Tragedia a Priverno: morì sul campo di allenamento ad appena 15 anni, il gip di Latina dispone il giudizio immediato
Inizierà il prossimo 28 maggio, dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Latina, il processo per omicidio colposo al concessionario dell’impianto sportivo e presidente dell’Asd Priverno Calcio pro-tempore per aver omesso di dotare il medesimo impianto di defibrillatori automatici o semiautomatici, causando in questo modo la morte del giovane quindicenne Matteo Pietrosanti. A deciderlo è stato il giudice per le indagini preliminari Barbara Cortegiano, su richiesta del pubblico ministero Giuseppe Miliano.
A marzo scorso, lo stesso gip Cortegiano aveva disposto nuove indagini per il caso del 15enne di Priverno, Matteo Pietrosanti, morto il 3 marzo 2022 sul campo di calcio comunale a Priverno. Il magistrato aveva accolto le istanze degli avvocati della famiglia Pietrosanti, Daniela e Angelo Fiore, che chiedevano di far chiarezza sul decesso del minorenne.
La Procura, secondo quanto disposto dal Gip, ha dovuto “accertare l’eventuale sussistenza di un nesso causale tra la mancanza/mancato utilizzo (prima dell’intervento del 118) di un defibrillatore presso l’impianto sportivo dove si è verificato il fatto e l’evento morte“. Approfondimenti di indagine anche sul “rispetto delle linee guidata relative alla situazione concreta da parte dei tre operatori sanitari intervenuti sul posto a bordo dell’ambulanza della Croce Amica“. C’era stato un ritardo nei soccorsi? È la domanda a cui ha dovuto rispondere la Procura di Latina.
Secondo quanto ritenuto dal Gip di Latina, al momento della morte del giovane avvenuta per una insufficienza cardiaca terminale legata ad un processo aritimico, presso il campo sportivo di Priverno, “non vi era alcun defibrillatore né tanto meno (pur nella denegata ipotesi che effettivamente il macchinario di fosse), una persona in grado di utilizzarlo“. Le circostanze si ricavano dalle affermazioni del’allenatore del ragazzo e dagli accertamenti dei Carabinieri intervenuti sul posto in quel tragico giorno. Solo nei giorni seguenti, il 4 e l’8 marzo, i militari dell’Arma rinvennero un defibrillatore funzionante e un alto scarico dentro la “sala medica”. Le dichiarazioni del presidente della società di calcio, l’ASD Priverno A, Palluzzi, “sono da ritenersi non credibili“.
Come detto, per il Gip “necessita di ulteriore approfondimento anche la condotta degli operatori del 118 che arrivavano sul posto alle ore 18,09; alle ore 18,15 rilevavano un ritmo defribillabile ma la prima scarica veniva erogata alle ore 18,19“. Ad essere decisiva la consulenza medico legale della difesa, redatta dal dottor Fabio Foti, che aveva messo in dubbio le risultanze dei consulenti del pubblico ministero.
Si trattata, a marzo, della seconda opposizione all’archiviazione che gli avvocati Daniela e Angelo Fiore avevano presentato presentano davanti a un giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina.
Matteo Pietrosanti, il 3 marzo 2022, era insieme ai compagni di squadra quando, all’improvviso, si accasciò tra gli sguardi sotto choc degli amici di campo. Subito furono chiamati i soccorsi ma per il 15enne non ci fu nulla da fare.
La tragedia si consumò di pomeriggio sul campo comunale “D’Annibale”, ex San Lorenzo, di Priverno, davanti agli occhi della madre del ragazzo. Il giovane, nonostante i tentativi di rianimazione e un disperato massaggio cardiaco, non ce la fece. Sul posto arrivarono i sanitari del 118 che hanno constatato il decesso e i Carabinieri di Priverno.
Marco, chiamato dagli amici “Capoccione”, giocava come portiere della squadra di calcio under 15 dell’Asd “Antonio Palluzzi”. I Carabinieri della Stazione di Priverno avevano sin da subito aperto l’indagine ascoltando i responsabili del campo per accertarsi se tutte le misure previste dalla legge erano state adottate sul campo di gioco, come ad esempio il defibrillatore. Sentiti anche gli allenatori. Fu il sostituto procuratore della Procura di Latina Daria Monsurrò a disporre l’autopsia affidata alla dottoressa Maria Cristina Setacci.
La difesa della famiglia Pietrosanti, nell’opporsi alla seconda archiviazione, lamentava il mancato approfondimento di quelle che ha ritenuto tematiche fondamentali. In primis, le carenze negli accertamenti rispetto al certificato di idoneità alla pratica sportiva agonistica, oltreché alle contestate omissioni e negligenze nella fase dei soccorsi. Secondo gli avvocati difensori, le ulteriori indagini invocate dal Gip La Rosa non avevano chiarito “alcune ambiguità“, oltreché alla circostanza che i consulenti tecnici della Procura “si limitavano a dire, senza che venisse affiancato alcun specialista (in ambito cardiologico) che potesse suffragare quanto già dichiarato”.
Per quanto riguarda i soccorsi, non sarebbero state svolte tutte le indagini in merito al possesso di defibrillatore sul campo di calcio, tanto che il supposto defibrillatore “non è stato sottoposto a sequestro e verifica”. I difensori sottolineavano però che quel defibrillatore non c’era e a testimoniarlo è la sanzione comminata dalla Procura Federale in ambito sportivo. La Procura Federale sportiva aveva sostenuto che l’allora rappresentate della ASD Priverno A.Palluzzi “avrebbe omesso dia accertare e garantire che presso il campo sportivo…fosse presente un defibrillatore semiautomatico e automatico esterno perfettamente funzionante e regolarmente manutenuto, unitamente a personale incaricato di utilizzarlo preventivamente abilitato“.
Inoltre, la difesa della famiglia Pietrosanti ricordava che la Procura aveva fatto sapere che il presidente dell’ASD Priverno avrebbe riferito di far pervenire la prova dell’acquisto del defibrillatore. Un proposito di cui non si è mai avuta evidenza. È falso, quindi, a parere della tesi difensiva, che non si potesse fare nulla per salvare la vita del 15enne Matteo. Motivo di doglianza costituiva anche l’intervento dei tre operatori del 118 i quali avevano attivato il primo shock solo 11 minuti dopo essere arrivati sul campo sportivo.
Ora, il processo che inizierà a primavera prossima.