Accusa il patrigno di averla palpeggiata per quattro anni: ascoltata come testimone in Tribunale, la ragazza ritratta tutto
Sono usciti a braccetto dal Tribunale di Latina ma, in teoria, avrebbero dovuto essere l’uno, il patrigno orco, l’altra, la giovane donna vittima di violenza sessuale aggravata dalla minore età.
È la storia che si è dipanata oggi, 7 novembre, presso la Corte d’Assise del Tribunale di Latina, nel corso dell’incidente probatorio invocato dal pubblico ministero Giorgia Orlando che aveva chiesto che fosse sentita come testimone la vittima denunciante, ossia la ragazza di 19 anni. Quest’ultima, lo scorso giugno, ha infatti denunciato in Procura di essere stata vittima di palpeggiamenti da parte del patrigno di 52 anni. L’uomo, per quattro anni, sin da quando lei aveva 15 anni, l’avrebbe spesso toccata nelle parti intime. Uno scenario che ha fatto scattare la denuncia a carico dell’uomo, assistito dall’avvocato Carmela Massaro.
I fatti sarebbero avvenuti a Latina, città di origine e residenza dell’uomo che, fino a pochi mesi fa, conviveva con la madre della ragazzina, con quest’ultima e il fratellino, tutti e tre di origine dominicana. Una famiglia che ha avuto il lutto della compagna dell’uomo, nonché madre della presunta vittima, tanto che da quando vi è stata la dipartita, la ragazza è rimasta a vivere con il 52enne.
Interrogata alla presenza della psicologa Gabriella Errico, la giovane ha spiegato che l’uomo l’avrebbe più volte redarguita perché fa tardi la sera. Il casus belli è nato quando a inizio estate l’uomo le ha negato 150 euro per andare a Ponza insieme agli amici. Dopo questo episodio, la ragazza si sarebbe vendicata, denunciando i palpeggiamenti, oggi incredibilmente negati davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Paolo Romano. Una storia creata ad arte per vendetta, questa è stata la tesi della ragazza che non si è costituita parte civile.
Un completo ribaltamento della questione e un finale ancor più sorprendete: patrigno e figliastra sono usciti insieme al Tribunale, d’amore e d’accordo.
