MORÌ A 15 ANNI SUL CAMPO DI CALCIO A PRIVERNO, LA FAMIGLIA DI MATTEO CHIEDE DI NUOVO GIUSTIZIA

Tragedia a Priverno: morì sul campo di allenamento ad appena 15 anni, i famigliari della vittima chiedono per la seconda che non venga archiviata l’indagine

È la secondo opposizione all’archiviazione che gli avvocati della famiglia Pietrosanti, Daniela e Angelo Fiore, presentano davanti a un giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina. Stavolta a dover decidere sul proseguo del procedimento penale o meno sarà il Gip Barbara Cortegiano la quale ha ascoltato le parti e si è riservata.

Nel 2023, la Procura di Latina aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine il cui fascicolo era stato aperto nei confronti di ignoti. Il 15enne di Priverno, Matteo Pietrosanti, morì in seguito ad un malore sul campo di calcio a Priverno. A fare istanza tramite i legali sono i genitori e il fratello di Matteo Pietrosanti.

L’allora giudice per le indagini preliminari, Mario La Rosa, aveva accolto l’istanza dei legali dei familiari del ragazzino. Nella memoria si sottolineava il mancato utilizzo di un defibrillatore nell’immediatezza della perdita dei sensi da parte del ragazzo e si chiedeva che fossero disposte specifiche indagini in capo alla società sportiva circa il possesso del dispositivo obbligatorio per legge, circa la sua ubicazione rispetto al campo di gioco, la registrazione presso la centrale operativa del sistema sanitario, la manutenzione ed il corretto funzionamento, anche tramite controllo della relativa scatola nera oltre ad accertamenti sui soccorsi prestati al giovane Matteo. 

Il Gip La Rosa aveva accolto l’istanza degli avvocati Fiore, dal momento che la relazione dei periti aveva evidenziato “comportamenti colposi da parte dei medici che hanno eseguito le visite per l’idoneità sportiva sul ragazzo che avrebbe dovuto essere sottoposto a valutazioni cliniche e strumentali più accurate”. È per tale ragione che fu diposto un approfondimento di indagine il quale, però, ha dato lo stesso esito. Il pubblico ministero Giuseppe Miliano, infatti, ha chiesto l’archiviazione del caso.

Matteo Pietrosanti, il 3 marzo 2022, era insieme ai compagni di squadra quando, all’improvviso, si accasciò tra gli sguardi sotto choc degli amici di campo. Subito furono chiamati i soccorsi ma per il 15enne non ci fu nulla da fare.

La tragedia si consumò di pomeriggio sul campo comunale “D’Annibale”, ex San Lorenzo, di Priverno, davanti agli occhi della madre del ragazzo. Il giovane, nonostante i tentativi di rianimazione e un disperato massaggio cardiaco, non ce la fece. Sul posto arrivarono i sanitari del 118 che hanno constatato il decesso e i Carabinieri di Priverno.

Marco, chiamato dagli amici “Capoccione”, giocava come portiere della squadra di calcio under 15 dell’Asd “Antonio Palluzzi”. I Carabinieri della Stazione di Priverno avevano sin da subito aperto l’indagine ascoltando i responsabili del campo per accertarsi se tutte le misure previste dalla legge erano state adottate sul campo di gioco, come ad esempio il defibrillatore. Sentiti anche gli allenatori. Fu il sostituto procuratore della Procura di Latina Daria Monsurrò a disporre l’autopsia affidata alla dottoressa Maria Cristina Setacci.

Nel 2010, all’interno dello stesso impianto sportivo, morì un altro giovane calciatore di 19 anni durante una partita di calcio: Lorenzo Giannandrea, giocava per le Rondinelle di Aprilia.

La difesa della famiglia Pietrosanti, nell’opporsi alla seconda archiviazione, lamenta il mancato approfondimento di quelle che ritiene tematiche fondamentali. In primis, le carenze negli accertamenti rispetto al certificato di idoneità alla pratica sportiva agonistica, oltreché alle contestate omissioni e negligenze nella fase dei soccorsi. Secondo gli avvocati difensori, le ulteriori indagini invocate dal Gip La Rosa non hanno chiarito “alcune ambiguità“, oltreché alla circostanza che i consulenti tecnici della Procura “si limitavano a dire, senza che venisse affiancato alcun specialista (in ambito cardiologico) che potesse suffragare quanto già dichiarato”.

Per quanto riguarda i soccorsi, non sarebbero state svolte tutte le indagini in merito al possesso di defibrillatore sul campo di calcio, tanto che il supposto defibrillatore “non è stato sottoposto a sequestro e verifica”. I difensori sottolineano però che quel defibrillatore non c’era e a testimoniarlo è la sanzione comminata dalla Procura Federale in ambito sportivo. La Procura Federale sportiva ha sostenuto che l’allora rappresentate della ASD Priverno A.Palluzzi “avrebbe omesso dia ccertare e garantire che presso il campo sportivo…fosse presente un defibrillatore semiautomatico e automatico esterno perfettamente funzionante e regolarmente manutenuto, unitamente a personale incaricato di utilizzarlo preventivamente abilitato“.

Inoltre, la difesa della famiglia Pietrosanti ricorda che la Procura aveva fatto sapere che il presidente dell’ASD Priverno avrebbe riferito di far pervenire la prova dell’acquisto del defibrillatore. Un proposito di cui non si ha evidenza. È falso, quindi, a parere della tesi difensiva, che non si potesse fare nulla per salvare la vita del 15enne Matteo.

Negligente sarebbe stata la condotta del medico che ha rilasciato un certificato di idoneità agonistica sulla base di una visita di durata insufficiente; negligente sarebbero stati i soccorsi. La consulenza tecnica evidenziava che “può dirsi provata l’esistenza di nesso causale tra mancanza di defibrillatore presso l’impianto sportivoe la morte di Matteo Pietrosanti. La tempistica è tutto, le scariche del defibrillatore avrebbero dovuto essere applicate entro 3-4 minuti da quando il 15enne si accasciò a terra: anche laddove il defibrillatore fosse stato presente negli uffici di segreteria dell’impianto, lo strumento non sarebbe stato manutenuto ed era inutilizzabile.

Motivo di doglianza costituisce anche l’intervento dei tre operatori del 118 i quali hanno attivato il primo shock solo 11 minuti dopo essere arrivati sul campo sportivo.

La difesa chiede quindi che il Gip disponga l’imputazione coatta del medico sportivo che ha rilasciato il certificato di idoneità agonistica, del Presidente dell’ASD Priverno e dei tre operatori del 118.

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