MAXI OPERAZIONE “FAKE CREDITS”: TORNANO IN LIBERTÀ 2 IMPRENDITORI DI FORMIA E MINTURNO

Gli imprenditori coinvolti nell'operazione Fake Credits
Gli imprenditori coinvolti nell'operazione Fake Credits, tra cui Guardabascio e Di Meo

Operazione Fake Credits: revocata la misura cautelare a due dei tre pontini coinvolti nell’operazione della Guardia di Finanza di Catania che aveva scoperchiato un sistema di società artefatte e propedeutiche alla frode fiscale

Il 10 luglio, ad essere colpiti dalle misure cautelari ci furono anche due cittadini del sud pontino, oltreché al commercialista con studio a Mintuno Pasquale Toscano: Sebastiano Di Meo, anche lui di Minturno, e Pietro Guardabascio di Formia.

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Secondo la Gdf e la Procura di Catania, i professionisti arrestati avrebbero costituito “un’associazione a delinquere finalizzata alla sistematica perpetrazione di reati tributari”, grazie anche alla collaborazione di un lungo elenco di imprenditori, tra cui per l’appunto il 69enne Di Meo e il 56enne Guardabascio: il primo rappresentante legale della società “Di Meo S.r.l.s”, azienda che dichiarava quale attività (ora cessata) “l’installazione di impianti per la distribuzione del gas”, con sede a Napoli, “anch’essa società utilizzata” – secondo gli investigatori – “per generare una compensazione di imposte a favore dell’Istituto di Vigilanza Privato A.N.C.R.”; il secondo come rappresentante legale di “Il Garofalo S.r.l.s.”, con sede a Roma ed esercente l’attività di “ipermercato”: una società che, per quanto riportato dagli inquirenti, era “strumentale alla formazione di crediti tributari inesistenti da compensare con debiti tributari non assolti”.

L’operazione della Procura sicula vede 30 indagati in tutta Italia (di cui 3 ristretti in carcere, 21 agli arresti domiciliari e 6 raggiunti dalla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno), il sequestro di 11 società e danni alle casse dello Stato per milioni di Euro (vedi su il link di approfondimento).

Entrambi difesi dall’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, sia Guardabascio che Di Meo, che si trovavano agli arresti domiciliari, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al Giudice dell’indagine preliminare. Tutti e due gli imprenditori hanno dichiarato la loro estraneità, rappresentando di essere stati vittime di abusiva acquisizione dei loro dati personali, fiscali e societari. Secondo la loro ricostruzione, entrambi non hanno mai sottoscritto nulla e risultano estranei al contesto associativo radicato nel catanese.

Il Gip, preso atto delle istanze difensive presentate dall’avvocato Cardillo Cupo, ha deciso di revocare la misura cautelare per il venire meno dei gravi indizi di colpevolezza e ha ordinato per tutti e due l’immediata remissione in libertà.

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