Anche nella provincia pontina sono presenti alberi monumentali inseriti nell’elenco ufficiale aggiornato al 2019 del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di cui Latina Tu si è occupata con l’articolo “Alberi monumentali: quanti ce ne sono in provincia di Latina?”. Proprio uno di questi esemplari è un ibrido naturale di leccio-sughera si trova all’interno della sughereta di San Vito a Monte San Biagio la quale, a sua volta, è compresa nel perimetro del Parco dei Monti Ausoni e Lago di Fondi. La sughereta monticellana costituisce anche un SIC – Sito di Interesse Comunitario (IT6040005 – Sugherete di San Vito e Valle Marina) e, al contempo, anche una ZPS – Zona di protezione speciale (IT6040043 – Monti Ausoni e Aurunci), quindi un’area dall’alto valore ecologico e ambientale. Da qualche anno, in questa sughereta le piante manifestano sintomi da disseccamento a causa di un fungo insieme ad altre concause abiotiche, circostanze che, assommate, concedono al patogeno o ai patogeni (tra cui la Phytophthora cinnamomi) la possibilità di proliferare fino ad uccidere la pianta.
In un’intervista del 2012, la giornalista Barbara Savodini intervista Paola Marcoccia, allora e attuale Presidente del Circolo intercomunale Legambiente. Marcoccia nel video spiega che gli esemplari più giovani di sughera sono quelli più esposti vista la maggiore velocità con cui sono aggrediti nell’apparato fogliare che ingiallisce, rigermina un paio di volte con fogliame sempre più ridotto, fatto seguito da un generico disseccamento che colpisce anche il fusto fino al momento della caduta della pianta. In alcuni punti del fusto, inoltre, possono crearsi delle lesioni con necrosi, veri e propri tumori, che aprono la strada alla proliferazione fungina. Tra le cause abiotiche è inclusa la oltremodo sregolata azione di decortica da parte di privati cittadini della pregiata corteccia e lo stress idrico al quale alcune varietà arboree risultano più suscettibili. Tra queste varietà compare anche la sughera, essendo ormai le precipitazioni meno frequenti seppure più abbondanti in termini di millimetri di pioggia caduta.
Sono passati sette anni da quell’intervista e proprio ieri a Monte San Biagio si è tenuto un tavolo di confronto sul tema della drammatica situazione della sughereta,organizzato dal Circolo intercomunale Legambiente, il quale ha invitato ad intervenire a parlare rappresentanti delle istituzioni coinvolte, invito esteso anche ai propri associati.
Nella video inchiesta del 2012, Cataldo Popolla, Presidente dell’Associazione Viva Valle Marina, comunicava l’intervento di un angronomo inviato sul luogo dalla dirigenza del Parco degli Ausoni seguito da una professoressa universitaria per conto della Regione Lazio, la quale avrebbe effettuato alcuni prelievi presso la sughereta per essere analizzati.
Dal momento che dal 2012 ad oggi, fine 2019, la situazione sembra essere la stessa, è auspicato l’intervento delle istituzioni e organismi locali per intervenire con azioni volte alla mitigazione e risoluzione di questa problematica, anche in virtù delle denominazioni di SIC e ZPS.
Nel libro “Alberi Monumentali d’Italia” del Mipaaf, la medesima sughereta, nel quale vegeta l’esemplare centenario di leccio-sughera, è così definita “Il popolamento, uno dei più estesi dell’Italia peninsulare, ricopre circa 300 ettari e si presenta come un bosco ad alto fusto in cui, tra gli esemplari più giovani, ancora oggi sottoposti a decortica, si ergono maestosi alberi centenari. […] Grazie all’alternarsi di aree ombrose e di radure assolate e alla elevata biodiversità, la sughereta ospita una ricca comunità di animali”.
Se non è importante questa vicenda, cosa lo è veramente?