MORTO A 300 ALL’ORA E CELEBRATO CON IL FUNERALE TRA SFARZO E FERRARI

Funerale in stile rom per il ragazzo di Aprilia che la scorsa settimana è morto al volante della sua auto a 300 km orari

Il video agghiacciante che ha circolato sul web mostra l’incidente, avvento la notte del 18 luglio, e gli ultimi istanti di vita di Nicholas Orsus Brischetto, il giovane rom, residente ad Aprilia, che alla guida di un’Audi R8 sul Grande Raccordo Anulare (Gra), poco lontano dall’area di servizio Casilina, ha trovato la morte.

Morto dopo essere stato portato al Policlinico Tar Vergata, con lui in macchina c’era l’amico Nicholas Calì, 20 anni, anche lui di Aprilia, portato al Policlinico Casilino, ferito ma non grave. Era proprio lui che stava girando il “video della morte”. Tra i feriti è risultata esserci anche una donna incinta che non era nell’auto con loro, ma in un’altra macchina purtroppo coinvolta a causa dei detriti lasciati dalla prima autovettura. Non è mai stati in pericolo di vita ed è stata dimessa dall’Umberto I.

I due ragazzi di Aprilia, noti alle forze dell’ordine, in particolare alla Guardia di Finanza perché le famiglie sono finte in inchieste anti-droga. Dopo l’incidente la Squadra Mobile di Roma ha avviato le indagini, ipotizzando anche la possibilità di gare clandestine.

Una possibilità che rimane in piedi anche a giudicare dai video e delle foto pubblicate da amici e parenti di Brischetto su Instagram e Tik Tok, tra Ferrari, bolidi di ogni genere e sfarzo in puro stile rom.

Prima del funerale celebrato alla basilica di San Lorenzo fuori le Mura a Roma, i video dei suoi conoscenti che hanno voluto esaltare la memoria di Brischetto ritraendosi alla guida delle auto di lusso, non lesinando in sgommate e accelerazioni nella notte tra il 25 e il 26 luglio scorso. A ricordare il 21enne apriliano anche un enorme maxi murale in suo onore fatto fare a Roma. Infine, per commemorare il giovane, anche il cantante neo-melodico napoletano fatto esibire a a casa, in zona Villa Adriana di Tivoli

Insomma, una vera e propria celebrazione, smodata come nella tradizione rom, che cerca di spostare l’attenzione dalla gravità dell’episodio.

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