MAFIA APRILIA, LA FIGLIA DI FORNITI RIMANE IN CARCERE: “PUÒ ESSERE IL COLLEGAMENTO TRA IL PADRE E I MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE”

Corte di Cassazione, Roma
Corte di Cassazione, Roma

Respinto il ricorso in Cassazione della figlia del boss latitante Patrizio Forniti: la giovane chiedeva di essere scarcerata

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della trentenne Yesenia Forniti, arrestata a luglio nell’ambito della maxi operazione antimafia denominata “Assedio”. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, a far parte dell’associazione mafiosa apriliana, sono Patrizio Forniti, Luca De Luca, Marco Antolini, Ivan Casentini, il deceduto Maurizio Dei Giudici, Luigi Morra, Antonino Ziino, Nabil Salami, la moglie di Forniti, Monica Montenero (chiamata da De Luca “Mammasantissima”), la figlia di Forniti, Yesenia e Riccardo Venditti detto Roberto.

Spaccio, estorsioni e usure contro attività commerciali della città, armi, controllo del territorio, supremazia verso altri clan che osavano avvicinarsi alla città. Ma, soprattutto, la pretesa si acquisire in modo diretto o indiretto la gestione delle attività economiche, di appalti e servizi pubblici tramite l’attuale Sindaco Lanfranco Principi, all’epoca delle indagini vice sindaco di Aprilia, eletto con la lista Unione Civica nel 2018 anche grazie ai voti del clan Forniti. Il primo cittadino apriliano, finito ai domiciliari, agevolava l’aggiudicazione di appalti comunali a ditte riconducibili al gruppo mafioso, come nel caso della Nuova Tesei Bus.

Figlia di Patrizio Forniti e Monica Montenero, entrambi raggiunti dall’ordinanza “Assedio” ed entrambi latitanti da luglio, Yesenia Forniti chiedeva alla Cassazione di annullare l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma che, il 26 luglio, aveva confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La latitanza dei genitori non è stata fermata dal fatto che la figlia trentenne si trovi in carcere ormai da nove mesi.

Secondo la Cassazione, che respinge la richiesta della giovane Forniti, la sua adesione all’associazione mafiosa del padre non dipende solo dal mero rapporto di parentela, “bensì dal suo specifico agire, segnatamente dalla sua presenza alle riunioni con i sodali nel corso delle quali ella stessa si è espressa sull’attività della societas e su taluni dei suoi membri sulle iniziative da intraprendere nei confronti di chi avesse tenuto un comportamento contrario agli interessi di essa”. Vengono evidenziati, inoltre, i rapporti da lei intrattenuti, sempre durante la carcerazione del padre, con esponenti di altre associazioni criminali”.

I giudici della Suprema Corte sottolineano inoltre che Yesenia Forniti, “se non sottoposta alla misura più gravosa, potrà fungere da collegamento” tra il padre, latitante, “e gli altri membri per la prosecuzione delle attività delittuose e incidere sul compendio probatorio (in particolare, coartando persone offese e testimoni), così dando conto dell’elevata e straordinaria gravità dei pericula libertatis nel caso concreto, tali da giustificare l’applicazione della custodia in carcere”.

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