Omicidio doloso a Terracina, chiesta la condanna per la 61enne polacca accusata di aver lasciato morire il marito
Una discussione fiume iniziata alle ore 9,15 della mattina e finita nel pomeriggio, intorno alle ore 15, quando la Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere la collega Concetta Serino, insieme alla giuria popolare, ha dovuto rinviare al prossimo 15 luglio quando sarà emessa la sentenza per la 62enne polacca Gabriela Blazewicz, accusata di omicidio doloso, maltrattamenti e appropriazione indebita. In quella data l’avvocato difensore dell’imputata, Francesco Pietricola, svolgerà la sua arringa difensiva dopo che, oggi, il pubblico ministero ha concluso la sua requisitoria e le parti civili hanno terminato le loro discussioni.
La storia, come noto, è quella della donna accusata di aver lasciato morire un uomo di Terracina con cui era sposata in seconde nozze, per l’appunto il 75enne Bruno Vaccarini. I fatti risalgono agli anni 2018 e 2019 quando, il 7 marzo di quest’ultimo anno, l’uomo morì. Malato di cancro ai polmoni e con un’aplasia alla prostata, il 75enne fu costretto, solo in ultima battuta, per volontà dei tre figli di primo letto – costituisti parti civili e presenti in aula in ogni udienza -, ad andare avanti e indietro con l’Ifo, l’istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma. Purtroppo, Vaccarini ricorse alle cure specialistiche in ritardo: secondo l’accusa, la donna l’avrebbe lasciato morire e gli avrebbe anche sottratto diverse migliaia di euro dai suoi conti, tra i 70 e gli 80mila euro, poco prima del decesso.
Nelle scorse udienze, era già emerso di come l’uomo fosse stato curato a vitamina C e altre medicinali assolutamente inidonei a combattere il cancro ai polmoni di cui soffriva, tra cui anti-infiammatori molto potenti. Nel corso del processo avevano reso testimonianza i figli dell’uomo, assistiti dagli avvocati Belardi, Lacerenza e Zempetta. La difesa delle parti civili, peraltro, aveva presentato lo scorso 5 aprile, depositandolo presso la Corte d’Assise, una pen drive contenente documenti audio video in cui Vaccarini parla della vicenda che lo ha coinvolto, prima di morire.
È anche su quel documento audio-video che il Procuratore Capo di Latina, Giuseppe De Falco, che ha rappresentato l’accusa in aula dall’inizio alla fine del processo, ha basato la sua requisitoria al termine della quale ha chiesto per Gabriela Blazewicz una condanna a 22 anni di reclusione, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il problema, spesso evidenziato da famigliari e sanitari nel corso del processo, è che Vaccarini era in cura dal dottor Francesco Raggi e si recava da lui, a Terni, per assumere sostanze come melatonina e curcuma, oppure medicinali come il kolibrì (a metà tra un oppiode e la tachipirina), che non erano assolutamente in grado di poter scalfire il cancro.
Il pubblico ministero ha, come accennato, insistito sui video girati dai tre figli che, accortisi di come erano precipitate le cose per il padre ormai morente, avevano voluto registrare un documento che rimanesse come memoria. In uno dei video c’è in sottofondo il telegiornale che dà la notizia dell’arresto di Cesare Battisti, avvenuto a gennaio 2019. Il che fa combaciare il periodo in cui Bruno Vaccarini si era aggravato. Morirà dopo meno di tre mesi.
Vaccarini a volte parla a fatica, a volte è lucido, ad ogni modo – ha sottolineato De Falco – dimostra astio nei confronti della sua seconda moglie. Non solo. Le dice: “Bastarda, strega, mi ha fatto il biscotto“, e ammette di essersi affidato a lei in quanto infermiera. Eppure, ad un certo punto, l’uomo spiega negli audio registrati di aver fatto la più grande stupidaggine della sua vita, ossia quella di essersi affidato completamente alla moglie che lo aveva portato da un medico inadeguato.
È a quel punto che nella requisitoria del Pm fanno il loro ingresso nella storia i figli i quali, totalmente esclusi dalla malattia del padre, si rendono conto della ineluttabilità del destino toccato al genitore e gli chiedono di raccontare loro cosa è successo. “Sono audio video pienamente legittimi e leciti dal punto di vista processuale e morale“, scandisce De Falco.
In un altro audio Vaccarini spiega che Francesco Raggi, il medico di Terni scelto dalla moglie e dalla sorella di quest’ultima, è il professionista che lo curava con la vitamina C. Al contempo, nel video registrato dai figli della vittima, Blazewicz è sfuggente. E allora, si domanda il pubblico ministero, se fosse vero che Vaccarini aveva scelto da solo di morire, perché lei ha mentito ai figli e al medico di base sulle reali condizioni del marito?
La donna, secondo la ricostruzione del pm, nei video ha cercato sempre di sfuggire alle domande e non ha cercato aiuto. Peraltro “le figlie si muovono in maniera spregevole continuando a dire che Vaccarini si è lasciato morire”. E la moglie continuava a dire che i medici non capivano nulla, minimizzando il cancro di cui soffriva Vaccarini e parlando persino di una mera infiammazione.
Gli stessi figli, interrogati come testimoni nel corso di questo processo, hanno sostenuto che Vaccarini fosse dipendente dalla donna e il fratello della vittima, nonché zio delle tre parti civili, ha detto che era completamente succube.
De Falco ha puntato molto nel dimostrare di come la donna polacca avesse soggiogato e assoggettato il settantenne malato di cancro. La donna arriva a dire a un medico di non essere molto aggiornato e che le cure a curcuma e vitamina C fossero invece quelle adatte per l’uomo. E allora tutto questo, secondo il pm, “non è compatibile col dire che si è lasciato morire. Lei va persino in ospedale a svuotargli la sacca del catetere”. Ciò dimostrerebbe la sua voglia di controllo
Rapporti tesi, poi, ce ne furono tra il medico curante di Vaccarini e l’imputata. Nel corso della sua testimonianza (resa in una precedente udienza), la dottoressa ha spiegato che visitava il suo paziente, ma poco dopo interveniva sempre la polacca. Dopo gli accertamenti dal pneumologo, l’imputata odierna telefona al medico curante e dice che Vaccarini avrebbe fatto terapia alternativa, al contempo il medico curante gli spiega che, da esami svolti, c’era una massa da investigare. “E la moglie – ha spiegato il pubblico ministero – era a conoscenza. Eppure lei nega che Vaccarini avesse un tumore e lo fa con i figli e con il medico curante”.
Inoltre, il Procuratore Capo evidenza di come solo da imputata, quindi con il diritto a mentire secondo l’ordinamento italiano, la 62enne ha detto che l’uomo aveva scelto di non curarsi. Quando era in vita, invece, la donna avrebbe completamente negato il tumore dell’uomo. Solo quando legge del suo rinvio a giudizio, la donna avrebbe capito che il quadro non poteva reggere.
E, ancora, vengono ripercorsi altri passaggi amari dell’ultimo periodo di vita dell’uomo, come quando il dottore di Terni gli prescrive antidolorifici e la moglie spiega a quest’ultimo che c’era un medico canadese che non dava peso al nodulo che aveva il marito. E, nonostante la sua malattia, Vaccarini va tre volte a settimana da Terracina a Terni. Senza contare lo svuotamento del conto di Vaccarini messo in atto dall’imputata, quando comincia il suo aggravamento, così da poter pagare l’avvocato.
Per il pubblico ministero non ci sono dubbi: l’imputata è sempre stata contraddittoria e ha mentito così come le sue due figlie, chiamate a testimoniare e ben consapevoli di poter dire bugie per coprire la madre (da legge italiana non sono perseguibili). “Perché – si domanda il Pm – l’uomo sporge querela prima di morire? Lei dice che sono stati i figli a indurlo a farlo, ma se aveva sempre detto che non avevano un bel rapporto!“.
“Non siamo di fronte a una scelta insondabile di Vaccarini – ribadisce De Falco – ma di una condotta omissiva della Blazewicz“, che indurrebbe il marito a lasciarsi andare ed evitare le cure tradizionali. “Un’opera di suggestione e induzione dell’altrui volontà. Qui c’è stata condotta consapevole e quindi si configura un delitto doloso“.
Finita la requisitoria di De Falco, hanno parlato anche i tre avvocati di parte civile che in tre arringhe distinte e molto corpose si sono associate alla richiesta di condanna, mostrando anche pezzi dei filmati che ritraggono la vittima mentre parla della ex moglie.
Tra meno di un mese la sentenza per un caso doloroso e unico nel suo genere alle latitudini del Tribunale di Latina.