‘Ndrangheta. Le contestazioni gravissime all’avvocato Francesco Stilo con lo studio a Lamezia Terme ma iscritto all’Ordine di Latina
L’avvocato Francesco Stilo, originario di Lamezia Terme, ma iscritto a Latina e domiciliato, almeno fino a qualche anno fa a Priverno, avrebbe instaurato, secondo gli inquirenti, un legame stabile con la ndrangheta, in particolare con le cosche Mancuso (probabilmente la più potente su piazza insieme ai Piromalli), Lo Bianco, Barba, Mare’, Razionale, Gasparro e Accorinti, stabilendo un rapporto consuetudinario con i boss Saverio Razionale, Paolino Lo Bianco e Peppone Accorinti, e naturalmente con appartenenti alla cosca Mancuso che coltiva la sua area di influenza a Vibo Valentia e nella Piana di Gioia Tauro, sebbene, ormai, parlare di confini per una cosca di ‘ndrangheta risulti quantomeno superficiale, sopratutto alla luce della maxi-operazione di “Rinascita-Scott”: l’organizzazione calabra “dalle Alpi alla Sicilia”, ha dichiarato il Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. ,
Tramite relazioni dirette e personali, Stilo – questa è l’ipotesi dei magistrati -travalicava l’esercizio della difesa per i suoi clienti affiliati alle cosche e prendeva parte alle mire malavitose. Cosa, peraltro, di cui Latina Tu ha dato conto citando un’informativa della Dia di Genova per fatti risalenti a qualche anno fa e che hanno avuto luogo nel capoluogo pontino.
L’avvocato Stilo avrebbe messo a disposizione il proprio studio legale per favorire incontri di ‘ndrangheta senza creare sospetti, favorendo persino la clandestinità di Accorinti per il quale avrebbe fatto da tramite quando era in carcere, giocando un ruolo di trait d’union tra affiliati, condito da pizzini, minacce (avrebbe partecipato a dinamiche di estorsioni e recupero crediti) e reperimento di notizie afferenti ad alcune cause in corso.
Molte delle contestazioni rivolte dai giudici all’avvocato Stilo provengono dalle intercettazioni in carcere a carico di Peppone Accorinti, boss della cosca operativa su Zungri (Vibo Valentia). È evidente, da esse, una stima del boss Accorinti nei confronti dell’avvocato, a cui riconosce il merito di riuscire bene nel proprio mestiere: è bravo a far scarcerare i boss e i picciotti utilizzando l’indulto, inventando, a detta sua, un escamotage tecnico-giuridico successivamente utilizzato da altri legali.
È Accorinti stesso, però, che si attribuisce il merito dell’ascesa professionale dell’avvocato Stilo, nonostante, poi, in altre intercettazioni, lo definisca “truffaldino” e “imbroglione”. Un tira e molla tra alti e bassi nel loro rapporto che, però, non elide il loro rapporto che appare saldissimo.
L’intesa tra l’Accorinti e Stilo si evidenzia, si legge nell’ordinanza, anche con riferimento al fatto che l’avvocato si mostra disponibile a compiere azioni illecite, per consentire al boss di continuare a curare i propri affari.
In una delle intercettazioni, sarebbe emerso che, a due giorni da un importante processo, Stilo avrebbe recuperato dagli atti due foto: per non farsi scoprire avrebbe nascosto negli slip le immagini per poi consegnarle ad Accorinti alle 10 di sera in carcere.
In soldoni, Accorinti considera Stilo come parte del sodalizio ‘ndranghetista, questa è la tesi della magistratura. Gli viene affidato persino un manoscritto con il rischio, se scoperto, di incorrere in brutti guai; ed è sempre Accorinti a proporre ad altri detenuti il suo nome in modo tale da poter scambiare informazioni più facilmente.
Tuttavia, sono due pentiti di ‘ndrangheta a dire le parole più dure nei confronti dell’avvocato del foro di Latina. Incorre nell’ordinanza, infatti, un altro uomo di cui Latina Tu ha dato conto, Andrea Mantella, il collaboratore di giustizia di cui Stilo è stato avvocato.
Dichiara a verbale Mantella: “Dentro l’agenzia di autonoleggio formalmente intestata a Vazzana Giuseppe, ma in realtà mia e dei miei parenti, ho conosciuto Francesco Stilo che prendeva le macchine senza pagare perché era un amico e ci faceva comodo; una volta l’avvocato Stilo mi disse che voleva aprire una sala giochi, nel 2009- 2010 a Vibo Valentia e non voleva avere problemi [durante la lettura con riferimento alle precedenti circostanze, spontaneamente precisa: l’avv.to Stilo ci è stato raccomandato da Saverio Razionale; a domanda: Razionale e l’avvocato Stilo hanno rapporti più che intimi, al punto che penso che Saverio Razionale si sentisse più con lui che con la moglie e questo avveniva anche in mia presenza]”.
Tornano gli interessi nelle sale giochi come si era già appurato nella storia del recupero crediti “ambientata” a Latina. Continua Mantella: “Che io sappia lui aveva diverse attività dei Mancuso, non so dire se a lui intestate, come prestanome, sale giochi in particolare sia a Vibo che a Nicotera e a Limbadi; sapevo che era prestanome di Antonio Mancuso, di “Vetrinetta” Pantaleone Mancuso e per il figlio Giuseppe Mancuso“.
C’è di più. “Anche l’avvocato Stilo – sostiene Mantella – fa le stesse cose che fa l’avvocato Sabatino, porta bigliettini in carcere, lo stesso sistema delle “caramelline”, le compresse medicinali, porta messaggi all’esterno, questo me lo diceva Soriano Leone (ndr: arrestato nell’operazione Rinascita e protagonista di un processo di cui Stilo era avvocato) il quale mi confidò che al carcere di Cosenza gli aveva dato un telefonino che aveva nascosto nel piede della branda [durante la lettura con riferimento alle precedenti circostanze, spontaneamente precisa: questo telefono quando Soriano è stato spostato in un altro carcere, è stato consegnato da due napoletani a Roberto Piccolo]“.
Anche un altro pentito, Barolomeo Arena, conferma alcune delle pesanti accuse di Mantella in un altro interrogatorio reso il 24 ottobre 2019. Secondo lui, Stilo favoriva comunicazioni protette tra esponenti ‘ndranghetisti e forniva informazioni riservate. “So che è in rapporti molto stretti con esponenti di rilievo come Peppe Accorinti, Saverio Razionale, Francesco Antonio Pardea ed altri“.
“L’avvocato Stilo, inoltre, consentiva a soggetti quali Enzo Barba, Paolo Lo Bianco, Saverio Razionale, Gregorio Gasparro, Peppone Accorinti di incontrarsi nel suo ufficio per interloquire in maniera riservata all’interno di una stanza dello studio legale. Questo lo so per averlo appreso direttamente da Enzo Barba, il quale mi esternò la propria preoccupazione in relazione ad alcuni colloqui – intervenuti nello studio di Stilo e che riguardavano “l’aggiustamento” di alcune estorsioni nel vibonese – che potevano essere stati intercettati. Un altro episodio utile per farvi comprendere il ruolo dell’avvocato Stilo è quello relativo al ferimento di Palmisano Loris di cui vi ho parlato nel precedente verbale. Come vi ho detto il Palmisano aveva una relazione con una donna italo-rumena che lavorava presso lo studio legale dell’avvocato Stilo quale segretaria. Premetto che inizialmente questa ragazza di bell’aspetto suscitava l’interesse di Pardea Francesco Antonio appena scarcerato. All’epoca questa ragazza lavorava in un bar ed il Pardea le trovò un appartamento al piano superiore all’attuale sua abitazione. Successivamente chiese all’avvocato Stilo di assumerla come segretaria per il suo studio, cosa che il legale fece di buon grado anche in considerazione del gradevole aspetto della ragazza. Quando si verificò l’accoltellamento di Palmisano l’avvocato Stilo avvertì Pardea Francesco Antonio del fatto che i Carabinieri, per ricostruire quanto accaduto, stavano interrogando questa ragazza, riferendoci i contenuti delle domande e delle risposte dalle quali emergevano il nome mio e dello stesso Pardea“.