Nel sistema del primario di Nefrologia, Roberto Palumbo, spunta anche il sud pontino. Esemplificativa una intercettazione
Il primario di Nefrologia dell’ospedale del Sant’Eugenio di Roma Roberto Palumbo “aveva un
controllo della destinazione dei pazienti verso i vari centri e li indirizzasse in modo da raggiungere il massimale consentito verso la Dilaeur, struttura del quale egli ha, di fatto il 60% delle quote”.
Lo scrive il gip di Roma nell’ordinanza in cui ha disposto i domiciliari per il medico, arrestato in flagranza mentre intascava una tangente e confermato la detenzione domiciliare per l’imprenditore Maurizio Terra. Il giudice – che definisce “gravi i fatti contestati” – aggiunge che “Terra ha, sostanzialmente, ammesso i fatti e anche Palumbo, che nel corso dell’interrogatorio reso dinanzi al pm era parso più reticente ha, infine, operato ammissioni di responsabilità nel corso dell’udienza di convalida”.
L’arresto si inserisce nell’ambito di una più ampia e articolata attività d’indagine delegata dalla procura e condotta dalla Sezione Anticorruzione della Squadra Mobile di Roma, finalizzata a far luce su ipotesi di corruzione in ambito sanitario, in particolare nella gestione dei pazienti in dialisi e assegnati alle cliniche private convenzionate con il Ssn ricadenti nella giurisdizione della Asl Rm/2, della quale l’Ospedale Sant’Eugenio è centro di riferimento di nefrologia e dialisi.
Secondo l’ipotesi investigativa, il medico – in cambio di denaro contante e altre utilità ricevuti dagli imprenditori dei centri dialisi compiacenti – sfruttando la propria posizione quale Dirigente della Uoc del Sant’Eugenio, smistava i pazienti nelle cliniche di suo interesse anche attraverso disposizioni al proprio staff affinché i pazienti fossero indirizzati o comunque convinti ad effettuare la dialisi esclusivamente presso le cliniche nelle quali aveva diretti o indiretti interessi.
Parte dei pagamenti illeciti legati al rapporto corruttivo, inoltre, sono stati effettuati con fatture per operazioni inesistenti, emesse da una società “schermo” di attività di consulenza, costituita ad hoc attraverso un prestanome e nella quale formalmente il primario non riveste alcuna carica sociale né detiene partecipazioni. Nel corso di perquisizioni sono stati sequestrati i telefoni cellulari, che verranno ora analizzati dagli inquirenti per verificare se già in passato tra i due ci sia stato uno scambio di denaro.
Il meccanismo che secondo gli inquirenti è fraudolento è quello di aver dirottato pazienti dagli ospedali ai privati. In un caso, come emerge da una intercettazione, una collega nefrologa di Tor Vergata contattata Palumbo in riferimento a un paziente di Formia che in città non trova posto in nessuna struttura sanitaria. Palumbo spiega alla collega che c’è un centro convenzionato a Spigno Saturnia: “Va benissimo così – spiega intercettato – tanto Spigna è sepre di coso…Lombardi, lo mette sul suo centro, forse è la cosa migliore”.
