MORTO PER UN’INFEZIONE ALL’OSPEDALE DI LATINA, LA FAMIGLIA FA CAUSA ALL’ASL

Morì tre anni fa per una infezione contratta in ospedale a Latina, la famiglia ha deciso di fare causa all’Asl di Latina

Il caso è quello di un 74enne morto nel giorno di Santo Stefano del 2021 presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, a causa di infezioni poi degrdate in setticemia e sepsi.

Il 26 dicembre 2021, come ricostruisce l’avvocato Renato Mattarelli “moriva all’età di 74 anni presso il PO Santa Maria Goretti di Latina per infezioni evolute in setticemia e sepsi”. Nei mesi precedenti al decesso l’uomo “è stato sottoposto a tre ricoveri ricompresi fra ottobre e dicembre 2021 presso DEA e PO afferenti all’Asl di Latina: il primo (DEA di Latina → PO di Formia) per la rottura del femore trattata con intervento chirurgico di protesizzazione; il secondo (DEA di Terracina → PO di Formia) per la lussazione della protesi al femore revisionata con tre interventi chirurgici; il terzo (DEA di Latina → PO di Latina) per la lussazione della protesi revisionata con riposizionamento manuale nonché infezione della ferita chirurgica e della protesi asportata con intervento“.

Al momento del primo accesso ospedaliero, l’uomo, secondo la famiglia, “non pativa alcuna infezione che gli veniva poi diagnosticata durante il terzo ed ultimo ricovero dell’exitus per sepsi. In particolare, le evidenze documentate nelle cartelle cliniche dimostrano come, con elevata probabilità scientifica prossima alla certezza, lo stato infettivo si è originato durante il primo e il secondo ricovero, il quale è poi evoluto in setticemia e sepsi che ha causato il decesso”.

“Notoriamente l’ambiente ospedaliero è fonte di infezioni ed infatti gli agenti infettivi riscontrati nel paziente sono tipicamente, se non , di origine nosocomiale: Staphilococco Aureus e KPC (Klebsiella pneumoniae carbapenemasi). Ne consegue quindi che, da un lato, l’intervento chirurgico di protesizzazione del femore eseguito durante il primo ricovero (Formia) è adeguato all’insorgenza dell’infezione ospedaliera e, a maggior ragione, poiché eseguito con grave ritardo (8 giorni dalla rottura) quando i frammenti ossei hanno certamente contaminato l’area della frattura; dall’altro i successivi 5 interventi di revisione chirurgica, di cui 3 eseguiti durante il secondo ricovero (Formia) e 2 eseguiti nel corso del terzo ed ultimo ricovero (Latina) sono stati idonei a far insorgere e/o ad aggravare l’infezione”.

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