Fabio Altissimi, patron dell’impianto di trattamento meccanico biologico Rida Ambiente srl, che accoglie e lavora la maggior parte de rifiuti indifferenziati della provincia di Latina.
In questi giorni, infatti, un casale d’impianto otto-novecentesco, in seguito modificato tra gli anni cinquanta e sessanta dello scorso secolo, è stato abbattuto dalle ruspe che stanno lavorando per la Frales alla realizzazione della discarica di Sant’Apollonia, il cui scopo, come si legge nel progetto, è quello di “garantire l’autosufficienza dell’ATO di Latina”. E per garantire una discarica alla provincia di Latina, il casale è stato completamente abbattuto.

Il bene, nell’ambito della conferenza dei servizi, era stato oggetto delle valutazioni della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina che aveva valutato il casale come vincolato e inserito nell’area della campagna romana. La Soprintendenza, come noto, aveva dato parere negativo, rilevando che “considerata l’elevata sensibilità paesaggistica e archeologica dell’area di Sant’Apollonia, si invita il proponente a valutare l’individuazione di un sito alternativo per la realizzazione dell’impianto, preferibilmente in aree già compromesse dal punto di vista paesaggistico, quali zone industriali dismesse o ambiti degradati, lontani da tessuti residenziali e da contesti agricoli di pregio. Si suggerisce anche di valutare attentamente la possibilità di rilocalizzare le aree di intervento, in particolare i lotti 1, 2 e 3, al fine di evitare o minimizzare l’interferenza con i siti archeologici identificati”.
D’altra parte che sull’area dove sorgerà la discarica ci fossero diverse criticità dal punto di vista storico e archeologico non lo dice solo il Comitato spontaneo dei cittadini di Via Scrivia che è già insorto per proteggere la zona. In un lontano (1984) ma attuale documento del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nell’ambito di uno studio archeologico, si leggeva che “la collina compresa tra il fosso omonimo, quello della Moletta e quello di Re Michele, alla confluenza di questi ultimi due, si dispone con un rilevato naturalmente separato verso l’entroterra da un istmo, cosi che appare ben isolato da tutte le scarpate con ripidi scoscendimenti di 20-25 metri. La sommità si presenta quasi come un tavolato alto da 55 metri ad un massimo di 57, con una superficie di circa 28.000 metri quadrati.
Il materiale fittile occupa in particolare modo la zona centrale più a nord e, in assai minori misura, la zona occidentale del rilievo: si notano resti di tegolame e di ceramica vascolare, soprattutto sabbiata chiara, non poca vernice nera c si riscontrano anche pesi da telaio. Questo materiale si può genericamente riferire al V e IV secolo a.C. Molti spezzoni di blocchi parallelepipedi di tufo si riscontrano anche nella stessa zona più settentrionale, dove sono anche i frammenti fittili riferibili ad una villa rustica di ultima età repubblicana”.

Insomma, una zona di pregio. L’area della campagna romana apriliana, peraltro, è stata dichiarata di notevole interesse pubblico da un recente decreto del Ministero della Cultura, datato 31 luglio. “Risulta – si legge nel decreto pubblicato sulla gazzetta amministrativa – in gran parte non urbanizzata e si contraddistingue per la rilevante qualità paesaggistica riconducibile ai tratti tipici del paesaggio agrario della Campagna Romana, con vaste zone caratterizzate dall’ampiezza degli scorci panoramici, oltre che da presenze archeologiche diffuse; essa si estende per quasi 4.000 ettari, ricade interamente nel Comune di Aprilia e racchiude un insieme panoramico di notevole rilevanza paesaggistica che conserva, nonostante vari fenomeni sparsi di urbanizzazione e gli ambiti industriali che la circondano, caratteri identitari agricoli tipici della Campagna Romana, unitamente a quelli di tipo geologico-idrografico e naturalistico costituiti dagli inconfondibili boschi di macchia mediterranea, forre ed elevata idrografia; la presenza delle innumerevoli evidenze archeologiche riscontrate, inoltre, attribuisce all’area anche una notevole importanza storica. Il paesaggio è contraddistinto da un susseguirsi di lievi ondulazioni collinari di origine vulcanica (tufi e pozzolana), la cui morfologia, un tempo più aspra, è stata addolcita dalle millenarie attività agricole, alternate a zone boscate soprattutto lungo i declivi dei numerosi fossi, in cui si conservano tuttora apprezzabili estensioni di macchia, relitto degli ampi boschi medievali”.
Ad ogni modo la situazione attuale nell’area della prossima discarica apriliana è questa. Le commissarie del Comune di Aprilia, a quanto risulta, stavano pensando a presentare ricorso al Tar. Intanto, però, il ricorso di un privato per annullare la realizzazione della discarica a Sant’Apollonia ha subisto un primo stop. A presentarlo è la tenuta Calissoni Bulgari che chiedeva la sospensione dei lavori di realizzazione del progetto. Il Tar, lo scorso luglio, ha negato la sospensiva rinviando all’udienza di merito del 10 settembre, laddove il fine lavori della discarica è stato fissato al 28 novembre 2025.
L’ok della Regione Lazio è arrivato ad aprile al termine dell’ultimo incontro della Conferenza dei Servizi, con il benestare alla Valutazione di Impatto Ambientale per l’impianto che sorgerà in via Scrivia, nella periferia apriliana tra Fossignano, via Riserva Nuova e La Gogna.
Come noto, per l’area di Sant’Apollonia, è saltato quel vincolo di Campagna Romana che avrebbe evitato la realizzazione del progetto. Nonostante i dinieghi del Comune di Aprilia, del Ministero della Cultura, della Soprintendenza e dei cittadini, la discarica è stata autorizzata, provocando le ire di molti, in un territorio, quello apriliano, che oggettivamente ha già dato tra impianti e discariche.
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Il progetto presentato dalla società Frales prevede la realizzazione di una discarica di rifiuti, con il proposito di garantire l’autosufficienza dell’Ato di Latina per una capacità utile di abbancamento di circa 940.000 metri cubi di rifiuti per la durata di 10 anni. Il costo totale dell’intervento calcolato è di circa 28 milioni di euro, di cui 22 milioni per la costruzione.
L’istanza, come detto, è stata presentata alla Regione Lazio lo scorso anno dal titolare della società Frales srl, Alessandro Spuntoni. L’obiettivo del progetto è ambizioso: realizzare un deposito di rifiuti, ossia una discarica, atta a garantire l’autosufficienza dell’Ato di Latina, al momento, come noto, sprovvista di discarica, nonostante giureconsulti tra sindaci, appelli dalla Regione Lazio e grandi propositi da parte della Provincia di Latina.
A ottobre 2022, peraltro, Sant’Apollonia, ossia la località dove la Frales srl intende realizzare la discarica per l’intera provincia di Latina, è stata individuata tra i 4 scelti dal Ministero della Transizione Ecologica. Nello specifico, l’ex discarica di Santa Apollonia ad Aprilia dovrebbe ricevere 14 milioni di euro di fondi Pnrr.
Nonostante diffide e denunce da parte dei cittadini, il progetto, forte del via libera regionale, va avanti, compreso l’abbattimento del casale storico, per un impianto che gode di buona informazione, senza l’accenno di nessuna critica.