Si è aperto in Corte d’Appello il secondo grado di giudizio per i due conducenti delle auto coinvolti nell’incidente mortale di Gina Turriziani
La Corte d’Appello di Roma vuole approfondire sulla dinamica del tragico sinistro stradale che, nel 2017, portò alla morte della giovane Gina Turriziani Colonna. È questo l’esito dell’udienza che si è tenuta oggi, 10 aprile, dal momento che i giudici di secondo grado hanno rinviato al prossimo 20 giugno quando verrà ascoltato in aula l’ingegnere cinematico Andrea Calcagnini, già autore della relazione peritale in primo grado a Latina.
Il processo tratta, come detto, della morte di Gina Turriziani Colonna, la giovane studentessa universitaria di Frosinone, morta in un incidente stradale avvenuto nel luglio del 2017 nella strada della Segheria a Latina.
A novembre 2017, il pubblico ministero di Latina Giuseppe Miliano aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i conducenti delle auto coinvolte, il 2 luglio 2017, nell’incidente in via Zi’ Maria a Borgo Grappa dove perse la vita la 27enne di Frosinone.
I due imputati, dovendo rispondere di omicidio stradale colposo in concorso, erano stati condannati, a gennai 2023, dal giudice monocratico del Tribunale di Latina, Beatrice Bernabei, a due anni di reclusione ciascuno, oltreché alla revoca della patente: si tratta di Danilo Carlino, di Ceccano, sulla cui auto viaggiava la 27enne deceduta in seguito all’incidente, e Vincenzo Vartolo, il conducente dell’altra auto. Carlino è difeso dall’avvocato Christian Alviani, mentre Vincenzo Vartolo assistito dall’avvocato Luca Ciavardini.
Più di cinque anni fa, la 27enne era andata al mare con il suo fidanzato (per l’appunto l’uomo che è stato condannato), rimasto gravemente ferito ma, poco dopo, dichiarato fuori pericolo.
La vittima era a bordo di una Alfa Romeo Mito che si era scontrata con la Fiat 500 guidata da un altro giovane, Vincenzo Vartolo, residente ad Aprilia. I due conducenti sono stati ritenuti i presunti responsabili del reato di omicidio colposo. La ragazza, in base a quanto è emerso nel corso delle indagini, stava andando a pranzo dopo aver trascorso una giornata al mare. L’incidente era avvenuto in tarda mattinata.
“Il conducente della Mito – si legge nella sentenza di primo grado – avrebbe potuto prevedere (in quanto debitamente segnalato da cartellonistica stradale) che altro utente della strada avrebbe potuto immettersi sulla strada principale da lui percorsa, avrebbe potuto evitare l’evento morte se avesse osservato una velocità di 50 chilometri orari”. La famiglia di Gina Turriziani Colonna, invece, si era costituita parte civile ed era rappresentata dall’avvocato Nicola Ottaviani. Una parte civile non più presente in Appello per via del risarcimento dato dagli imputati.
La Fiat 500 condotta dal giovane di Aprilia non avrebbe rispettato lo stop mentre l’altra auto, l’Alfa Romeo Mito su cui viaggiava la vittima e che era guidata dal fidanzato, non avrebbe rispettato il limite di velocità di 50 chilometri orari. Sarà l’ingegner Calcagnini a chiarire ulteriormente tutti gli aspetti della vicenda.