Estorsioni, intimidazioni e smargiassate violente alla Di Silvio: colpita l’ala della famiglia riferibile al boss Giuseppe “Romolo” Di Silvio
Questa mattina personale della Squadra Mobile di Latina, insieme a personale del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Roma, in collaborazione con i Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato, ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 5 persone, indagate in concorso tra loro a vario titolo per violenza privata, rapina ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Si tratta di Costantino Di Silvio detto Costanzo, 57 anni, nato a Latina il 24 marzo 1963; Antonio Di Silvio detto Patatino, 28 anni, nato a Latina il 10 novembre 1992; Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto, 23 anni, nato a Latina il 30 marzo 1997; Ferdinando Di Silvio detto Pescio, 19 anni, nato a Roma il 13 settembre 2001; Luca Pes, 30 anni, nato a Latina il 25 agosto 1990.
Le indagini costituiscono l’epilogo di un mirato approfondimento investigativo che la Squadra Mobile di Latina, insieme alla Squadra Mobile di Roma ed il Servizio centrale Operativo (Sco) della Polizia di Stato, sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Roma, sta conducendo nella Provincia di Latina, anche rispetto alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia: non solo di Agostino Riccardo e Renato Pugliese, ma anche di due altri nuovi. Decisive anche le denunce di persone vittime delle condotte criminali dei cinque arrestati.
Gli odierni indagati, tranne Luca Pes, sono uniti da legami di stretta parentela, tutti membri della famiglia Di Silvio, gruppo di etnia Rom già protagonista di gravissimi episodi criminosi in questa città: gambizzazioni, tentati omicidi ed atti intimidatori di vario genere. Il capostipite Giuseppe Di Silvio detto Romolo è attualmente ristretto in carcere in espiazione di una lunga pena detentiva poiché condannato con sentenza definitiva, insieme al nipote Costantino Di Silvio detto Patatone, per l’omicidio di Fabio Buonamano, avvenuto nell’anno 2010.
I reati oggetto di contestazione, consumati negli ultimi due anni, mostrano l’utilizzo di un metodo tipicamente e tradizionalmente mafioso, caratterizzato dalla prospettazione di ritorsioni, dal riferimento esplicito ad un clan di appartenenza, dall’affermazione di un controllo del territorio da cui deriva il potere di imporre il “pizzo”, la protezione sia ad attività commerciali che a privati.
In tale contesto, gli indagati hanno fatto leva sulla fama criminale derivante dall’appartenenza al clan Di Silvio della famiglia di Giuseppe detto Romolo, ottenendo in tal modo l’assoggettamento delle vittime e al contempo l’omertà delle stesse che hanno tollerato le pressanti richieste, senza denunciare gli autori di tali fatti, almeno fino al contatto con le Forze dell’Ordine.
In particolare, nel primo episodio oggetto di contestazione cautelare, Antonio Di Silvio detto Patatino, dopo avere appreso di una lite condominiale degenerata in un’aggressione messa in atto da alcuni pregiudicati ai danni di famiglia ospite in un quartiere popolare di Latina, offriva a quest’ultima la “protezione”, costringendola a consegnargli la somma di 400 euro in contanti.
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Nondimeno, Costantino Di Silvio detto Costanzo e Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto accompagnavano Patatino a casa delle vittime in altre occasioni, pretendendo per il disturbo dell’intera famiglia aggiuntive somme di denaro contante. In una circostanza, i tre hanno rapinato un componente di tale famiglia per farsi consegnare la somma di 500 euro, quale ulteriore prezzo della asserita protezione.
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Le indagini hanno consentito di apprendere un altro episodio estorsivo perpetrato, tra gli altri, da Patatino e il cugino Ferdinando Di Silvio detto Pescio (ndr: figlio di Costantino “Patatone” Di Silvio che ha recentemente patteggiato per gli spari di Via Moncenisio, leggi link di seguito di approfondimento), i quali, nel settembre 2019, in pieno centro storico a Latina, hanno simulato un incidente stradale, accusando falsamente un giovane di averli investiti con la propria vettura.
A questo punto, gli indagati hanno minacciato la vittima con toni perentori ed intimidatori, proponendo di risolvere la questione tramite la dazione di una somma di denaro che è stato loro consegnata, quella stessa notte, dai genitori del ragazzo, nel quartiere Campo Boario, roccaforte delle famiglie rom, dove gli indagati gli avevano nel frattempo dato appuntamento, per rammentare evidentemente l’appartenenza alla famiglia Di Silvio.
Gli elementi raccolti nel corso dell’attività investigativa hanno poi consentito di ricostruire una serie di episodi criminosi perpetrati da Costantino Di Silvio detto Costanzo, all’interno di un locale sito nella zona della movida di Latina, nel periodo compreso tra il mese di maggio 2018 ed il mese di ,aggio 2019, con la complicità tra gli altri di Luca Pes, che in alcune occasioni ha accompagnato il predetto Costanzo.
I fatti oggetto di contestazione sono fortemente indicativi di una penetrante presenza sul territorio della famiglia Di Silvio, vantata da Costantino detto Costanzo, il quale da una parte ha imposto la protezione ai gestori di tale locale in modo da estorcere denaro, e dall’altra ha tentato di estendere l’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, rappresentando alle vittime che nel caso in cui fosse stata spacciata droga nel locale avrebbero dovuto essere i loro rifornitori. A fronte del rifiuto dei gestori di cedere alle ripetute angherie e pressioni, in un’occasione, Costanzo ha minacciato di dar fuoco all’intero locale, affermando che quella piazza era sotto il controllo della propria famiglia, escludendo così possibili controlli anche da parte delle forze dell’ordine.
Le indagini hanno, infine, permesso di ricostruire un ulteriore episodio criminoso, nel quale Antonio Di Silvio detto Patatino ha chiesto, con fare insistente e minaccioso, ad un giovane di guidare la propria autovettura al fine di andare in giro per le strade di Latina.
In tale, Patatino ha minacciato il giovane, mostrandogli una pistola e facendosi consegnare una piccola somma di denaro.
Tale episodio si è consumato ancora una volta nella zona dei pub di Latina, dove Patatino non aveva alcun remora a far valere il peso della propria caratura criminale, andando in giro armato alla presenza di altre persone.
In proposito, costituisce oggetto di contestazione cautelare una rapina commessa più di 5 anni fa da Patatino, il quale, minacciando il titolare di un pub sito a Latina, si impossessava con un gesto repentino del denaro presente in cassa.