NETTUNO, L’AGGUATO AI DUE FRATELLI FIGLI DI UNO DEI CASALESI PONTINI PENTITI

Proiettili sparati da un’auto in corsa a Nettuno: a finire nel mirino un’altra auto dove viaggiavano i figli di un ex collaboratore di giustizia

È successo nella serata delle elezioni politiche (domenica 25 settembre), a Nettuno, in Via Livatino, dove un’auto è passata a tutta velocità per poi rallentare, avvicinare una Fiat 500 di colore rosso e sparare alcuni colpi di mitra al suo indirizzo. Il conducente della 500 rossa sarebbe riuscito a sterzare, percorrere circa 200 metri in retro marcia per poi finire la sua corsa contro un muretto. Illesi tutti i presenti nell’auto: si tratta di due fratelli che sono riusciti a scampare i colpi d’arma da fuoco rifugiandosi in un condominio.

Per quanto riguarda l’auto utilizzata per l’agguato, una Lancia Y elefantino, se ne sarebbero al momento perse le tracce: gli aggressori erano tre. Sul posto sono intervenuti gli agenti di polizia del commissariato di Anzio.

Ciò che è emerso nelle ore seguenti all’agguato, è che i due fratelli destinatari dell’avvertimento col piombo sono figli di un ex collaboratore di giustizia, Luigi Cotogno, che fu imputato e poi condannato, con sentenza passata in giudicato nel 2015, nel processo “Sfinge” scaturito da un’inchiesta della Squadra Mobile di Latina a cavallo tra il 2008 e il 2009. Il procedimento aveva fatto emergere una cellula dei casalesi che imperversava nel territorio pontino e sul litorale sud-capitolino tra Aprilia, Cisterna, Anzio e Nettuno tra pizzo, estorsioni, incendi e danneggiamenti.

Il sodalizio era retto da Maria Rosaria Schiavone, nipote di Francesco Schiavone detto “Sandokan” e figlia del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone che molto ha raccontato della provincia di Latina (ritenuta come “provincia di Casale”) e da lei rinnegato proprio perché aveva scelto di passare dalla parte dello Stato. Altro personaggio condannato in quel processo fu il marito della Schiavone, Pasquale Noviello.

Tre affiliati del gruppo criminale – Enzo Buono, Michele De Leo e per l’appunto Luigi Cotogno – si sono invece pentiti, confermando le accuse e subendo le loro condanne. I tre erano deputati dal sodalizio a riscuotere il pizzo minacciando i commercianti taglieggiati.

L’unico particolare che ancora non torna nella storia dei due fratelli incensurati, che a Nettuno hanno subito l’agguato, è che la Polizia Scientifica a Via Livatino non ha rinvenuto traccia dei colpi sparati al loro indirizzo. Proseguono le indagini della Polizia: al momento troppi tasselli mancano.

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