MORÌ A 15 ANNI SUL CAMPO DI CALCIO A PRIVERNO: NUOVE INDAGINI SUL CASO DI MATTEO PIETROSANTI

Matteo Pietrosanti
Matteo Pietrosanti

Tragedia a Priverno: morì sul campo di allenamento ad appena 15 anni, il gip di Latina dispone nuove indagini

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, dispone nuove indagini che dovranno essere svolte dalla Procura di Latina per il caso del 15enne di Priverno, Matteo Pietrosanti, morto il 3 marzo 2022 sul campo di calcio comunale. Il magistrato ha accolto le istanze degli avvocati della famiglia Pietrosanti, Daniela e Angelo Fiore, che chiedevano di far chiarezza sul decessio del minorenne.

La Procura, secondo quanto disposto dal Gip, dovrà “accertare l’eventuale sussistenza di un nesso causale tra la mancanza/mancato utilizzo (prima dell’intervento del 118) di un defibrillatore presso l’impianto sportivo dove si è verificato il fatto e l’evento morte“. Approfondimenti di indagine anche sul “rispetto delle linee guidata relative alla situazione concreta da parte dei tre operatori sanitari intervenuti sul posto a bordo dell’ambulanza della Croce Amica“. C’è stato un ritardo nei soccorsi? È la domanda a cui dovranno rispondere dalla Procura di Latina nei prossimi 2 mesi, il tempo indicato dal Gip Cortegiano.

Secondo quanto ritenuto dal Gip di Latina, al momento della morte del giovane avvenuta per una insufficienza cardiaca terminale legata ad un processo aritimico, presso il campo sportivo di Priverno, “non vi era alcun defibrillatore né tanto meno (pur nella denegata ipotesi che effettivamente il macchinario di fosse), una persona in grado di utilizzarlo“. Le circostanze si ricavano dalle affermazioni del’allenatore del ragazzo e dagli accertamenti dei Carabinieri intervenuti sul posto in quel tragico giorno. Solo nei giorni seguenti, il 4 e l’8 marzo, i militari dell’Arma rinvennero un defibrillatore funzionante e un alto scarico dentro la “sala medica”. Le dichiarazioni del presidente della società di calcio, l’ASD Priverno A, Palluzzi, “sono da ritenersi nn credibili“.

Come detto, per il Gip “necessita di ulteriore approfondimento anche la condotta degli operatori del 118 che arrivavano sul posto alle ore 18,09; alle ore 18,15 rilevavano un ritmo defribillabile ma la prima scarica veniva erogata alle ore 18,19“. Ad essere decisiva la consulenza medico legale della difesa, redatta dal dottor Fabio Foti, che ha messo in dubbio le risultanze dei consulenti del pubblico ministero.

Si tratta della seconda opposizione all’archiviazione che gli avvocati Daniela e Angelo Fiore hanno presentato presentano davanti a un giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina. Nel 2023, la Procura di Latina aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine il cui fascicolo era stato aperto nei confronti di ignoti. A fare istanza tramite i legali sono i genitori e il fratello di Matteo Pietrosanti.

L’allora giudice per le indagini preliminari, Mario La Rosa, aveva accolto l’istanza dei legali dei familiari del ragazzino. Nella memoria si sottolineava il mancato utilizzo di un defibrillatore nell’immediatezza della perdita dei sensi da parte del ragazzo e si chiedeva che fossero disposte specifiche indagini in capo alla società sportiva circa il possesso del dispositivo obbligatorio per legge, circa la sua ubicazione rispetto al campo di gioco, la registrazione presso la centrale operativa del sistema sanitario, la manutenzione ed il corretto funzionamento, anche tramite controllo della relativa scatola nera oltre ad accertamenti sui soccorsi prestati al giovane Matteo. 

Il Gip La Rosa aveva accolto l’istanza degli avvocati Fiore, dal momento che la relazione dei periti aveva evidenziato “comportamenti colposi da parte dei medici che hanno eseguito le visite per l’idoneità sportiva sul ragazzo che avrebbe dovuto essere sottoposto a valutazioni cliniche e strumentali più accurate”. È per tale ragione che fu disposto un approfondimento di indagine il quale, però, ha dato lo stesso esito. Il pubblico ministero Giuseppe Miliano, infatti, ha chiesto l’archiviazione del caso.

Matteo Pietrosanti, il 3 marzo 2022, era insieme ai compagni di squadra quando, all’improvviso, si accasciò tra gli sguardi sotto choc degli amici di campo. Subito furono chiamati i soccorsi ma per il 15enne non ci fu nulla da fare.

La tragedia si consumò di pomeriggio sul campo comunale “D’Annibale”, ex San Lorenzo, di Priverno, davanti agli occhi della madre del ragazzo. Il giovane, nonostante i tentativi di rianimazione e un disperato massaggio cardiaco, non ce la fece. Sul posto arrivarono i sanitari del 118 che hanno constatato il decesso e i Carabinieri di Priverno.

Marco, chiamato dagli amici “Capoccione”, giocava come portiere della squadra di calcio under 15 dell’Asd “Antonio Palluzzi”. I Carabinieri della Stazione di Priverno avevano sin da subito aperto l’indagine ascoltando i responsabili del campo per accertarsi se tutte le misure previste dalla legge erano state adottate sul campo di gioco, come ad esempio il defibrillatore. Sentiti anche gli allenatori. Fu il sostituto procuratore della Procura di Latina Daria Monsurrò a disporre l’autopsia affidata alla dottoressa Maria Cristina Setacci.

La difesa della famiglia Pietrosanti, nell’opporsi alla seconda archiviazione, lamentava il mancato approfondimento di quelle che ha ritenuto tematiche fondamentali. In primis, le carenze negli accertamenti rispetto al certificato di idoneità alla pratica sportiva agonistica, oltreché alle contestate omissioni e negligenze nella fase dei soccorsi. Secondo gli avvocati difensori, le ulteriori indagini invocate dal Gip La Rosa non avevano chiarito “alcune ambiguità“, oltreché alla circostanza che i consulenti tecnici della Procura “si limitavano a dire, senza che venisse affiancato alcun specialista (in ambito cardiologico) che potesse suffragare quanto già dichiarato”.

Per quanto riguarda i soccorsi, non sarebbero state svolte tutte le indagini in merito al possesso di defibrillatore sul campo di calcio, tanto che il supposto defibrillatore “non è stato sottoposto a sequestro e verifica”. I difensori sottolineavano però che quel defibrillatore non c’era e a testimoniarlo è la sanzione comminata dalla Procura Federale in ambito sportivo. La Procura Federale sportiva aveva sostenuto che l’allora rappresentate della ASD Priverno A.Palluzzi “avrebbe omesso dia accertare e garantire che presso il campo sportivo…fosse presente un defibrillatore semiautomatico e automatico esterno perfettamente funzionante e regolarmente manutenuto, unitamente a personale incaricato di utilizzarlo preventivamente abilitato“.

Inoltre, la difesa della famiglia Pietrosanti ricordava che la Procura aveva fatto sapere che il presidente dell’ASD Priverno avrebbe riferito di far pervenire la prova dell’acquisto del defibrillatore. Un proposito di cui non si è mai avuta evidenza. È falso, quindi, a parere della tesi difensiva, che non si potesse fare nulla per salvare la vita del 15enne Matteo.

Negligente sarebbe stata la condotta del medico che aveva rilasciato un certificato di idoneità agonistica sulla base di una visita di durata insufficiente; negligente sarebbero stati i soccorsi. La consulenza tecnica evidenziava che “può dirsi provata l’esistenza di nesso causale tra mancanza di defibrillatore presso l’impianto sportivo” e la morte di Matteo Pietrosanti. La tempistica è tutto, le scariche del defibrillatore avrebbero dovuto essere applicate entro 3-4 minuti da quando il 15enne si accasciò a terra: anche laddove il defibrillatore fosse stato presente negli uffici di segreteria dell’impianto, lo strumento non sarebbe stato manutenuto ed era inutilizzabile.

Motivo di doglianza costituiva anche l’intervento dei tre operatori del 118 i quali avevano attivato il primo shock solo 11 minuti dopo essere arrivati sul campo sportivo.

La difesa chiedeva quindi che il Gip disponesse l’imputazione coatta del medico sportivo che ha rilasciato il certificato di idoneità agonistica, del Presidente dell’ASD Priverno e dei tre operatori del 118. Ora, le nuove indagini dovranno fare luce su quella che rimane una tragedia che ha spezzato la vita a un giovane che l’aveva tutta davanti.

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