La Corte d’Appello si è pronunciata nel processo a carico di uno dei due conducenti delle auto coinvolte nell’incidente mortale di Gina Turriziani
Assolto dalle lesioni commesse nei confronti di coloro che viaggiavano nell’auto condotto da Vincenzo Vartolo. Confermata la condanna per l’omicidio colposo. È questo l’esito del processo in Corte d’Appello che tratta la morte di Gina Turriziani Colonna, la giovane studentessa universitaria di Frosinone, deceduta in un incidente stradale avvenuto nel luglio del 2017 nella strada della Segheria a Latina.
La pena per Danilo Carlino, di Ceccano, assistito dall’avvocato Christian Alviani, passa, per l’effetto dell’assoluzione per lesioni, dalla pena di 2 anni a quella di 1 anno e 8 mesi. Confermata la condanna per Vincenzo Vartolo a 2 anni di reclusione, non essendo stata impugnata la sentenza di primo grado. Scontato da parte della difesa di Carlino il ricorso in Cassazione.
Nei mesi scorsi, era stato ascoltato in aula l’ingegnere cinematico Andrea Calcagnini, già autore della relazione peritale in primo grado a Latina. Il tecnico, nominato dalla Corte d’Appello, aveva ribadito la dinamica dell’incidente così come spiegato nel primo grado di giudizio. I giudici romani avevano rinviato a oggi, 23 ottobre, per la chiusura del processo.
A novembre 2017, il pubblico ministero di Latina Giuseppe Miliano aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i conducenti delle auto coinvolte, il 2 luglio 2017, nell’incidente in via Zi’ Maria a Borgo Grappa dove perse la vita la 27enne di Frosinone.
I due imputati, dovendo rispondere di omicidio stradale colposo in concorso, erano stati condannati, a gennaio 2023, dal giudice monocratico del Tribunale di Latina, Beatrice Bernabei, a due anni di reclusione ciascuno, oltreché alla revoca della patente: sull’auto di Carlino viaggiava la 27enne deceduta in seguito all’incidente, mentre Vincenzo Vartolo è il conducente dell’altra auto.
Più di cinque anni fa, la 27enne era andata al mare con il suo fidanzato (per l’appunto l’uomo che è stato condannato, Carlino), rimasto gravemente ferito ma, poco dopo, dichiarato fuori pericolo. La vittima era a bordo di una Alfa Romeo Mito che si era scontrata con la Fiat 500 guidata da un altro giovane, Vincenzo Vartolo, residente ad Aprilia. La ragazza, in base a quanto è emerso nel corso delle indagini, stava andando a pranzo dopo aver trascorso una giornata al mare. L’incidente era avvenuto in tarda mattinata.
“Il conducente della Mito – si leggeva nella sentenza di primo grado – avrebbe potuto prevedere (in quanto debitamente segnalato da cartellonistica stradale) che altro utente della strada avrebbe potuto immettersi sulla strada principale da lui percorsa, avrebbe potuto evitare l’evento morte se avesse osservato una velocità di 50 chilometri orari”. La famiglia di Gina Turriziani Colonna, invece, si era costituita parte civile ed era rappresentata dall’avvocato Nicola Ottaviani. Una parte civile non più presente in Appello per via del risarcimento dato dagli imputati.
La Fiat 500 condotta dal giovane di Aprilia non avrebbe rispettato lo stop mentre l’altra auto, l’Alfa Romeo Mito su cui viaggiava la vittima e che era guidata dal fidanzato, non avrebbe rispettato il limite di velocità di 50 chilometri orari. Una dinamica che, come detto, era stata ribadita, lo scorso 20 giugno, dall’ingegnere Calcagnini.