La Corte d’Appello si pronuncerà dopo l’estate nel processo a carico dei due conducenti delle auto coinvolti nell’incidente mortale di Gina Turriziani
È stato ascoltato in aula l’ingegnere cinematico Andrea Calcagnini, già autore della relazione peritale in primo grado a Latina. Il tecnico, nominato dalla Corte d’Appello, ha ribadito la dinamica dell’incidente così come spiegato nel prmo grado di giudizio. I giudici romani hanno rinviato al prossimo 23 ottobre quando il processo si concluderà con la sentenza.
Il processo tratta della morte di Gina Turriziani Colonna, la giovane studentessa universitaria di Frosinone, morta in un incidente stradale avvenuto nel luglio del 2017 nella strada della Segheria a Latina.
A novembre 2017, il pubblico ministero di Latina Giuseppe Miliano aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato per i conducenti delle auto coinvolte, il 2 luglio 2017, nell’incidente in via Zi’ Maria a Borgo Grappa dove perse la vita la 27enne di Frosinone.
I due imputati, dovendo rispondere di omicidio stradale colposo in concorso, erano stati condannati, a gennaio 2023, dal giudice monocratico del Tribunale di Latina, Beatrice Bernabei, a due anni di reclusione ciascuno, oltreché alla revoca della patente: si tratta di Danilo Carlino, di Ceccano, sulla cui auto viaggiava la 27enne deceduta in seguito all’incidente, e Vincenzo Vartolo, il conducente dell’altra auto. Carlino è difeso dall’avvocato Christian Alviani, mentre Vincenzo Vartolo assistito dall’avvocato Luca Ciavardini.
Più di cinque anni fa, la 27enne era andata al mare con il suo fidanzato (per l’appunto l’uomo che è stato condannato), rimasto gravemente ferito ma, poco dopo, dichiarato fuori pericolo.
La vittima era a bordo di una Alfa Romeo Mito che si era scontrata con la Fiat 500 guidata da un altro giovane, Vincenzo Vartolo, residente ad Aprilia. I due conducenti sono stati ritenuti i presunti responsabili del reato di omicidio colposo. La ragazza, in base a quanto è emerso nel corso delle indagini, stava andando a pranzo dopo aver trascorso una giornata al mare. L’incidente era avvenuto in tarda mattinata.
“Il conducente della Mito – si legge nella sentenza di primo grado – avrebbe potuto prevedere (in quanto debitamente segnalato da cartellonistica stradale) che altro utente della strada avrebbe potuto immettersi sulla strada principale da lui percorsa, avrebbe potuto evitare l’evento morte se avesse osservato una velocità di 50 chilometri orari”. La famiglia di Gina Turriziani Colonna, invece, si era costituita parte civile ed era rappresentata dall’avvocato Nicola Ottaviani. Una parte civile non più presente in Appello per via del risarcimento dato dagli imputati.
La Fiat 500 condotta dal giovane di Aprilia non avrebbe rispettato lo stop mentre l’altra auto, l’Alfa Romeo Mito su cui viaggiava la vittima e che era guidata dal fidanzato, non avrebbe rispettato il limite di velocità di 50 chilometri orari. Una dinamica che, come detto, è stata ribadita oggi, 20 giugno, dall’ingegnere Calcagnini.