MORTA PER UN INTERVENTO DI COLECISTI: ASSOLTI TUTTI I MEDICI ACCUSATI DI OMICIDIO COLPOSO

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Casa di cura Città di Aprilia
Casa di cura Città di Aprilia

Omicidio colposo alla clinica “Città di Aprilia”, si è concluso il processo di primo grado a carico di sei medici

Sono stati tutti assolti dal giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, i cinque medici imputati per omicidio colposo di un’anziana donna morta nel 2017 a seguito di un intervento chirurgico subito alla clinica “Città di Aprilia”.

Sul banco degli imputati i medici Antonio Bonavita, Benedetta Cipriani, Alessandro Manzini, Olga Iorio, Federico Cece e Gianluca Mammetti, difesi dagli avvocati Sinhue Luccone, Nicoletta De Vivo, Carlotta Blasi, Federica Ascione, Rebecca Mammetti e Stefania Franchini.

Secondo l’accusa i cinque medici, più il responsabile del reparto di chirurgia Alessandro Manzini, avrebbe causato la morte della paziente originaria di Ariccia, Anna Daniele Galbiati, classe 1953, “per negligenza, imprudenza e imperizia”.

La donna era stata sottoposta a un intervento chirurgico di colecistectomia laparoscopica eseguito il 24 luglio 2017. I medici avrebbero omesso di effettuare ulteriori accertamenti diagnostici per verificare ulteriori complicazioni, visto che le condizioni della donna erano peggiorate.

L’accusa riteneva che i medici avrebbero evitato per noncuranza di sottoporre la paziente a una laparoscopia esplorativa, visto lo stato post-operatorio. La laparoscopia esplorativa avrebbe permesso di diagnosticare la perforazione del bulbo duodenale e di procedere alla immediata sutura. Ecco che, secondo il pubblico ministero Simona Gentile, che ha firmato l’indagine, i medici avrebbero in questo modo causato la morte della paziente “per choc settico e successiva insufficienza multiorgano”, tanto che l’infezione è da correlare causalmente a una perforazione del bulbo duodenale un corso di intervento chirurgico sopravvenuta il 16 agosto 2017 presso l’ospedale Sant’Eugenio di Roma dove la donna sarebbe stata trasferita tardivamente il 26 luglio 2017.

Una concatenazione di eventi che, però, non ha retto in primo grado dal momento che il giudice ha assolto tutti i medici così come invocato dalle difese. Una pronuncia che influenzerà anche la parallela causa civile intentata dai famigliari della donna ai medici.

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