Accusati di aver commesso una violenza sessuale di gruppo ai danni di un uomo disabile a Fondi: si è concluso il processo
Sono stati condannati S.C. e A.V., i due ventiquattrenni di Fondi accusati di violenza sessuale, aggravata dalla disabilità della vittima, e di aver successivamente pubblicato il video “hard” di un quarantenne del luogo, molto conosciuto in città. Il primo collegio del tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, ha deciso di condannare i due giovani, difesi dagli avvocati Maurizio Forte e Giulio Mastrobattista, alla pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione, compresa l’interdizione dal lavorare in ambiti pubblici come la scuola.
Nella sua requisitoria, il pubblico ministero Martina Taglione, che aveva chiesto per ciascuno dei due imputati la condanna a 6 anni e 3 mesi, invocando le attenuanti generiche vista la giovane età e l’incensuratezza, ha ricostruito l’episodio accaduto sei anni fa.
Un caso definito dal pm come “brutto” e “inquietante”, preceduto da un incidente probatorio in cui era stato ascoltato anche l’uomo vittima dell’abuso sessuale avvenuto il primo aprila 2019 all’interno di uno spazio appartato della biblioteca comunale di Fondi. Ad essere coinvolto e processato separatamente (per un difetto di notifica) anche un terzo ragazzo di 26 anni il quale, secondo l’accusa, partecipò alla violenza sessuale di gruppo. Secondo la ricostruzione dell’accusa, in una indagine svolta dal sostituto procuratore di Latina, Simona Gentile, i tre giovani di Fondi abusarono sessualmente dell’uomo di 43 anni con disabilità intellettiva e problemi di autismo. Non solo, come detto, i tre filmarono anche l’abuso, diffondendo le immagini tramite chat.
All’epoca la vittima ha 38 anni, viene definito “un bambinone” dalla stessa madre, essendo affetto da una conclamata e nota disabilità intellettiva al 70%. L’uomo ha un deficit intellettivo di grado medio, non comprende il significato di un fatto.
Prima dell’abuso, il 38enne si trova da solo vicino alla biblioteca comunale, sono circa le 20,30. L’uomo conosce già i tre ragazzi che lo chiamano a loro e, con la scusa di un pesce d’aprile, lo invitano a seguirli nella biblioteca, in una zona della struttura comunale.
È in quel momento – come ricostruisce il pubblico ministero – che lo fanno abbassare e stendere a terra. Successivamente, all’unisono, gli calano i pantaloni con le mani e uno di loro gli abbassa gli slip. Dopodiché, la violenza sessuale: lo masturbano con alcuni ramoscelli trovati per strada, fino a portarlo all’eiaculazione. Nel mentre, uno dei due imputati, S.C., filma tutta la scena che sarà, in seguito, condivisa in due distinte occasioni su altrettante chat Whatsapp di cui facevano parte altri amici degli imputati.
Secondo l’accusa una violenza sessuale compiuta su un soggetto incapace di capire la situazione, secondo la difesa (che ha chiesto l’assoluzione per entrambi gli imputati), invece, i due 24enni addirittura condivisero quel momento con il 38enne, quasi ad aiutarlo, senza contare che l’uomo sarebbe stato cosciente e avrebbe saputo determinarsi: “Prova piacere”, dice l’avvocato Mastrobattista nella sua arringa difensiva. Nel corso del dibattimento, è emerso di come il 38enne fosse conosciuto da tutti in città, come “lo scemo del Paese”, ha ricordato il pubblico ministero.
È emerso che l’uomo era solito importunare i ragazzi chiedendo di essere masturbato e che bazzicava una gelateria frequentata anche da giovanissimi. Ad ogni modo, secondo l’accusa, anche laddove vi fosse stato un piacere da parte della vittima o una sua omosessualità, ciò non toglie che il 38enne “bambinone” abbia subito una violenza sessuale di gruppo, attirato da persone che sapevano di stimolarlo nella sua ossessione della masturbazione, per poi condividere un video sulle chat “per fare vedere quanto fossero forti”.
Il 38enne, ha spiegato il pm, “è un ragazzo fragile, ha candore, facilmente raggirabile”. Tuttavia “chi ha deficit intellettivi, ha diritto di vivere la sua sessualità. Gli imputati, invece, hanno approfittato dei suoi limiti. Il consenso all’atto sessuale è subordinato e viziato dai suoi limiti intellettivi gravi. Gli imputati sanno della sua tendenza alla masturbazione, lo vanno a cercare e sono consapevoli, sanno che non è normale e lo invitano nel luogo appartato. Conoscono la sua inferiorità intellettiva, lo prendono in giro, lo filmano, lo fanno perché sanno che è scemo e vogliono mostrare alla loro comitiva quanto sono stati forti. Lo hanno trattato come un oggetto”.
A giugno 2024, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, ha rinviato a giudizio per violenza sessuale anche l’altro partecipante alla violenza sessuale, assistito dall’avvocato Luca Velletri. Il processo è incardinato davanti al II collegio del Tribunale di Latina.
Oggi, è arrivata la condanna per un caso non banale che ha visto in aula tracciarsi il confine del libero arbitrio di un disabile, in uno scenario oggettivamente difficile. Alla fine, la terna dei giudici Soana-Villani-Brenda ha deciso per la condanna degli imputati. Tra 90 giorni le motivazioni.