Nonnismo all’Aeroporto Comani di Latina: è ripreso il processo che vede sul banco degli imputati otto militari accusati di violenze nei confronti dell’ex allieva ufficiale Giulia Schiff
Davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, è ripreso il processo che ha ad oggetto le violenze avvenute il 4 aprile 2018 all’interno dell’Aeroporto Comani di Latina e contestate a otto militari. Gli imputati devono rispondere di lesioni e violenza privata accadute durante il cosiddetto “battesimo di volo”, tra frustate, percosse e schiaffi sul didietro. A dover rispondere delle accuse sono gli otto ex compagni di corso della 26enne Giulia Schiff alla scuola di volo per allievi ufficiali piloti. L’ex allieva ufficiale è difesa dall’avvocato Massimiliano Strampelli.
Sul banco degli imputati, come noto, ci sono Matteo Pagliari, di San Severino Marche, Ida Picone, di Vicenza, Andrea Angelelli, di Copertino, Leonardo Facchetti, di Manerbio, Joseph Garzisi, di Patrica, Luca Mignanti, di Montalto di Castro, Andrea Farulli, di Gessate, e Gabriele Onori, di Tivoli. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Scafetta, Siracusano, Guida, Dulvi, Siciliano, Floccher e Chiabotto. Considerato responsabile civile il Ministero della Difesa, assistito dall’avvocato di Stato.
Ad essere ascoltati nell’udienza odierna due imputati: Gabriele Onori e Matteo Pagliari. Successivamente, il prossimo 20 giugno, verranno esaminati gli altri sei imputati.
Il primo ad essere escusso è il 27enne Matteo Pagliari, assistito dall’avvocato Siciliano, il quale gli ha domandato subito del famigerato battesimo di volo. Il giovane ha spiegato di essere venuto a conoscenza subito del rito, anche per sentito dire e tramite i racconti dei superiori. “Ci spiegarono in breve cosa comportava la cerimonia tramite una riunione. Non era obbligatorio partecipare al battesimo di volo, nessuno è stato costretto. Ognuno poteva scegliere e libero di poterlo fare. Se uno avesse detto di no, non ci sarebbero state conseguenze”.
La tradizione – ha spiegato l’imputato – è andare dall’aria all’acqua: una volta sceso con l’aereo con cui si è svolto l’esame, non si tocca terra e si viene portati nella piscina. “Nel tragitto, si danno pacche goliardiche. Un modo per festeggiare, sono pacche date in segno di congratulazioni per uno dei giorni più importanti per la vita di un pilota”.
Nello specifico, il giovane militare sostiene che ci fu una organizzazione per i festeggiamenti molto leggere, appena i punti salienti. “Dopo l’esame, i corsisti ti prendono e ti portano verso la piscina, dando queste pacche. Anche Giulia Schiff ha partecipato al battesimo e anche lei mi ha dato i pizzichi e i colpi con il ramoscello. Tutti erano contenti di ricevere quei colpi, quel trattamento. Erano pacche energiche dovute allo spirito del momento”.
E sulle conseguenze del “trattamento”, Pagliari ammette: “Sì fa male, ho sentito dolore per qualche giorno, ma niente di grave. Non sono andato in infermeria e nessuno dei miei colleghi è andato in infermeria. Anche io sono stato sbattuto con la testa sull’alla dell’aereo”.
Secondo il militare, all’epoca compagno di corso, “anche la Schiff partecipò con il rito, prendendo il ramoscello. Non ci fu nessuna differenza tra ragazzi e ragazzi durante il rito di battesimo. Io ricordo che anche io, come tutti, dicevamo basta mentre ricevevamo i colpi, ma è un “basta” fine a se stesso, essendo un momento di gioia. La stessa Schiff mai ci ha detto che non voleva partecipare al rito. Al battesimo di un altro corsista, la Schiff prese i ramoscelli e voleva prendere degli scarponi, chiedendo se potevano fare più male”.
Pagliari sostiene che Schiff non esplicitò mai delusione o disappunto per il rito di battesimo: “Lei aveva riferito agli altri pari corso che il rito e i segni ricevuti erano stati una vittoria. Si vantava, come avesse vinto. Come tutti aveva partecipato a preparare la giornata, pulendo la piscina”.
A fare domande all’imputato, oltreché all’avvocato difensore, anche l’avvocato Massimliano Strampelli che difende come parte civile, Giulia Schiff. “Cosa gridava la Schiff durante la celebrazione?”. Pagliari ammette: “Lei disse “Basta, basta, mi fate male“. Lo stesso imputato spiega “Sì, mi sono dimenato, ma la tradizione imponeva di non mettere le gambe a terra. Se avessi messo le gambe a terra, però, non sarebbe successo niente”.
L’imputato, ad ogni modo, ribadisce: “Né la Schiff, né nessun altro manifestò preoccupazione. Contro di lei, io non avevo niente, nessun attrito. Non c’era nulla contro di lei”. Per quanto riguarda la ripresa del battesimo di volo, il 27enne spiega: “Tutti eravamo d’accordo di registrare l’evento e ognuno aveva il suo video per conservare il ricordo del giorno più bello della nostra vita”.
Il rito – spiega l’imputato – poteva essere facoltativo, ma per sua conoscenza nessuno si è mai rifiutato. “Il battesimo durava quattro, cinque minuti. A quello della Schiff, partecipammo quasi tutti. Anche dopo la denuncia di Schiff, non ci è mai stato detto niente rispetto al battesimo di volo”.
Dopo Pagliari, è stato interrogato il trentenne Gabriele Onori, ex compagno di corso di Schiff. L’imputato ha riferito sulla sua esperienza nel battesimo di volo, svolto nello stesso giorno della persona offesa. Onori fu il corsista che precedette la Schiff nel rito: “Lei non ha partecipato al mio battesimo, io al suo partecipai parzialmente, circa a metà del percorso. Nessuno è forzato, non c’è violenza. Anche io ho fatto riprese e il mio video lo conservo gelosamente”.
Onori sostiene di non aver utilizzato alcun ramoscello: “Non era obbligatorio. Nei miei confronti, sono stati utilizzati i ramoscelli e c’era omogeneità di trattamento. Io non ho avuto mai il sentore che la Schiff volesse sottrarsi”.
È l’avvocato Strampelli che chiede ad Onori se è a conoscenza che anche un’altra allieva abbia presentato denuncia. Si tratta di un caso, in seguito archiviato dal giudice militare. Una vicenda che viene derubricata dall’imputato con: “Non ricordo”. Peraltro l’episodio viene bloccato dalle rimostranze del collegio difensivo, in quanto l’altra allieva (già ascoltata nel corso del processo), denunciante e ascoltata a sommarie informazioni, non è stata citata dall’avvocato di Schiff come testimone.